Veri eroi dei due mondi: i nostri emigranti

Nel 1836 iniziò l’esodo dal Lario al Sud America. Viaggi e storie eccezionali raccolti in volume da Pietro Berra. Alcuni contribuirono anche allo sviluppo delle arti e incrociarono i propri destini con i premi Nobel Neruda e Mistral

Il libro “Dalle Alpi alle Ande” di Pietro Berra fa luce sull’epopea degli emigranti dal Lario in Sud America alla ricerca di nuove prospettive di vita. In tempi di ampi dibattiti sull’accoglienza da riservare agli extracomunitari che sbarcano in Italia possiamo fare memoria di quando i nostri antenati si vedevano costretti a partire con mezzi di fortuna e la valigia di cartone per approdare oltreoceano.

In questo saggio il giornalista e scrittore comasco, presidente dell’associazione Sentiero dei Sogni che ne è l’editore, porta alla luce storie rimaste nascoste per anni. «Tra il 1861 e il 1915 - spiega Berra - emigrarono 9 milioni di italiani, di cui 1 milione e 400mila lombardi, e attualmente risultano 48.361 comaschi iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Nel contesto di questa grande storia, il progetto “Dalle Alpi alle Ande”, di cui il libro fa parte, ha preso in considerazione due aree sulla sponda occidentale del Lago di Como, la Val Menaggio e la Tremezzina, dove l’emigrazione ha costituito un’epopea dai contorni eccezionali».

Il baule ritrovato

Sorprendono i lariani che hanno mantenuto il legame con i borghi d’origine, conservando o richiedendo la cittadinanza italiana, e le donazioni avvenute nel tempo per realizzare opere sul territorio. Le destinazioni predilette dai nostri emigranti furono il Cile, il paese più difficile da raggiungere, seguito dall’Uruguay e dall’Argentina. A dare inizio al progetto culturale è stato un baule ritrovato nel 2004 in una casa a Grona, frazione di Grandola e Uniti, da Roberta Scheggia che ha mantenuto viva per anni l’attenzione sul tema portando alla luce una miriade di memorie di una comunità. Il forziere, colmo di lettere, documenti e foto di immigrati, era del suo prozio, Giuseppe Balbiani (1864-1952), che ai primi del Novecento rientrò dal Sud America e fu eletto sindaco di Grona. Vi si trovò, fra l’altro, uno scritto a penna d’oca, sulla triste storia di Raffaele Volpi e Vincenzo Patroni, accusati dell’omicidio di un cittadino francese a Montevideo nel 1882, e scampati, dopo la prigione e le torture, alla tragica fine che negli Stati Uniti toccò a Sacco e Vanzetti.

I protagonisti del libro di Pietro Berra sono personaggi che lasciarono un segno tra i due mondi e che furono artefici del proprio destino spesso dopo viaggi rocamboleschi in nave. Pietro Maldini, classe 1811, detto “Petra” fu il pioniere degli emigranti dalla Val Menaggio in Sud America e il suo ritratto campeggia nella sala consiliare di Bene Lario. Partì alla volta del Cile nel 1836 per sfuggire alla leva austriaca, dette vita a una famiglia numerosa con Celestina Hontaneda Carrasco e a una fiorente attività commerciale nel settore dei vetri, dei cristalli e della ceramica, con sedi a Valparaíso e a Santiago. Pietro Maldini si distinse anche nella creazione di una società di mutuo soccorso e nella raccolta fondi per il paese adottivo e il borgo natale. Il suo primogenito, Antonio, proseguì l’attività di famiglia aggiungendo le opere d’arte. Oggi l’antica Casa Maldini a Santiago, in avenida Recoleta, è un hub culturale della Fundación Gabriel y Mary Mustakis.

