Spreafico diventa maggiorenne. Diciottesima volta in A1

Da Ragusa è passata al Geas Sesto. «Cercherò di essere da esempio: la cosa mi piace. Non dimentico certo il mio passato in Comense»

Sono trascorsi parecchi anni e la gloriosa Comense non c’è più, ma certo, vedere Laura Spreafico indossare la maglia del Geas di Sesto San Giovanni fa un po’ effetto. La giocatrice di Asso, oggi 33enne, ha infatti avuto un cuore nerostellato fino alla scomparsa della società comasca nel 2012. Allora il Geas era una rivale storica e alcuni derby bollenti (culminati nel celebre caso Wabara, con la Comense messa alla gogna mediatica nazionale per gli insulti razzisti di uno spettatore estraneo alla tifoseria) avevano fatto il resto.

I tempi però adesso sono cambiati e Spreafico, lasciata Ragusa che si è autoretrocessa in A2, si appresta ad iniziare la nuova stagione in A1 con il Geas. «Non dimentico il mio passato in Comense, a cui sono molto legata, e all’inizio è stato strano essere al Geas – confessa Spreafico -. Ma è durato poco. Gli anni infatti passano e tante cose sono cambiate. Sono felice di essere al Geas, di aver sentito la fiducia della società e dell’allenatrice: sono arrivata per diventare anche qui, come a Ragusa, un punto di riferimento».

Hai già una carriera lunghissima (18° campionato in A1 con 403 presenze, oltre a un anno in Spagna). «E infatti anche al Geas sono la più vecchia... Nuova squadra significa nuova esperienza, nuovi stimoli e nuovi obiettivi. Cercherò di essere da esempio. E’ un compito che mi piace: vorrei dare indietro quanto io ho ricevuto negli anni».

Geas candidata a un ruolo da protagonista. «Abbiamo una squadra profonda, completa in tutti i ruoli, con la possibilità di essere pericolosa su più fronti. C’è voglia di lavorare e di fare un super campionato».

Sarà duello scudetto tra Venezia (campione in carica e vincitrice pochi giorni fa della Supercoppa) e Schio ? «Forse Venezia parte avvantaggiata perché ha un organico consolidato. Ma soprattutto, ancora prima di iniziare, vedo una spaccatura tra quattro formazioni, cioè Venezia, Schio, noi e Campobasso, e tutte le altre. E’ come se facessimo un torneo a parte. E non è un bel segnale».

Oltretutto in una serie A1 ridotta da 14 a 11 squadre a causa di tre defezioni. «Ai miei tempi in Comense eravamo a 16, poi però diventate addirittura 10. Quest’anno Ragusa ha fatto un passo indietro, Virtus Bologna e Oxygen Roma sono saltate. C’è da riflettere».

Parliamo di Nazionali. Hai vissuto un’altra grande estate con l’Italia del 3 contro 3. «Sì, peccato per l’eliminazione al Preolimpico, ma ci scontriamo con Paesi che hanno una programmazione migliore. Spero che in Italia il 3x3 possa avere maggior credito, in Federazione e nelle società, perché ora è visto come una perdita di tempo. E invece non lo è. Personalmente ho vissuto una grande esperienza, anche utile dal punto di vista tecnico e umano».

E poi la Nazionale maggiore. Di cui sei capitana. A novembre ci sono le qualificazioni europee a Genova. «Spero di esserci. Il desiderio di tornare a vestire la maglia azzurra magari da capitana c’è, ed è forte. Ma ho imparato a vivere l’attesa serenamente».

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