Basile stregato da Cantù. «Vedo tanto talento e gran voglia di vincere»

Basket A2 A tu per tu con l’americano della S. Bernardo: «Sono rimasto in Italia perché ho imparato ad apprezzare la qualità della vita e la cultura. Devo imparare la lingua»

Mezzo italiano e mezzo americano di origini, statunitense solo di passaporto. Chissà se sarà convocato con la Nazionale italiana, per ottenere anche il passaporto tricolore. È una delle chance che avrà nel corso di questa stagione: “studiare” per diventare oriundo.

Perché scorre sangue palermitano nelle vene di Grant Basile, il secondo (e nuovo) straniero scelto da Cantù dopo Tyrus McGee. È un giocatore che va a implementare il reparto dei lunghi: i nonni sono di Palermo, emigrati poi negli Stati Uniti. Ventiquattro anni, nato a Pewaukee, nel Wisconsin, Basile è un ala-centro di 206 cm per 106 kg.

«Il legame con le mie origini»

Un ragazzone che - nei piani di società e staff tecnico - darà un contributo prezioso a rimbalzo e anche in termini di punti. Non è un parvenu, perché ha già avuto modo di giocare in Italia con coach Brienza a Pistoia, anche se l’esplosione l’ha avuta la scorsa stagione a Orzinuovi. Nel Bresciano, l’esperienza è stata personalmente esaltante, al di là della retrocessione della squadra, conclusa con una media di 20.9 punti e 9.7 rimbalzi.

Se Basile riuscirà a calarsi in una squadra che punta a vincere, adattarsi al minutaggio e a traslare quanto fatto nei mesi scorsi, per Cantù potrebbe rivelarsi un’arma letale.

«Ci sono gli obiettivi di squadra, che possono cambiare di anno in anno - sostiene il giocatore -, ma non deve mai mancare la voglia di vincere. Qua a Cantù, in questi primi giorni di allenamento, ho già visto parecchio talento e voglia di puntare in alto, due fattori che ci permetteranno di lottare per le posizioni importanti in campionato».

Ancora in Italia, anche per quel legame innato che ha con il nostro Paese: «Avevo opzioni anche all’estero. Ma qua ho imparato ad apprezzare la qualità della vita e la cultura che c’è: lo stile di vita italiano è molto rilassante. E poi c’è quel legame con le mie origini che certamente ha influito nella mia scelta. Parole? Ne conosco poche, conosco solo un po’ l’accento bresciano dopo i mesi trascorsi a Orzinuovi... Ma sono già alla ricerca di un insegnante di italiano, perché è una lingua che vorrei imparare».

«Sono pronto a tutto»

«La prima lingua da apprendere è però quella del campo, secondo le lezioni impartite dal professor Nicola Brienza.

«Io so cosa posso dare - assicura -, ma farò quello che serve alla squadra e che mi sarà chiesto dalla panchina. Ogni partita si presenterà diversa da quella precedente e anche le situazioni cambieranno. Sono pronto a tutto: se servirà dare una mano a rimbalzo lo farò, lo stesso se servirà più intensità in difesa o in attacco cercherò di non farmi trovare impreparato».

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