Cronaca / Como città
Domenica 23 Luglio 2023
Il 32% dei comaschi va fuori provincia per fare la risonanza e il 26% per la Tac
L’indagine dell’Ats In aumento i comaschi che si rivolgono a strutture di altri territori : «Approfondire se si tratti di un’offerta sottodimensionata, soprattutto in Radiologia»
Un comasco su tre va fuori provincia per fare la risonanza, uno su quattro per fare la Tac.
L’Ats Insubria in un documento ha valutato i consumi delle prestazioni diagnostiche effettuate nel 2022 dai cittadini comaschi e varesini dentro e fuori il territorio di residenza. Nello studio sono stati presi in considerazione gli esami erogati da strutture pubbliche e private, ad esclusione di quelle con la spesa privata interamente a carico del cittadino. Il dato forse più interessante riguarda la rilevante percentuale di nostri concittadini che si sposta fuori dai confini dell’Ats per effettuare i principali esami radiologici, circa il 30%.
In media 17 prestazioni a testa
La premessa comunque è la mole totale degli approfondimenti eseguiti. «Per l’anno 2022 nell’Ats Insubria, sono state erogate circa 26 milioni di prestazioni ambulatoriali - scrive l’Agenzia per la tutela della salute - con una spesa lorda complessiva di oltre 454 milioni di euro. Rispetto al 2021 si è registrato un aumento sia del volume (+1,5%) che della spesa (+1,6%)».
Il consumo pro capite nel Comasco è pari a 17.1 prestazioni all’anno, molto di più rispetto ai due anni precedenti interessati dalla pandemia, quando non si arrivava a 12 esami per ciascun cittadino. Il maggior consumo riguarda gli esami di laboratorio (10,9 prestazioni), molto meno la radiologia (0,8). In quest’ultimo campo la nostra provincia ha accessi inferiori rispetto al varesotto. Quanto alle visite, nel Comasco c’è un eccesso di consumo per le prime visite specialistiche rispetto alle altre visite (ginecologica +67%, ortopedica +46%, oculistica +29%, gastroenterologica +28%, urologica e cardiologica +14%).
Mobilità passiva
Un dato interessante riguarda il quantitativo di esami effettuati fuori dai confini della provincia di Como e di Varese: «In generale le prestazioni sono state consumate, principalmente, all’interno dell’Asst di residenza e del territorio aziendale, con una percentuale che va dal 70% all’87%. Diverso, invece, è stato il consumo delle singole prestazioni all’interno delle Asst. I residenti dell’Asst Sette Laghi di Varese tendono a consumare le suddette prestazioni all’interno del territorio di appartenenza, mentre nelle Asst di confine, Lariana e Valle Olona, si riscontra una mobilità passiva di circa il 30% per la risonanza magnetica e del 25% per la Tac». In particolare per la risonanza nel 2022 è uscito dal territorio di Como e di Varese il 32,6% dei cittadini comaschi, il 26% per fare la Tac e il 18,1 per le altre prestazioni sempre di radiologia. Questa stessa percentuale si attesta al 23,1% per le ecografie alla mammella, al 17,4% per l’ecografia completa all’addome e al 18% per l’ecografia ostetrica. Dunque la relazione nelle conclusioni evidenza «l’indice di fuga pari a circa il 30% nelle Asst di confine».
I motivi, spiega l’Ats, sono la differente offerta sanitaria data dagli ospedali e la propensione dei cittadini ad accedere a prestazioni completamente a pagamento. «È inoltre degna di approfondimento la valutazione delle prestazioni di radiologia effettuate al di fuori di Ats, al fine di capire se queste sono compensate da prestazioni fornite a non residenti, e quindi un normale scambio di prestazioni legati ai tempi d’attesa, o se la causa sia da ravvisare in una offerta sottodimensionata».
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