Un altro personaggio da romanzo fu Carlo Maldini (1852-1926) che partì da Bene Lario alla volta dell’Uruguay a 15 anni, orfano di padre, mentre in culla moriva il terzo fratellastro. Nei pressi di Salto realizzò l’immenso villaggio agricolo di Palomas (di quasi cento volte più esteso di quello di Crespi d’Adda) con le case per i dipendenti e una scuola. In seguito fu nominato console e divenne un punto di riferimento per la comunità. Alcuni migranti lariani esportarono l’eccellenza della produzione del vetro dalla Val Menaggio al Cile. Tra questi Angelo Dell’Orto, che fondò nel 1875 un’impresa a Santiago, attiva ancora oggi. Poi ci sono altre storie da film e da museo. A Copiapó, vicino al deserto di Atacama, i “baloch”, (questo era il soprannome degli abitanti di Bene Lario) formarono una importante comunità grazie alle opportunità di lavoro nelle miniere. Nel 2010 quando trentatré minatori rimasero intrappolati sotto terra per settanta giorni, a San Josè, fu il comandante dei vigili del fuoco, Mario Enrique Bordoli Vergara, d’origine lariana, a contribuire alla loro liberazione. L’intraprendenza e la munificenza di Ambrogio Tornini Capelli e di suo fratello Bernardo, nativi di Bene Lario, ci portano a due case museo: la Casa Museo Tornini, gestita da Bernardo Tornini Scola a Caldera, in cui non manca l’attenzione per la storia dell’immigrazione nella regione e per le vite eroiche dei lariani suddetti, e la Casa Maldini Tornini a Copiapó, oggi monumento nazionale acquisito dall’Università di Atacama per scopi educativi.

Musicisti e poeti

Degna di nota è la figura del “musicista dei due mondi”, Eleodoro Ortiz de Zárate (1865-1953). A Como visse con la famiglia e qui nacque suo figlio Manuel, futuro pittore e amico di Modigliani, invece nella Svizzera italiana trasse ispirazione per la prima opera prodotta in Cile “La fioraia di Lugano”(1895). Nel libro di Pietro Berra ci sono anche le interviste a Giovanni De Agostini jr, nipote comasco di Alberto Maria De Agostini (1883-1960) o meglio padre Patagonia, missionario, cartografo, cineasta e fotografo che mappò la terra incognita, e a Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda, impegnato a fare luce sulla morte dello zio. Poi ci sono le due lettere delle menaggine Esterina ed Emilia Guaita a Gabriela Mistral, altro premio Nobel, che fu la loro insegnante al liceo in Cile. Un capitolo è dedicato al beato padre Gabriele Malagrida (1689-1761). Il gesuita, nato a Menaggio, frequentò il collegio Gallio a Como, fu migrante per la fede in Brasile e morì sul rogo a Lisbona. Numerose tracce lo raccontano nel suo paese.

«La ricerca continua - conclude Berra - perché l’identità lariana ha portato a fare comunità dall’altra parte del mondo persone di zone diverse del Comasco. Ad esempio vi sono legami interessanti tra i pionieri dell’emigrazione della Val Menaggio con famiglie di Mandello e con i più famosi Ambrosoli che da Ronago andarono ad aprire un’azienda dolciaria anche in Cile. Tutte storie che meritano di essere raccontate nel prosieguo del progetto».

Il libro “Dalle Alpi alle Ande. Storie della grande emigrazione dal Lago di Como al Sud America” (pp. 146, 15,60) di Pietro Berra (nella foto), inaugura la collana Transoceanica delle Edizioni Sentiero dei Sogni.

È arricchito da interventi di Cristina Redaelli Sampietro sul missionario menaggino Gabriele Malagrida, di Bernardo Tornini Scola (direttore del Museo Casa Tornini di Caldera) e di Marcela Urízar Vergara (responsabile della Casa Maldini Tornini di Copiapò). Contiene, inoltre, le testimonianze di due “turiste delle radici”, Laura Nuñez Olivera e Isabelle Riquelme-Toro, che sono tornate sul Lario rispettivamente dall’Uruguay e dal Cile per riscoprire le proprie origini. Il testo è accompagnato da circa sessanta immagini a colori, in parte provenienti dal baule di documenti degli emigranti trovato a Grona (CO) e in parte da Oltreoceano. Realizzato nell’ambito dell’Anno delle radici italiane del mondo, cui hanno aderito i Comuni di Bene Lario, Grandola ed Uniti, Menaggio e Tremezzina con il sostegno dei ministeri degli Affari Esteri e della Cultura, nei prossimi giorni il volume sarà oggetto di tre presentazioni accompagnate da esperienze collaterali (passeggiate, musica, merende tipiche): l’11 gennaio alle 15.30 alla biblioteca di Lenno (preceduta da breve itinerario dedicato ai presepi di Mezzegra); il 19 gennaio alle 14.30 con un evento itinerante tra Bene Lario e Grandola; il 25 gennaio alle 14.30 nell’aula magna della scuola media di Menaggio. Iscrizioni gratuite su http://sentierodeisogni.it/eventi.

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