Ruga, Manzi e Albini: «I nostri primi 40 anni, ma sempre di corsa»

Nonostante gli “anta”, sono sempre in gara e impegnati nelle prove in montagna (con risultati)

Vincere – e anche tanto -dopo i quarant’anni. Fabio Ruga, Emanuele Manzi, Luca Albini sono gli atleti comaschi più rappresentativi che continuano a vincere anche dopo aver spento almeno quaranta candeline.

Vittorie e piazzamenti, tra l’altro, per nulla di secondo piano come ad inizio ottobre quando, nel Campionato italiano del Kilometro verticale a Chiavenna, hanno occupato per intero il podio nella categoria master (oro a Manzi, argento a Ruga e bronzo ad Albini).

Periodo

Ruga (43 anni) in particolare sta attraversando un periodo incredibile, con degli ottimi risultati nella corsa in montagna, in quelle dei grattacieli ed anche su strada. Il record l’ha stabilito ad inizio ottobre quando, nel giro di una settimana, ha messo al collo l’oro nelle Marmitte dei Giganti a Chiavenna (montagna), sul grattacielo della Regione Piemonte a Torino e nel trofeo Giugni ad Albosaggia (strada).

La passione lo spinge anche a degli autentici tour de force come quando, a metà settimana ha partecipato a New York alla corsa nell’Empire State Building (chiudendo per la quarta volta consecutiva al terzo posto) e la domenica alle Marmitte.

Prestazioni da “giovanotto” e da atleta professionista. Invece il laghèe mette davanti a tutto la famiglia (nelle gare più vicine, porta con sé i figli Gioele e Lia) e il lavoro. Anzi i lavori visto che è impiegato in un’azienda a Lenno e si occupa dell’attività (che ha iniziato sin da giovane) di apicoltore a San Siro.

E gli allenamenti? La maggior parte li svolge alla sera, al termine della giornata lavorativa. «In alcuni periodi dell’anno riesco a dedicare più tempo e mi accorgo dei risultati. In altri invece trovo poco spazio», confessa. La multispecialità invece è una scelta. «Mi piace mettermi alla prova per vedere dove arrivo», spiega.

Risultati

Manzi ha spento 47 candeline il mese scorso e per festeggiare ha vinto una gara di corsa in montagna. Ma cosa lo spinge a non mollare? «Prima di tutto è l’entusiasmo di fare quello che mi piace -dice -. Ed è lo stesso di quando avevo 15 anni. Poi affronto ogni gara con determinazione per onorarla nel migliore dei modi, dando il massimo. Poi mi sono reso conto che mi diverto di più adesso che non quando facevo il professionista. Sento meno pressione e sono con la mente libera».

La corsa è nel dna di Albini che non ha nessuna intenzione di smettere, nonostante i 45 anni. «E’ appena finita la stagione della montagna ma ci rivedremo l’anno prossimo -spiega l’atleta di Grandola -. Con le molte lezioni apprese e la solita irrefrenabile voglia di fare un po’ meglio».

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