Brienza e cda, i giorni caldi di Cantù

Basket Non solo il quasi certo cambio della guida tecnica, dopo l’ennesima mancata promozione in serie A. Volti nuovi per una governance che sarà più dinamica e sul modello Usa: Longhi e Munafò gli ingressi certi

Prende sempre più quota, con il passare dei giorni, l’ipotesi di Nicola Brienza sulla panchina della Pallacanestro Cantù. Per quello che si configura in ogni sua forma come un ritorno carico di fascino e aspettative. Il quarantaquattrenne canturino doc, cresciuto nel vivaio del Pgc e che lasciò l’Acqua S. Bernardo nell’estate del 2019 per approdare all’Aquila Trento, in questo momento parte in situazione di grande vantaggio, anche perché in cima a tutte le liste di gradimento.

Due stagioni perfette

Si presenta, il Nic, forte di due stagioni - le ultime - strepitose. Nella prima, da quinto classificato dopo la stagione regolare, ha conquistato con Pistoia la promozione in A (eliminando anche Cantù tra l’altro) e nella seconda, dopo aver condotto i toscani in Final Eight di Coppa Italia e nei playoff, ha ottenuto il premio di Miglior allenatore della serie A. Che non gli è servito a restare alla corte della nuova proprietà americana di biancorossi, ma che lo propone come uno degli uomini mercato, anche se nell’immediato tutte le panchine di Lba sono occupate.

Sirene dall’estero (un robusto biennale in Polonia) e la quasi certezza - in caso di stop - di essere uno dei primi a entrare in corsa in A, Brienza è senza dubbio - al pari di Marco Ramondino e Alessandro Magro - la scelta migliore e di più alto livello che una società di tradizione e ambiziosa come Cantù possa fare.

L’impressione è che con il club biancoblù la chiusura dell’accordo (un biennale con opzione per il terzo?) possa arrivare da un momento all’altro. Tempo, probabilmente, di sbrigare un paio di pratiche obbligate: il passaggio in consiglio di amministrazione e il congedo da Devis Cagnardi, in pratica il terzo allenatore di fila a pagare la mancata promozione. Nessuno infatti (Marco Sodini a fine campionato e Romeo Sacchetti a cinque giorni dall’inizio di uno nuovo) è sopravvissuto alla maledizione dei playoff.

Si parlava di cda. Altro tema caldo di questi ultimi giorni in Brianza. Il prossimo, con ogni probabilità, sarà l’ultimo della vecchia gestione. Dopodiché entreranno in scena le nuove figure dirigenziali. Certo, e lo abbiamo anticipato tempo fa su queste colonne, l’ingresso di Lorenzo Longhi, il commercialista comasco amministratore unico di Cantù Sports Holding, la compagine che detiene il 40% delle quote societarie.

Con lui, ed è la novità dell’ultimo periodo, ci sarà anche Antonio Munafò, presidente di Cantù Arena, che però in consiglio orgogliosamente sventolerà la bandiera del Progetto Giovani Cantù, di cui è anima e fondatore. Mossa, questa, che suggella definitivamente l’identità di vedute tra prima squadra e vivaio, ulteriore garanzia in ottica futura.

Un’assise ampliata?

E non ci si ferma qui. Mentre sulla conferma alla presidenza - a meno di una sua precisa presa di posizione che al momento non s’intravede - di Roberto Allievi non ci sono dubbi, tra Cantù Next e Cantù Sports Holding tutti caldeggiano un ingresso nel cda di Andrea Mauri, ad di Cantù Arena. Il manager canturino tentenna, anche per via del grande impegno sulla nuova arena, ma alla fine cederà. Anche perché non si esclude possa fare da garante all’ingresso di un altro paio di figure a sorpresa e, almeno una, di grande spessore e importanza.

Facile, dunque, prevedere un consiglio ampliato, nel quale le presenze di Sergio Paparelli, Walter Sgnaolin, Antonio Passeri e Antonio Biella paiono non essere in discussione.

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