Brienza: «Cantù sarà sporca, brutta e cattiva»

L’intervista «La pietra miliare è poter contare su dieci giocatori “veri” in rotazione. Sei esterni e quattro lunghi. Su questo non si transige»

Un paio di settimane fa, la Pallacanestro Cantù annunciava - e contestualmente presentava ufficialmente - il suo nuovo uomo-guida della panchina, Nicola Brienza. Era il 20 giugno e l’allenatore, fuori onda, lasciava intendere che avrebbe “riparlato” apertis verbis solo una volta si fosse concluso il mercato. Quindi, rimandando ogni considerazione soltanto quando gli fosse stata consegnata la vettura chiavi in mano. Intanto, roba delle ultime 48 ore si è trasferito con l’ufficio a Roseto degli Abruzzi per godersi un po’ di sana vacanza con la famiglia. Ed è lì che l’abbiamo raggiunto telefonicamente per provare ad avere comunque qualche sua battuta, concordando quale regola d’ingaggio quella di non accennare al mercato. E allora, via con tutto il resto, poiché ha comunque rotto la sua stessa consegna.

Dunque coach, al di là di quelli che saranno poi gli interpreti, qual è la filosofia che sta dietro la costruzione dell’Acqua S. Bernardo prossima ventura?

La pietra miliare è poter contare su dieci giocatori “veri” in rotazione. Sei esterni e quattro lunghi. Su questo non si transige.

Motivo?

Perché, tra l’altro, il campionato proporrà otto turni infrasettimanali e ci sarà un periodo in cui giocheremo cinque partite in quattordici giorni. Soprattutto in quel frangente non ti potrai permettere di perdere - per infortunio o per qualsiasi altra ragione - un giocatore poiché andresti sottonumero magari proprio in un momento in cui stai lottando per il primato. Nove, dunque, sarebbero stati pochi.

Anche qualora tra i nove fosse stato contemplato un giocatore bidimensionale in attacco e pluridimensionale in difesa quale Nikolic,che invece ha preferito lasciare la compagnia?

In quel caso avrei magari potuto prendere in considerazione l’ipotesi del “9+1”. Ma l’argomento non si è posto nemmeno.

Ha parlato di “primato”: sarà obbligatoriamente quello, di conseguenza, l’obiettivo della sua squadra?

No, non posso certo avere ora questo tipo di presunzione. Il focus dovrà semmai essere quello di dimostrarsi competitivi dalla prima all’ultima giornata, contro tutte e tutti.

Deduzione, consenta: Cantù si batterà per il primo posto.

Se mai potrà farlo ci proverà assolutamente, ma non certo per il solo fatto di chiamarsi Cantù. Storia ed etichetta non contano. E non c’è diritto divino. Le ultime tre stagioni sono lì a dimostrarlo.

Quale sarà il marchio della formazione per la prossima stagione?

Innanzitutto la squadra dovrà possedere solidità e per averla è imprescindibile l’aspetto difensivo. Perché, soprattutto in A2, è la base di partenza. Come la mia Pistoia nell’anno della promozione. Dovremo essere brutti e cattivi oltre che sempre pronti a sporcarci le mani. Pochi fronzoli, niente stronzate. Badare alla sostanza.

Il campionato avrà una nuova formula, con un girone unico a 20 squadre, la prima direttamente promossa e la seconda a salire che uscirà dai playoff. Le piace?

Tantissimo, perché sinora con così tante formazioni al via c’è stata troppa difformità, con troppi giocatori distribuiti su troppe squadre. Aggiungo che 20 team per me sono puri tanti, io mi fermerei a 16 o al massimo a 18, magari aggiungendo la possibilità di tesserare un comunitario per alzare la qualità senza doversi più svenare alla ricerca di giocatori italiani all’altezza.

A proposito, l’attuale sembra un mercato decisamente pazzo in cui circolano cifre folli.

Sono d’accordo.

Ciò detto, il vostro budget consente un buon margine di manovra.

Non nascondiamo di poterci permettere uno dei budget più rilevanti della categoria, ma se mi guardo intorno e osservo alcuni movimenti delle nostre più dirette concorrenti, allora realizzo che anche altri club stanno piuttosto bene, economicamente parlando.

A proposito, la concorrenza non sembra mancare. Quali ritiene possano essere le rivali più accreditate?

Al momento - perché è ovvio che per una risposta definitiva e soprattutto esauriente, occorrerà attendere che si definiscano le operazioni di tutte le squadre -, credo di poter dire che Udine è messa molto bene e che Rimini ha costruito uno squadrone. Di alto livello anche la Pesaro che si va componendo e pure Brindisi si annuncia qualificata. Poi ci sarebbe Forlì... Insomma, ai vertici il campionato si annuncia estremamente interessante.

Lei ha scelto Michele Carrea quale suo primo assistente.

La premessa è che il club ha condiviso la mia idea di migliorare tutto il migliorabile. E Carrea è sicuramente un plus. Intanto, l’altro aiuto allenatore, Mattia Costacurta, ha fatto un anno d’esperienza e potrà tornare ancor più utile. Non scordiamo inoltre il ritorno di un califfo dei preparatori quale Roberto Bianchi. Non c’è neppure bisogno di spiegarlo. “Sam” è “Sam”, punto.

Quando partirà la stagione?

Ritengo che la preparazione si debba svolgere nell’arco di sei settimane, per cui ci ritroveremo attorno a Ferragosto. Il giorno esatto è ancora da decidere. Non è escluso che una piccola parte della preparazione venga svolta fuori dalla Brianza, verosimilmente in Valtellina.

A proposito di preseason, è cambiata anche la formula della Supercoppa eliminando tutta la fase a gironi e condensando la manifestazione in una Final Four che si disputerà il 21 e 22 settembre. Alla quale voi ci sarete.

Per me è molto meglio così perché in precampionato non devi avere l’assillo del risultato a tutti i costi e, di riflesso, di dover vincere a tutti i costi per far strada in Supercoppa. Di fatto, la fase a gironi era un rottura anche perché si confrontavano squadre con carichi di lavoro magari anche molto diversi. Ora, invece, si potrà raggiungere la final four con una condizione fisica adeguata e dunque abbastanza pronti perché ormai in prossimità dell’avvio del campionato.

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