Quella sfida tra sbarbati: «Ha appeal e fascino particolare sui giovani»

Gli echi della finalissima del Challenger di Como. Sioli: «Si sono affrontati due ragazzi di valore». Carobbio: «Faranno strada anche in tornei più importanti»

«La finale Debru-Buse? La migliore che si potesse chiedere dopo l’uscita di scena di Nishikori». Stanca, ma felice, Chiara Sioli si gusta con la giusta dose di soddisfazione l’immediato “post-Challenger”, vinto dal francesino Gabriel Debru. Un ragazzo di Grenoble, allenato dal coach Riccardo Piatti e dal suo staff. E si sa, Piatti non punta mai su atleti senza un domani.

Anche questa edizione è andata, la settimana di torneo -al pari di quelle che l’hanno preceduto - è stata faticosa, ma allo stesso tempo appagante. La presidente del Tennis Como, circolo che da 18 anni organizza il più importante torneo Atp internazionale del territorio, non poteva chiedere di più: «Si sono affrontati due ragazzi di valore, di 18 e 20 anni. Da tradizione, dopo Como tanti giovani crescono e affrontano tornei di grande livello, come successo per esempio a Flavio Cobolli nel corso del 2024. Li seguiremo con affetto, come sempre».

E, sempre a proposito della ventata di verde sui campi in terra rossa di Villa Olmo, Sioli non ha dubbi: «Vedere in finale un veterano come Nishikori sarebbe stato affascinante, soprattutto per noi grandi. Ma volete mettere una finale tra due giovani che appeal e che richiamo può avere su chi si vuole avvicinare al nostro sport?».

Il direttore del Tennis Como e del Challenger, Paolo Carobbio traccia un bilancio del torneo: «È stato divertente, anche io sono felice che in finale siano andati due emergenti. Per fortuna, il campo è stato ripristinato in tempo, senza stravolgimenti. L’avevo detto prima dell’inizio del torneo: un giovane che fa strada in un Challenger, farà strada anche in tornei più importanti. Debru e Buse sono destinati a una bella carriera».

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