Diamo i numeri per crescere: «La matematica è il futuro»

Intervista L’astrofisica e divulgatrice Ersilia Vaudo spiega perché in Italia si sta vivendo un’emergenza senza precedenti

In Italia “diamo i numeri”, ma non nel mondo che ci si aspetterebbe da un grande Paese di straordinaria eredità culturale, anche in ambito matematico.

L’ultimo report Ocse-Pisa 2022 (Programme for International Student Assessment) risalente a circa un anno fa, rileva che il 30% degli studenti italiani non raggiunge il livello minimo di competenza (31% in media), mentre le eccellenze si attestano al 7% (9% in media).

A livello macro, il report conferma che, in media, nei paesi Ocse i ragazzi ottengono punteggi in matematica più alti di 9 punti rispetto a quelli delle ragazze: è il peggior risultato in assoluto. In Italia siamo dunque lontanissimi dalla Finlandia dove i punteggi delle studentesse sono superiori di 5 punti rispetto a quelli dei maschi.

«Uno su tre dei nostri giovani che frequentano le scuole sta al di sotto del livello di competenza in matematica e le ragazze, stando ai numeri, restano fuori dal mondo dei numeri, vale a dire dalla fisica, dall’ingegneria, dalle tecnologie» commenta Ersilia Vaudo, astrofisica dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) e co-fondatrice di “Il Cielo itinerante”, associazione che promuove l’alfabetizzazione scientifica in zone ad alto tasso di abbandono scolastico. La scienziata è intervenuta come speaker nell’ultima edizione di TEDxLakeComo, svoltasi a Villa Erba di Cernobbio il 9 e 10 novembre.

La matematica è al centro di tutto. Galileo Galilei scriveva, nel “Saggiatore” (1623) che il libro della natura è scritto con il linguaggio dei numeri. Oggi, con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa, il monito del grande scienziato, è ancora più pressante. Ma quanto davvero la conoscenza della matematica e quali sono i settori più interessati?

Innanzitutto è chiaro che stiamo osservando un mondo in straordinaria accelerazione e, soprattutto, abbiamo avuto l’esperienza, in 18 mesi, dello tsunami delll’Intelligenza Artificiale, che arriva (quasi) all’improvviso e fa cose che continuiamo a stupirci. Quindi, la prima cosa da tenere bene in mente è l’importanza dell’inclusione della matematica da subito, nelle scuole elementari, per permettere ai bambini e alle bambine di non farsi convincere e, soprattutto, di non convincersi di non essere portati per la matematica.

È uno dei primi passi che la scuola deve fare. È il dovere di un Paese di portare tutti sempre di più nella direzione di un valore strategico assoluto.

In Francia 30 anni fa è stata addirittura dichiarata l’emergenza della matematica. C’è da imparare…

Assolutamente sì. C’era stata una lieve flessione nei risultati e questo è bastato a dichiarare l’emergenza, a livello nazionale. Una decisione presa a livello politico, sulla base di una doppia considerazione: una economica, una più profonda. Un Paese debole in matematica rischia di essere molto fragile nella crescita economica. Inoltre, l’individuo che si sente inadeguato rispetto alla matematica sarà più incline da adulto a delegare ragionamenti complessi, a diffidare della scienza, a deridere gli esperti e sarà anche più manipolabile da chi, quei numeri, li sa usare. Quindi, la stessa tenuta della democrazia di un Paese dipende dall’aver dato a tutti gli strumenti per non sentirsi persi nel linguaggio della matematica. Io dico sempre che la matematica è un “abilitatore di futuro”, cioè fornisce gli strumenti per aprirsi un varco nel domani - indipendentemente poi che si voglia fare il poeta, lo scienziato o altro – per poter partecipare a questo mondo in trasformazione, capire, occupare, navigare quegli spazi in cui si rende possibile il futuro.

Lei citava prima l’economia. Come pensare allo sviluppo di un Paese con risultati così deprimenti sul piano della competenza matematica?

L’Italia ha un paio di record drammatici. Uno viene dall’analisi “Pisa” (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse: abbiamo uno studente su tre che ha insufficienza di competenze in matematica e abbiamo il più alto divario di genere di competenze tra adolescenti. Le disuguaglianze nella matematica riflettono quelle di genere, non a caso siamo all’80° posto. Cioè le ragazze sono ormai fuori, non hanno quegli strumenti e non si può pensare che basti invitare qualcuno in quarta liceo a parlare di “quanto è bella la fisica” per cambiare le cose.

Come si spiega questo disamore, tutto italiano, per i numeri e i problemi?

La realtà è che c’è una dispersione di talenti che comincia subito. Per fortuna, le eccezioni ci sono sempre, ma c’è questo grande divario di genere. Per Ocse l’Italia è anche il Paese con il più grande numero di adulti che dice di non capire niente in matematica. È addirittura un vezzo dire di non capire nulla in matematica, quasi fosse una “prova” per dire quanto si sia “umanisti”.

Quanto si resta fuori dagli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale con questo vuoto di competenze?

Allora, uno dei problemi grossi è che l’Intelligenza Artificiale non poggia su una base inclusiva; per questo tenderà a riprodurre tutta una serie di “bias” (pregiudizi, ndr). Un esempio, se chiediamo alla macchina: “Voglio assumere il presidente di una società…” la scelta andrà quasi certamente soltanto nella direzione di uomini bianchi. Non si pensa neanche a una donna, perché i dati sono pescati dal passato. Se c’era quel pregiudizio, allora la macchina te lo ripropone.

Poi, se lei scrive: “Stasera ho tanta voglia di bermi un …” e lascia alla macchina il compito di proporre, le suggerirà verosimilmente il “whisky” perché i programmatori sono americani e non credo proprio che uscirà l’opzione “una spremuta d’arancio”. Né si pensa al mondo musulmano o alle minoranze.

Immaginiamo che tipo di ricadute può avere questa Intelligenza Artificiale generativa su ragazzini, ai quali queste risposte arrivano a livello automatico. L’Intelligenza Artificiale ha bisogno sia di azioni locali, effettivamente essere attenti alla base dei dati, sia di riuscire ad avere una sensibilità, sia chi studia informatica, sia nelle aziende, campanelli d’allarme.

Tre indicazioni ai docenti per approcciare la matematica nel modo più appealing.

Il modo di avvicinare gli studenti alla matematica deve cambiare. Bisogna introdurre strumenti innovativi di pedagogia che mettano insieme all’istruzione tutti i progressi fatti dalle neuroscienze. Bisogna usare il mezzo digitale per aumentare l’inclusività. Bisogna incoraggiare un’alleanza genitori insegnanti. E si deve cominciare a considerare l’errore come un fattore importantissimo per l’apprendimento.

Lei è personalmente impegnata, con l’iniziativa “Il Cielo itinerante”, a portare la matematica nelle periferie e nei contesti dove si avverte maggiore disattenzione verso questa competenza. Che riflessioni ne ha tratto, da comunicare ai giovani e agli imprenditori, protagonisti di “Faber”?

Il valore della matematica è strategico. Non si può considerare, a scuola, soltanto un voto in pagella. Non è affatto vero che “non siamo portati”. E non è neppure vero che il primo ad alzare la mano in classe è per forza il migliore. Va riconosciuto che questo apprendimento favorisce l’empowerment.

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