Inesauribile Corno: va ad allenare in Mozambico

La storia «Mai però mi sarei aspettato di andare in panchina nell’Africa equatoriale, a 74 anni»

Non è ancora finita la storia d’amore tra Aldo Corno e la pallacanestro. O almeno, non del tutto. L’ex allenatore della grande Comense si era definitivamente ritirato dal basket pochi mesi fa, dopo l’ultima stagione a Giussano. «È giunta l’ora di andare in pensione» aveva detto. Motivi di salute e raggiunti limiti d’età, dopo una carriera ineguagliabile.

Senonché...

Un mese e mezzo fa mi chiama un mio carissimo amico di Roma, Gianni Santi. Mi dice: sono qui con mio figlio Simone che deve farti una richiesta, e me lo passa. Non lo sentivo forse da vent’anni. Ho un’idea folle, mi fa lui, perché non vieni ad allenare una squadra femminile in Mozambico?

In Mozambico?

Sì. Faccio una premessa. Già nel 2013 avevo avuto un contatto per allenare una grossa squadra maschile in Benin. Allora però non c’era sicurezza nel Paese e me lo sconsigliarono. Mai però mi sarei aspettato di andare in panchina nell’Africa equatoriale, a 74 anni.

Invece...

Il nonno Santi, Dante, è stato colui che mi ha portato nel basket a 11 anni, nel 1961. Era insegnante di educazione fisica e girava nelle scuole con la fettuccia per misurare quanto eravamo alti e per vedere se saltando toccavamo il tabellone o il ferro. La Lazio era in difficoltà e lui rilevò la Lazio Basket. Così ho giocato le giovanili insieme a suo figlio Gianni, e a 15 anni ho debuttato in serie B. Più tardi sono partito per la serie A a Udine, poi sono tornato alla Lazio e ho finito la carriera con allenatore proprio Gianni.

E Simone?

È nato nel 1971 e sono stato al suo battesimo. Ebbene, qui arriviamo al Mozambico.

Cioè ?

Simone è entrato nella Leonardo, la grande azienda internazionale, e ha creato Leonardo Group. Poi nel 2007 fonda il Progetto Colors per aiutare i bambini delle periferie romane. Nel frattempo s’innamora dell’Africa e va a vivere in Mozambico, dove fino a due anni fa è presidente della Camera di Commercio Italiana. In Africa esporta il Progetto Colors e riesce a costruire diversi centri che danno sostegno e opportunità di istruzione e di riscatto a migliaia di giovani della capitale. E nasce una squadra che chiama Lazio Basket Maputo.

E Corno ?

Sarò l’allenatore di questa squadra per i playoff. Una forma di volontariato. Dal 14 al 31 ottobre 14 partite tutte a Maputo. Partiamo io e mia moglie il 30 settembre, e vivremo in casa con i Santi di cui siamo amici da una vita. C’è una formazione che è quasi imbattibile, noi proveremo ad arrivare terzi o secondi. Fra l’altro il Mozambico ha una giocatrice nella Wnba e alcune in Francia e in Italia. Quanto alla mia salute, il cardiologo mi ha dato l’ok; se non me la sento salto qualche partita.

Chissà che esperienza.

Bellissima. La cosa che mi ha convinto è stato quando Simone, al telefono, mi ha parlato di un termine portoghese, legado, che significa eredità, lascito. Un dono che rimarrà per tutta la vita. Ebbene io, che ho avuto la fortuna di fare una carriera importante, cercherò portando la mia esperienza di lasciare in dono qualcosa a queste ragazze. E poi: ho iniziato la carriera alla Lazio e la finisco alla Lazio. Era segno del destino. Un regalo.

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