Sospetta truffa sul 110%: 30 inquilini denunciano l’amministratore

L’esposto Cantieri abbandonati ma all’Agenzia delle entrate le richieste di cessioni di credito sono decuplicate rispetto ai lavori fatti

Si moltiplicano gli esposti e le denunce di comaschi per cantieri aperti in seguito ai lavori per il 110% ma poi abbandonati a meno della metà dei lavori eseguiti. Con l’aggravante che i crediti chiesti all’Agenzia delle entrate sono per importi decisamente superiori non solo ai lavori effettivamente fatti, ma anche a quelli preventivati.

Una trentina di inquilini di due palazzine differenti, una di Luisago e l’altra di Colverde, hanno presentato un esposto contro un ragioniere con studio nella città di Como, loro amministratore di condominio (lo stesso in entrambi i casi), l’azienda di Milano che ha iniziato i lavori (anche in questo caso identica) e una serie di commercialisti di altre zone d’Italia (ancora una volta vi sono nomi ricorrenti) che hanno presentato richiesta di cessione del credito utilizzando i dati e i numeri di protocollo dei condomini comaschi.

Come per altri casi di cui abbiamo scritto nelle settimane scorse e per molti altri fascicoli tuttora in fase d’indagine, la denuncia è scattata soltanto all’apice dell’esasperazione per un cantiere che non ne voleva sapere di procedere. A fronte di “cappotti” realizzati solo in parte, di intonaci fatti sparire e mai più ripristinati e di una miriade di altri interventi neppure cominciati, i residenti nei due condomini “sfregiati” dai lavori del superbonus hanno iniziato a rivolgersi ad avvocati e a consulenti per comprendere come potersi muovere per tutelarsi. E il risultato degli approfondimenti è stato disastroso. Perché tutti hanno scoperto, ad esempio, che a loro carico risultavano una serie di cessioni del credito in realtà mai autorizzate. Eppure già concesse dall’Agenzia delle entrate.

La dinamica delle due storie, diventate un esposto formalizzato dall’avvocato comasco Antonio Lamarucciola, è assolutamente identica: l’amministratore di condominio (identico in entrambi i casi) a fronte della decisione dell’assemblea di procedere ai lavori per il 110% si attiva (dietro compenso extra). Propone una società, che però da lì a pochi mesi si sottrae e - di conseguenza - subentra una srl con sede a Milano. La stessa.

Identici anche i professionisti che si interfacciano con entrambi i condomini. Che provano a rassicurare sui ritardi. Che cercano di prendere tempo. Alla fine le assemblee giungono alla stessa decisione (ma dopo ormai un anno e mezzo di calvario edilizio): cambio di amministratore, nomina di un legale e di un consulente per approfondire. E così si copre che a fronte di una cifra complessiva (per entrambi i casi) di meno di 200mila euro di lavori eseguiti, nel cassetto fiscale dei vari condomini sono comparse cessioni di credito per complessivi 3,8 milioni di euro. Non solo l’azienda incaricata effettivamente dei lavori per il superbonus già aveva richiesto e ottenuto la cessione dell’intero credito per i lavori da fare, pur avendone fatti meno di un quarto, ma altri sconosciuti professionisti hanno presentato e ottenuto una cessione di credito utilizzando le stesse identiche informazioni e credenziali. E la domanda sorge spontanea: qualcuno si è “venduto” i dati necessari per procedere a una richiesta illegale e non autorizzata? E se sì, perché? Il caso è sul tavolo della magistratura, ora. E come questo altre decine di fascicoli analoghi.

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