Vola la spesa nelle aree confine. «Soprattutto per gli alimentari»

Riforma del tax free Meno rilevante l’aumento delle transazioni nella moda. Cassina (Confcommercio): «Il cambio arricchisce in primo luogo i frontalieri»

Il binomio dato dal franco ai massimi storici sull’euro e dal dimezzamento (e oltre) da febbraio della soglia per il rimborso dell’Iva, portata a 70 euro contro i precedenti 154,90 euro, ha messo letteralmente le ali agli acquisti dei ticinesi sul nostro territorio e così nelle province di confine. Una prova inconfutabile l’ha fornita il portale ticinese Tio.ch rimarcando - in base ai dati ufficializzati da “Global Blue”, società leader a livello europeo nel rimborso dell’Iva - che da febbraio a giugno le transazioni comprese tra 70,01 euro e 154,90 euro in riva al Lario hanno registrato un rotondo +89%, con il volume complessivo della spesa tax free che ha raggiunto un convincente +26%. A livello di nazionalità, la Svizzera ha contribuito per l’83% delle transazioni con un incremento del +106%, contro il 6% degli americani, principale Paese di riferimento per il turismo d’elite del nostro lago. In questo contesto, decisamente virtuoso per la nostra economia in cui anche gli stipendi più alti (grazie alle sole fluttuazioni del cambio) dei frontalieri hanno il loro peso specifico, occorre però separare quello che è l’acquisto - da parte dei ticinesi - di generi alimentari e in generale legati alla grande distribuzione e lo shopping nei negozi di abbigliamento o comunque di tutto ciò che non ha a che vedere con il comparto alimentare.

«Ci sono due chiavi di lettura su questo aumento delle transazioni da parte di clienti svizzeri, la prima è data inevitabilmente dal franco ai massimi sull’euro, che oltreconfine ha aumentato il potere d’acquisto indipendentemente dal tax free - fa notare Marco Cassina, presidente Federmoda di Confcommercio Como -. A ciò si aggiunge l’abbassamento della soglia a 70 euro, che ha portato ad un incremento rilevante in primis dei generi alimentari e in generale di quella che viene rubricata come “spesa di confine”. Per quanto riguarda la città di Como - intesa come comparto moda - non abbiamo registrato un incremento significativo di clienti svizzeri, saldi inclusi». Poi però il discorso vira su un argomento di stretta attualità, che nulla ha a che vedere con le dinamiche economiche e di confine. «Un dato oggettivo è rappresentato dalla chiusura prolungata del Borgovico - la chiosa di Marco Cassina -. Per chi deve raggiungere il centro cittadino, il fatto di dover bypassare Borgovico rappresenta un blocco non da poco». Dunque la spesa sul nostro lato del confine mai come in questo momento è conveniente, pur dovendo fare il Ticino i conti con un elevato costo della vita e con la pressione sempre più marcata della “Cassa malati”, l’assicurazione sanitaria obbligatoria. «In questi mesi di piena estate l’incidenza dei turisti sullo shopping è importante, ma stiamo parlando di turisti che arrivano da tutto il mondo - fa notare ancora Marco Cassina -. Anche per i mesi a venire non mi sembra che il Ticino sia in un momento di esplosione dei consumi. Gli unici che stanno facendo “grandi affari” sono i frontalieri, grazie al cambio. Ma queste dinamiche non incidono sul tax free».

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