Tre mesi a New York per «uno stage da sogno»

La storia Nadia Pieri, ultimo anno di magistrale: «Esperienza super all’Istituto italiano di cultura»

Il sogno di vivere un’esperienza negli Stati Uniti coltivato fin da piccola e che, grazie all’università, diventa realtà. Nadia Pieri, studentessa magistrale di Scienze tecniche della comunicazione all’Insubria, è tornata da pochi giorni da New York, dove ha potuto svolgere un tirocinio curriculare di tre mesi. Un’esperienza bella e importante che le ha permesso di crescere e di arricchire il proprio bagaglio culturale.

«A ottobre mi laureo – racconta Nadia - a inizio febbraio l’università ci aveva girato il bando MAECI in cui offrivano 313 tirocini presso varie sedi diplomatiche, sia in Italia che all’estero. Io ho sempre avuto una passione per gli Stati Uniti, ho dei parenti lì, l’ho sempre visto come il Paese dei sogni. Mi piacerebbe viverci, ma anche fare un’esperienza. Quando ho visto che era disponibile anche la sede a New York, mi sono candidata. Si poteva andare all’istituto di cultura, nella sede dell’Onu o al consolato. Io avevo possibilità solo all’istituto di cultura dato che serviva una laurea umanistica. A inizio marzo mi ha chiamato l’università dicendo che ero stata selezionata».

Qualche settimana di tempo per prepararsi, poi la partenza. «Mi sono trasferita lì per tre mesi e mezzo – aggiunge la studentessa – sono andata a vivere nel quartiere Astoria, ho una parente lì. C’erano molti latini, pensavo di migliorare l’inglese ma ho parlato tantissimo anche lo spagnolo. Ho iniziato il mio tirocinio ed è stato bellissimo: i miei colleghi erano tutti adulti ma con storie particolari, è stato interessante confrontarmi con loro. Più che altro seguivamo gli eventi riguardanti arte, cultura e musica. Io sono interessata all’ambito del giornalismo e lì ho collaborato con “La voce di New York”, raccontavo gli eventi dell’istituto».

Nadia ha già sostenuto l’esame di giornalista pubblicista e, proprio nel giornalismo, vede il proprio futuro. «Mi piacerebbe lavorare all’estero e la mia speranza è di riuscire a tornare a New York, anche se non è semplice. Qualche contatto me lo sono fatto, ci proverò per capire se è possibile, altrimenti manderò candidature in Italia. I primi giorni è stato un po’ uno choc culturale, mi sembrava di essere in un altro mondo con tanto caos, avevo la percezione che non fosse un posto sicuro, io arrivo da una piccola città. Ma questa sensazione è durata poco, mi sono abituata in fretta. Lì ti senti come se tutto potesse accadere, come se fosse possibile realizzare tutti i sogni».

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