Come la mamma dell’antica canzone di Luciano Tajoli, il sindaco di Como Alessandro Rapinese ha negato i “balocchi” a Como. Una scelta coerente con quanto annunciato negli anni trascorsi all’opposizione, niente da dire, e anche opportuna perché quando ci sono di mezzo i quattrini pubblici è giusto tenersi distanti dalle brame di monopolio. Ma una decisione forse messa in atto in maniera un po’ sull’onda dell’emotività che, come la piccola palla di neve che rotola, rischia di generare una valanga che potrebbe seppellire di disagi il Natale dei comaschi, il primo peraltro vissuto forse in totale libertà dalle restrizioni Covid e con quella voglia di svago che sembra aver pervaso tutti dopo la fine dell’emergenza epidemica.
Il caos, con le due manifestazioni organizzate a pochi chilometri di distanza, è più che annunciato. Anche perché e non solo e magari pure non tanto nell’attuale amministrazione, nessuno, in questi anni ha messo mano a misure anti traffico che potessero preservare Como dall’incubo di quell’8 dicembre del 2019, ormai lontano, ma vivo nel ricordo di coloro che sono rimasti ore bloccati in auto nel tentativo di raggiungere la kermesse natalizia. Pensare che il tempo, anche grazie allo stop imposto dal Covid alle iniziative affollate, non sarebbe mancato: è questa è l’ennesima perla, sia pure postuma, della ricca collana del “governo” Landriscina. Ciò detto, forse sarebbe stato più opportuno cercare di salvare il bambino nel gettare l’acqua sporca, perché al netto di tutto, gli eventi pre natalizi organizzati per quasi trent’anni a Como hanno sempre funzionato e riscosso un gradimento crescente da parte di cittadini e turisti. Non è dato sapere con certezza se le parti, amministrazione e organizzatori abbiano dialogato prima degli stracci che si stanno alzando in volo e, nel caso, come l’abbiano fatto. Il risultato, con un sottotesto che sa un po’ di stalla che si chiude con buoi già allo stato brado, però non è stato ottimale per Como che potrebbe correre il rischio di vedere i visitatori migrare nel vicino centro che potrà sfoggiare il “brand” originale della Città dei Balocchi, ma che sarà davvero poco agevole raggiungere se non via lago, visto che di strada ce n’e una sola. Peraltro, al momento, quella del marchio appare l’unica certezza. Dei contenuti della kermesse si conoscono solo i pissi pissi nell’attesa di saperne di più nella conferenza stampa annunciata per venerdì. Nel frattempo, visto che si tratta delle feste siamo al cinepanettone: “Un Natale per due” con polemiche assortite.
Perlomeno, visto che, come si sa, il Natale quando arriva arriva e non si può rinviare, sarebbe stato opportuno pensarci per tempo visto che a oggi, anche se si rimedierà, non c’è neppure la certezza di avere, nel capoluogo, un albero sotto il quale mettere i doni. Magari poi l’ampliamento dell’offerta porterà un valore aggiunto, ma questo lo scopriremo solo vivendo. Per ora, un’altra certezza è quella per cui a Como siamo passati dal monopolio a, per essere generosi, una sorta di oligopolio. Il che potrebbe far pensare che se questo era l’obiettivo dell’amministrazione non è proprio stato centrato in pieno nonostante lo “spacchettamento” del bando. E non si può prendersela con Amici di Como e Consorzio Como Turistica se questi hanno deciso di non partecipare. Al di fuori da un sistema dirigista, ognuno è legittimato a fare i conti a casa propria e decidere di conseguenza. Caso mai, poiché la tradizione ci insegna che a Natale bisognerebbe essere sempre più buoni, finora da queste parti l’obiettivo non è stato centrato.
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