Salute, 42mila comaschi non si curano

L’allarme Lo conferma un report di “Cittadinanzattiva”: il 7% della popolazione rinuncia a prenotare visite o esami

Sono 42mila i comaschi che rinunciano alle cure. Lo ha scritto Cittadinanzattiva nell’ultimo rapporto, l’aveva già stimato la Fondazione Gimbe, mentre un calcolo ancora peggiore l’aveva fatto questa estate la Cisl lombarda. Circa il 7% della popolazione non accede a esami e visite perché non riesce a prenotare e trovare posto tramite sistema sanitario, oppure evita di curarsi perché non può permettersi di pagare. In termini assoluti questa percentuale di rinunciatari rappresenta un bacino di cittadini davvero numeroso, come detto circa 42mila comaschi.

«Segnalazioni e richieste d’aiuto in questi anni sono molto aumentate – spiega Fernanda Donchi, referente di Cittadinanzattiva e del tribunale del malato di Como – Gli anziani fragili, specie se soli, faticano a prenotare online, anche al centralino è difficile ottenere risposta. E comunque per alcune prestazione non c’è posto. Andando di persona in ospedale capita che gli operatori dicano che non c’è disponibilità, che le agende sono chiuse. Pretendere un appuntamento non è semplice, in particolare in luoghi raggiungibili. E quando i centri di prenotazione trattengono la ricetta per trovare ai pazienti un posto la chiamata di conferma non sempre arriva».

Calcolo su base Istat

In un recente report Gimbe segnala che anche a livello regionale il 7,2% delle famiglie ha rinunciato alle cure nel 2023, un dato in crescita di quasi mezzo punto rispetto all’anno precedente. La fondazione specifica che «il calcolo si basa sui dati Istat e comprende tutta la popolazione residente», non solo i pazienti che cercano poi effettivamente di prenotare. Sul totale dei rinunciatari il 2,5% resta a casa per motivi economici.

Il percorso nel privato

«Le nostre stime sono ancora peggiori e riguardano anch’esse l’intera popolazione residente – spiega Francesco Girolimetto, direttore di BiblioLavoro che a luglio ha pubblicato per la Cisl Lombardia una indagine sul servizio sanitario regionale – La nostra inchiesta ha preso un campione significativo di 11.500 nostri iscritti, di questi sei su dieci per varie ragioni hanno rinunciato qualche volta o spesso alle cure nell’ultimo anno. La domanda è stata posta a tutti, sia ai pazienti cronici che ai cittadini sani comunque interessati ad esami e visite. I più non hanno prenotato per difficoltà con l’accesso e per la mancanza di posti. In seconda battuta per motivi economici, infatti chi non ha trovato un appuntamento gratis con il sistema sanitario può in alternativa pagare privatamente, ma non tutti possono permetterselo».

Di liste d’attesa si parla ancora molto in questi giorni, perché le misure e i decreti decisi negli ultimi mesi non sembrano ancora riuscire a risolvere un problema cronico segnalato quotidianamente da cittadini e lettori.

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