La crisi della sanità: sempre più gettonisti
in ospedali e Rsa

L’emergenza Aumentano le richieste alle cooperative che forniscono medici e infermieri (a caro prezzo): «Rivedere gli stipendi nel pubblico o non ce la faremo»

Anche nel nostro territorio sono sempre più attive le cooperative e le società private che offrono servizi e personale a ospedali, ambulatori e case di riposo. Come noto mancano infermieri, medici, operatori e assistenti, dunque queste realtà cercano di attrarre professionisti sanitari in libera professione offrendo stipendi “a gettone”. Molto più alti e quindi molto più costosi per chi è costretto a farne ricorso.

Per esempio, la cooperativa Sant’Elena nata poco più di tre anni fa a Saronno, è attiva anche nella nostra provincia, nel varesotto e nel milanese. Dalla sede centrale spiegano che la domanda è in continuo aumento, anche se la Regione ha deciso di bloccare i medici a gettone negli ospedali pubblici, visti i costi esorbitanti e le poche garanzie sui servizi offerti. Dal prossimo mese c’è l’intenzione di formare un albo regionale di medici da inviare nei presidi sguarniti, per esempio Menaggio. Bisognerà però capire se il numero degli specialisti sarà sufficiente a dare continuità ai Pronto soccorso più in crisi. Per restare a Como, il Valduce ha appena assunti due infermieri a gettone specializzati nel triage del Pronto soccorso, perché dal corrente mese ha perso dieci sanitari dell’emergenza urgenza (hanno vinto il concorso all’Asst Lariana).

Buchi da coprire

Le cooperative cercano di colmare questi vuoti con proposte su misura, per coprire periodi ristretti, ma anche i momenti delle ferie estive o delle festività. Un medico a gettone può arrivare a guadagnare anche un migliaio di euro a turno, in una sola notte, con una quota di guadagno da riconoscere anche alla cooperativa che ha procurato il turnista. Queste cooperative si rivolgono poi direttamente ai cittadini, per l’invio di medici e infermieri a domicilio. Esistono anche diverse realtà che propongono una sorta di Pronto soccorso privato con visite a casa, queste visite però costa diverse centinaia di euro.

Le opinioni

«Sicuramente c’è un incremento dei bisogni di cura, dettata dall’invecchiamento della popolazione – dice Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione medici di medicina generale – e con la grave carenza di personale il privato prova ad offrire nuove strade a pagamento. A mio parere occorre riflettere su più fronti. La richiesta da parte dell’utenza intanto deve essere misurata, gli anziani non possono pretendere una visita domiciliare se riescono ad andare da soli a fare la spesa. Ma soprattutto gli stipendi dei sanitari vanno aggiornati, altrimenti sempre più professionisti saranno spinti verso il privato». Con un progressivo indebolimento del sistema pubblico, gratuito e universale.

Si aggiunga che Como è vicina alla Svizzera, dove i sanitari vengono pagati in media tre volte di più. «Serve una grande manovra nazionale – dice Alessandro Micello, rappresentante della Rsu di Asst Lariana – per salvare il sistema sanitario pubblico. Occorre partire dal capitale umano. Per il Sant’Anna come per tutti gli ospedali lombardi assumere nuovi professionisti è diventato sempre più faticoso. È vero che i medici giovani neolaureati sono pochi, mentre sono tanti i pensionandi. Però occorre intervenire economicamente perché altrimenti i privati avranno sempre la leva della migliore remunerazione». Detto che secondo i sindacati spostarsi sulla libera professione offre meno sicurezze in termini di ferie, permessi, malattia e via dicendo.

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