«Una vicenda degli anni ’30. La cornice è sempre il lago»

L’intervista allo scrittore Andrea Vitali, da martedì 15 aprile in libreria con “La profezia del povero Erasmo” . Una storia su due giovani che vivono di belle speranze, ispirata da un articolo comparso su “La Provincia”

S’intitola “La profezia del povero Erasmo” (Rizzoli) ed è il nuovo romanzo di Andrea Vitali. Ne sono protagonisti Cletto e Gioietta, due giovani che vivono di belle speranze e che hanno una qualità straordinaria, quella di mettersi nei guai. Come spesso accade allo scrittore bellanese, l’idea per questo nuovo romanzo nasce dalla lettura di un giornale degli anni trenta del Novecento.

Vitali, che tipo di notizia ha ispirato le tragicomiche avventure di Cletto e Gioietta?

Il “colpevole” è stato un trafiletto de “La Provincia” dell’aprile 1930. Parlava di un tale che si mette nei guai per delle cambiali andate insolute. Per riuscire a pagare, fa un accordo col creditore e gli “cede” la moglie, che pare fosse d’accordo. Inoltre, il creditore lascia come ricordo alla povera moglie una malattia venerea, che poi viene “girata” al marito. Il colmo è che il debitore racconta tutto al giudice. Quello che mi intrigava di più era la vicenda grottesca di due disperati, che ho ovviamente reinterpretato.

Il romanzo rientra nella collana “Novelle nere” di Rizzoli. Dobbiamo aspettarci un giallo in stile noir?

La collana si riferisce soprattutto ai cold case. Inizialmente, ho avvertito la casa editrice che non sono il tipo da storie criminali. Quindi ho virato su una vicenda che inizia con un cadavere, ma che è basata soprattutto sull’ironia, sull’equivoco e sullo scambio di persona.

Il passaggio a Rizzoli è definitivo?

No. È qualcosa di occasionale, legato al senso della collana. Continuerò a pubblicare con Garzanti.

Quando uscirà il prossimo romanzo con Garzanti?

Questo è ancora da decidere. È già pronto un romanzo che dovrebbe essere pubblicato a novembre 2025, ma non ha come protagonista il maresciallo Maccadò. Questo è un problema, perché lo sceneggiato televisivo della Rai, tratto da quattro miei romanzi, è a metà lavorazione e dovrebbe essere concluso a giugno. Dunque, è naturale che la Garzanti voglia uscire in contemporanea alla serie televisiva con una nuova avventura del maresciallo. Quindi, dobbiamo capire quando la Rai trasmetterà lo sceneggiato in questione.

Ne parli come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ci dici qualcosa di più sulla produzione Rai tratta dai tuoi romanzi?

Il protagonista principale sarà il maresciallo Ernesto Maccadò; si seguiranno le sue vicende a partire dal suo arrivo a Bellano. I romanzi sono quelli ambientati negli anni Venti del Novecento e per la precisione: “Nome d’arte Doris Brilli”, “La signorina Tecla Manzi”, “Certe fortune” e “Un uomo in mutande”. Saranno tutti episodi chiusi, ci sarà solo un breve rimando alla storia precedente. L’attore che impersonerà il maresciallo Maccadò sarà Antonio Folletto, già presente nella serie televisiva “I bastardi di Pizzofalcone”; mentre l’attrice che interpreterà la moglie del maresciallo sarà Giulia Daloia, presente nella serie “Nero a metà” per RaiUno. Il regista, invece, sarà Marco Pontecorvo, il figlio del celebre regista Gillo Pontecorvo.

Qual è il ruolo di Andrea Vitali nella sceneggiatura di questi romanzi per la Rai?

Intervengo quando me lo chiedono, anche perché le esigenze televisive spesso richiedono aggiustamenti o modifiche. Per ora, in ogni, caso non ci sono stati particolari problemi.

Hai seguito lo svolgersi delle riprese?

Sono stato sul set qualche settimana fa e ne sono rimasto molto soddisfatto. Appena ho visto l’attore Antonio Folletto, gli ho detto “Maccadò sei tu”. Sia lui che tutto il cast si sono calati perfettamente nelle mie storie.

La notizia che le riprese sarebbero state fatta sul lago d’Orta e non a Bellano ha suscitato qualche critica. Come sono i luoghi in cui si stanno girando gli esterni?

L’ambientazione è perfetta. Ho capito la necessità della produzione di essere lì. Gli ambienti anni trenta sono giusti, così come la caserma dei carabinieri. Sono poi rimasto colpito dalla puntualità della ricostruzione, dalle penne ai quadri. Insomma, è tutto dentro la cornice della storia. Sono anche state fatte alcune riprese sul lago di Como, a Cernobbio ed al cimitero di Carate Urio.

Torniamo alla scrittura. Confermi che per te scrivere è un vero e proprio lavoro artigianale con cui misurarsi tutti i giorni?

Diciamo che seguo una certa disciplina, obbedisco ad un preciso criterio. Scrivo la mattina, dopo il caffè delle otto. Quando non so come procedere, faccio due passi per riflettere. Così la storia va avanti, altrimenti la sera non dormo bene. È un senso del dovere che nasce dalla mia educazione. Non dimentico mai cosa succedeva quando superavo un esame all’Università. Andavo a dirlo a mio padre e la sua risposta era sempre la stessa: “Bravo e il prossimo?”. Del resto da un padre di sei figli, che di professione faceva l’impiegato comunale, non ci si poteva aspettare altro. Erano delle vere soddisfazioni, ma mi hanno consegnato l’importanza dell’impegno, qualunque cosa si faccia.

Nei tuoi romanzi i personaggi sono tantissimi. C’è qualcuno a cui sei particolarmente affezionato?

Il personaggio a cui sono più legato è il maestro Fiorentino Crispini, cronista per “La Provincia – Il Gagliardetto”. Sarà il protagonista di due romanzi che ho ancora nel cassetto: “Il capolavoro più bello”, una storia tenerissima, e “Cronache tripolitane”, una gustosa avventura nei deserti libici. Crispini è un uomo ancora bambino e per questo mi è molto simpatico. Nello sceneggiato televisivo sarà interpretato da un personaggio televisivo ben noto come Dario Vergassola.

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