Cronaca / Como città
Sabato 01 Febbraio 2025
A processo l’amministratrice di sostegno di un’anziana comasca. Spariti 55mila euro
L’inchiesta Era stata nominata dal tribunale per gestire i risparmi. L’accusa: false fatture per 55mila euro, poi però i soldi li incassava lei
La procura di Como, per volere del pm Antonia Pavan, ha chiesto il giudizio per Rosangela Baserga, 65 anni, amministratrice di sostegno di una anziana poi deceduta a cui, secondo l’accusa, avrebbe sottratto una cifra poi quantificata in 55 mila euro.
Soldi che sarebbero passati dal conto della signora a quello privato dell’amministratrice. Le accuse parlano di peculato (in quanto agiva come un pubblico ufficiale, nominata dal Tribunale dal 2013) e falso.
L’allarme dei nipoti
A lanciare l’allarme erano stati i nipoti, tramite una segnalazione che era stata portata alla conoscenza della Procura dall’avvocato Oscar Romolo Fumagalli. Al termine dell’indagine, la pm ha chiesto il giudizio e la prima udienza – di fronte al giudice Cristiana Caruso – si è tenuta in queste ore, con la difesa (avvocato Egon Bianchi) che ha però chiesto il giudizio abbreviato. Il rito scelto ha portato a fissare la nuova udienza per il prossimo mese di giugno.
Non tutti gli anni di sostegno sono finiti al centro dell’inchiesta della Procura, ma solo il 2016, il 2017 e il 2018 fino al mese di settembre. L’anziana, che era ricoverata nella sede di via Brambilla della Ca’ d’Industria, era poi deceduta ad inizio 2019 ma dai conti i nipoti avevano notato delle cose che non tornavano, ovvero fatture per un totale di 55.365 euro pagate con una generica dicitura di «assistenza esterna» che tuttavia non figurava tra i servizi forniti dalla Rsa. Fatture emesse a nome di una cooperativa (anche questa con sede a Como) che tuttavia ne disconosceva l’emissione. L’Iban indicato, inoltre, conduceva non ai conti della coop, bensì a quelli dell’amministratrice di sostegno che per questo era stata iscritta sul registro degli indagati, vicenda che ora ha portato la donna di fronte ad un giudice che dovrà valutarne la posizione.
La conferma della Rsa
Nel corso dell’indagine, era stata sentita anche la Rsa che aveva confermato come le fatture delle rette dell’anziana che erano state emesse, non prevedevano nessuna «assistenza esterna» ma che tutto al contrario veniva fatto all’interno della stessa casa di riposo. Gli importi finiti sotto la lente dell’ufficio del pm Pavan, fanno riferimento a 33 bonifici – quasi a cadenza mensile – per un totale di 19.916 euro per l’anno 2016, 19.230 per l’anno 2017 e 16.219 per il 2018.
I fatti, come detto, erano emersi dopo la morte dell’anziana. I nipoti avevano scoperto che dal conto corrente della nonna erano usciti quantitativi di denaro in diversi bonifici (tra i 1500 e i 2000 euro) per il pagamento di fatture per le già citate «assistenze esterne» che si aggiungevano all’assistenza già prestata dalla Rsa. Struttura che però aveva disconosciuto queste circostanze.
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