
( foto Butti)
Domani il match clou di Cantù contro Rimini. «È una squadra di valore, ma non in un grande momento e mi sento vicino a Dell’Agnello, perché ci sono passato»
Regoletta per Coppa Italia ed eventuali playoff: darsi costanza e continuità. Sperando anche che l’infermeria si svuoti definitivamente. Sono gli auspici di Nicola Brienza contro il “logorio del campionato di A2”, parafrasando una celebre pubblicità.
Ma c’è ancora tempo, perché ora incombe una partita importante anche in ottica futura: domani sera a Desio, Cantù ha la possibilità di chiudere a proprio favore uno scontro diretto, dopo la vittoria in Romagna a dicembre. Importante certamente per il posizionamento finale, ma anche per mettersi alle spalle la sconfitta contro Udine, che ha un po’ chiuso il discorso per la promozione diretta.
Finché c’è vita c’è speranza, sembra dire coach Brienza: «La squadra ha assorbito la sconfitta nel modo giusto. L’obiettivo finale si può raggiungere anche da un’altra strada: si lotta, la matematica non condanna ancora nessuno. Nonostante la sconfitta, e in questo caso parlo di prestazione, abbiamo giocato una partita importante che ci deve dare fiducia e consapevolezza. Aspettando anche il recupero di De Nicolao, perché ricordo che a noi ogni volta ne manca sempre almeno uno…».
Rimini è un test di primissimo piano per rimettersi subito in carreggiata: «Dopo aver affrontato la prima, affrontiamo la squadra che lo è stata a lungo. È una squadra di grande valore, con delle eccellenti individualità e un ottimo sistema. Una squadra che per lunghi tratti è stata capolista esprimendo una bellissima pallacanestro. Non è in un gran momento, moralmente sono vicino a Dell’Agnello, perché mi sono immedesimato. Ha avuto difficoltà in termini di risultati, figli di situazioni che non si possono controllare. Resta una grande squadra, che ha tutto per fare un’ottima partita».
Come sempre, si proverà a limitare alcune bocche da fuoco: «Tomassini, Marini, Robinson o Johnson non li annulli, ma puoi rendere loro la vita difficile. Limeremo il limabile».
Non ci si gioca le briciole, questo no, ma un po’ sorprende un campionato molto ben indirizzato verso il Friuli, nonostante il grande equilibrio: «Udine ha un grande vantaggio ora, ma sarà ancora concentrata. Nessuno si aspettava la nostra crisi o quella di Rimini. Penso che il divario da Udine non sia così grande come dice la classifica, ma in un campionato così difficile da gestire, i fattori che influenzano il rendimento di una squadra non sono solo il giocare bene o male, ma tanti altri. Chi sta dietro a Udine, non è stata troppo fortunata a livello di infortuni. Brava quindi Udine, meritatamente in alto, ma anche “fortunata” a non aver avuto grosse problematiche. Da loro abbiamo disputato una grande partita, persa per dettagli: ripartiamo da lì».
Cosa c’è quindi da migliorare per la Final Four e i playoff? «La cosa positiva delle ultime quattro partite è stata la costanza. McGee così non si era mai visto e ci siamo adattati all’assenza di De Nicolao. Spero che si migliori la costanza di lavorare con gli effettivi al completo, per dare gerarchie e un’identità che a tratti è mancata: non abbiamo potuto lavorare con una costanza funzionale ai nostri obiettivi. Mi auguro che da qui all’ultima sirena si possa crescere e lavorare nella quotidianità, che c’è mancata».
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