La salute del lago di Como è a rischio per via dei cambiamenti climatici: l’allarme dal Cnr

Ricerca Acqua superficiale più calda, poco ossigeno in basso. Dai pesci alle alghe: «Modifica drastica degli ecosistemi». Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature

Un lago “tropicale” in superficie e senza più ossigeno in profondità.

Quest’anno ha piovuto tanto e il nostro lago appare in buona salute, salvo qualche criticità con fogne, alghe e depuratori. Il vero problema di lungo periodo, ma già evidente oggi, è il progressivo riscaldamento della temperatura dell’acqua che, a detta dei massimi esperti, porterà con il tempo «a modifiche drastiche degli ecosistemi senza precedenti».

Lo scrive Aldo Marchetto, professore dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), dopo la pubblicazione di uno studio sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Geoscience guidato dall’Istituto sudcoreano delle Scienze. In sostanza nei grandi laghi del nord Italia, tanto più in un lago molto profondo come quello di Como, diventerà più marcata la differenza tra gli strati superficiali, colpiti dal surriscaldamento delle acque, e quelli più profondi, dove cesserà la circolazione dell’ossigeno. La stratificazione sempre più netta comporterà una separazione: il fondo diventerà inadatto alle comuni forme di vita, mentre in alto troveranno spazio specie diverse da quelle di oggi, non più la flora e la fauna prealpina alla quale siamo abituati.

Lo scenario

Entro il 2100 a questo ritmo i laghi supereranno i loro limiti naturali. Il meccanismo è in corso non solo nel lago di Como, nello studio si citano anche il lago Maggiore, il Garda e il lago di Lugano. Il tema non è di poco conto e investe l’intero Paese se si pensa che i grandi laghi prealpini rappresentano più dell’80% delle risorse d’acqua dolce superficiale italiana.

«Ci aspettiamo che la circolazione delle acque si riduca – spiega Marchetto – Sul fondo senza ossigeno resisteranno solo gli organismi anaerobici, con la presenza più marcata di sostanze come l’ammoniaca e il metano. Mentre in superficie saranno avvantaggiate le alghe cianobatteriche dalle fioriture ancora più frequenti. I pesci che depositano le uova in profondità andranno incontro a dei problemi, mentre le specie non tradizionali meglio abituate al caldo troveranno spazio».

Un lago più tropicale? «Non è una definizione sbagliata – risponde il professore – questo sia chiaro è comunque un processo naturale che è già avvenuto in altri laghi, ad esempio quelli vulcanici. È pur vero che l’andamento è indotto dai complessivi cambiamenti climatici e dall’aumento della temperatura. Attenzione però, non bisogna esagerare, questo non vuol dire ad esempio che non potremo più fare il bagno nel lago, certo dovremo fare maggiore attenzione all’espansione delle alghe. Circa la sua attuale conservazione un vantaggio che Como ha rispetto ad altri laghi è l’apporto dell’Adda, un fiume che fa confluire grandi masse d’acqua che possono garantire una parziale circolazione dell’ossigeno».

La tendenza

Molti studiosi stanno lanciano appelli per incentivare politiche utili ad arginare la crisi climatica. «La stratificazione delle acque del lago studiata dal collega è in corso – dice Roberta Bettinetti, docente all’università dell’Insubria di Scienze dell’ambiente, da anni al lavoro sul nostro lago – i fondali sono sempre meno ossigenati, mentre in superficie le temperature aumentano. Sì, c’è una tendenza alla tropicalizzazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA