Salvò la vita al tifoso del Como: «Vivo grazie al defibrillatore»

La storia Il brigadiere Cimà premiato dal comando legione dei Carabinieri. «Era a terra senza battito cardiaco. L’ho rianimato fino all’arrivo del 118»

Lui, il tifoso, dopo un paio di giorni dalla grande paura aveva potuto scherzare sui social scrivendo: «Per il Como ci ho lasciato il cuore». Ma se il suo cuore non l’ha abbandonato, lo deve tutto alla prontezza di spirito di un brigadiere spesso in servizio quando giocano gli azzurri. Come lo scorso maggio, la notte della festa per la promozione in serie A, la notte in cui un uomo di 51 anni di Lomazzo ha rischiato di morire mentre in città impazzavano i caroselli per i colori azzurri.

Alexis Cimà ha quarant’anni ed è un brigadiere in servizio alla stazione di Mozzate. «La sera di Como-Cosenza - ricorda - prestavo servizio di ordine pubblico all’incrocio tra via Sant’Elia e via Recchi. All’improvviso vedo correre verso di noi una ragazza, che urlava: “Aiuto, aiuto... c’è un uomo a terra”. Non ci ho pensato due volte. Ho lasciato scudo e casco e sono corso a vedere cosa fosse successo».

Cimà, diversi anni or sono, ha ottenuto l’abilitazione di soccorritore bls, ovvero il soccorso di base. E solo pochi mesi prima dell’ultima di campionato dei lariani aveva appena svolto il corso di aggiornamento: «Avendo una bambina piccola - spiega - ci tenevo a essere abilitato nel primo soccorso». Abilitazione che ha salvato la vita al tifoso.

«L’uomo era a terra, senza battito cardiaco e cianotico. E aveva una vistosa ferita alla fronte: quando ha perso i sensi, è caduto picchiando la testa su uno dei panettoni gialli che si trovano all’esterno dell’autosilo Como Lago».

Il brigadiere si inginocchia e inizia il massaggio cardiaco. «Un collega della polizia locale, mentre io cercavo di rianimare il tifoso, ha chiamato il 112. Ma era anche difficile parlare con l’operatore: tutto attorno c’erano i clacson delle auto, le “trombe” dei tifosi, i botti per la festa della promozione e i cori. Il collega della locale ha messo il viva voce e a quel punto ho chiesto all’operatore se poteva indicarmi dove fosse il defibrillatore più vicino». Com’è noto in città - e non solo - vi sono numerose postazioni Dae. Una di queste era a poche decine di metri, nelle vicinanze del Carrefour.

«Un ragazzo, che si era fermato ad aiutarci, si è subito proposto per andare a prenderlo. E così, mentre continuavo a massaggiare, lui ha recuperato il defibrillatore». Piazzati gli elettrodi, il Dae ha confermato l’arresto cardiaco in corso: «In quel frastuono era difficile pure sentire le indicazioni del defibrillatore - ricorda ancora il brigadiere Cinà - Il giovane che lo aveva recuperato, allora, si è messo vicino all’apparecchio e mi urlava i comandi: “allontanati”. “Rianima”. Dopo due scariche il cuore è ripartito». Ma l’indicazione è stata comunque di proseguire con le manovre.

Dopo alcuni minuti è arrivato il medico (a fatica, visto il traffico bloccato per la festa della promozione): «Gli ha fatto una puntura di adrenalina e si è ripreso». E poi? «Ho ripreso casco e scudo e sono tornato al servizio. Quando ho saputo che si era salvato, sono stato felice. Anche se, alla fine, ho fatto solo il mio dovere». Dovere premiato con l’encomio dal comandante della legione Carabinieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA