Ali e quei dubbi sulla sua assenza nella staffetta

Il caso Franco Bragagna sulla Rai ha posto la domanda, senza giri di parole: come mai non è stato utilizzato?

Era proprio impossibile inserire Chituru Ali nella staffetta 4x100 nella finale olimpica, al posto di Filippo Tortu nella frazione finale? Il quarto posto dell’Italia rafforza il dubbio tra gli addetti ai lavori e persino i telecronisti (Franco Bragagna sulla Rai ha posto la domanda, senza giri di parole). I motivi per i quali il secondo uomo più veloce d’Italia (alle spalle di Marcell Jacobs), capace di correre in 9”96 è stato escluso sono veramente più validi di quelli che potevano portarlo in squadra? Analizziamoli, punto per punto.

Il testimone. Sicuramente Ali non è uno dei più bravi nel passaggio del testimone ma nell’ultima frazione avrebbe dovuto solo preoccuparsi di riceverlo e poi correre il più veloce possibile. Mancata partecipazione ai raduni della staffetta. Verissimo visto che il portacolori delle Fiamme Gialle ha rinunciato nella stagione, ad un paio di allenamenti, per concentrarsi sull’obiettivo, poi ampiamente raggiunto, di staccare il minimo (era 10 secondi netti) per essere al via nei 100 metri alle Olimpiadi. Ma è anche vero che all’ultimo, quello prima della partenza per la capitale della Francia, l’albatese c’era. Ed è anche vero che nel passato ha sempre preso parte ai raduni, a partire dal marzo 2021, quando c’era anche il rovellaschese Federico Cattaneo. «Allora qualche errore lo commetteva, ma sono passati tre anni -ha ricordato Cattaneo -.Certo non è semplice per i compagni vedere arrivare un “gigante” ad alta velocità, ma basterebbe metterlo in ultima frazione, nel lanciato, dove è uno dei migliori». Ha poco esperienza in gara con la staffetta. Esatto a metà. In realtà l’albatese ha corso il Mondiale due anni fa ad Eugene, dove prese il posto di Jacobs e dove concluse la gara con la quarta frazione. Una sola “volta” potrebbe essere poco, ma visto che l’obiettivo era di andare a medaglia, si poteva anche rischiare. Squadra vincente non si cambia. E’ una regola che campeggia in tutti gli sport. Ma che spesso è la causa delle sconfitte più cocenti. Se è vero che nella batteria era prioritario passare il turno, badando a non commettere errori, nella finale non c’era nulla da difendere. E poi la squadra vincente si può cambiare quando c’è qualcuno che non è al top.

© RIPRODUZIONE RISERVATA