Scout di 16 anni schiacciata da un albero, era cresciuta a Tavernola: «Solare e sempre impegnata»

Il ricordo degli amici Il dolore della comunità nelle parole di don Roberto Bartesaghi: «Ho chiamato tutti i suoi amici». Terza di tre fratelli, era animatrice al Grest

Una ragazza, alla vista coetanea di Chiara, è seduta a terra, sul sagrato della chiesa parrocchiale di Tavernola. Si tiene le gambe strette al petto, con la fronte appoggiata alle ginocchia. Piange, singhiozza. Don Roberto Bartesaghi, parroco di questo angolo di città ancora una volta duramente colpito dalla sorte, ha appena comunicato loro l’accaduto. Non ha voluto che i suoi ragazzi lo sapessero dai siti internet, dai social, ha voluto dirglielo lui, guardandoli in faccia uno ad uno, con sofferenza. Ha parlato agli amici di una vita in oratorio, al grest, nel gruppo di “R-estate a Tave” che coloravano queste vie ora stravolte: «Chiara non c’è più». Un dolore inaccettabile per chi solo pochi giorni fa l’aveva vista partecipe al grest, animatrice responsabile dei ragazzi di quarta e quinta elementare ma anche di prima media, lei che in fondo aveva appena 16 anni, compiuti solo lo scorso 20 giugno.

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Animatrice al Grest

«Chi era Chiara? Una ragazza solare, vitale, sempre impegnata», ci dice don Roberto sul cancello di casa. Abbozza un mezzo sorriso il parroco di Tavernola, ma gli occhi tradiscono il dolore. Gli occhi non mentono. È appena stato dai nonni della ragazza, rimasti in paese. La madre, il padre e la sorella sono invece partiti per il punto della tragedia. Il fratello no perché era via e sta rientrando a Como nelle ore in cui scriviamo. «L’ho saputo dalla famiglia, direttamente da loro... Abbiamo parlato a monosillabi...», dice ancora don Roberto prima di incassarsi nelle spalle. Quanto dolore in questo angolo della città in cui, da alcuni scorci, si intravede il lago. Come dalla casa di Chiara, in via Pula. Scendendo verso la chiesa, l’acqua blu del Lario si vede nitidamente in lontananza.

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Era la piccola di famiglia

Chiara era la più piccola di tre fratelli, aveva una sorella più grande, Cecilia, e un fratello, Francesco. Una vicina di casa esce dal civico due, ci sorride gentile, ma non aggiunge una parola. Ha saputo della tragedia ma non vuole dire nulla. La chiesa parrocchiale invece fa suonare le campane a lutto. «L’ho fatto solo dopo aver parlato con i nonni, non mi sembrava giusto il contrario...», aggiunge don Roberto.

Chiara aveva fatto tutta la trafila negli scout, ma anche in parrocchia era attivissima. Sempre presente alla messa della domenica, seguiva i chierichetti e anche tutte le attività di Tavernola. Aveva fatto di recente l’animatrice al grest, seguendo i piccolini, quelli delle elementari, ed anche i ragazzi di prima media. Poi quindici giorni di “stacco” e via per quella nuova avventura che tanto amava, con gli scout. Dovevano essere giorni di spensieratezza, di vacanza, sui monti delle valli bresciane. Invece ieri mattina, quella telefonata maledetta in arrivo dai carabinieri direttamente alla madre.

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Troppa sofferenza

«Mi hanno avvisato subito – conclude don Roberto – Così ho deciso di dirlo io ai suoi amici, chiamandoli tutti qui». Un incontro, quello voluto dal parroco, che ha riunito in oratorio tutti quelli che conoscevano e volevano bene a Chiara, travolti dalla notizia che ha cambiato per sempre le loro vite.

C’è troppa sofferenza, per queste vie di Tavernola appese alla collina da cui si vede il lago. E mentre ci allontaniamo, la ragazza con le gambe al petto piange ancora, solo un poco in disparte, sotto ad un albero. Vicina c’è la madre, al telefono, che riferisce all’interlocutore l’accaduto. Prova a non piangere pure lei, ma la sofferenza è forte e le trasfigura il volto. Perché queste notizie sono quelle che nessuno vorrebbe mai dare, tramite un cellulare oppure dalla pagina di un giornale.

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