Brienza: «Sono soddisfatto. Entrati nel “mood” giusto»

Basket Una chiacchierata con il tecnico di Cantù: «Alla mia squadra dico di essere consapevole della propria forza»

Al PalaPrealpi di Seveso fa caldo. Nicola Brienza gronda di sudore: a tratti, sembra un giocatore, da quanto è “dentro” al campo, al fianco dei suoi giocatori per fermare, spiegare e far ripartire l’azione. A fine seduta, sembra abbia corso pure lui.

Chissà, forse il fatto di essere tornato ad allenare la “sua” Cantù, dove è cresciuto come uomo, giocatore e ben presto come allenatore, gli dà qualche pensiero in più, anche a livello emotivo. Ma c’è poco tempo per i sentimentalismi, lo sa bene anche lui. Che, ormai da qualche giorno, ha preso in mano la truppa, mettendo i primi concetti del suo basket.

«Nulla lasciato al caso»

«Sto bene - esordisce il coach - e tutti siamo entrati bene nel “mood” giusto della preparazione, le vacanze sono già un bel ricordo. Ho trovato giocatori che si sono allenati abbastanza bene autonomamente, chi più e chi meno, e adesso il precampionato prosegue senza grossi intoppi, eccezion fatta per quel piccolo stop di Baldi Rossi per un virus».

Il lavoro del coach era cominciato ben prima delle sfacchinate a Seveso, collaborando all’allestimento della squadra: «Direi che sono soddisfatto. Di concerto con staff e gm, siamo arrivati ai nostri obiettivi. Al netto della decisione di chi ha preferito esercitare l’escape, c’erano tipologie di giocatori che cercavamo e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Ora ci siamo, aspettiamo Moraschini, che inizialmente lavorerà con Sam Bianchi».

Il gruppo si deve cementare, così come lo staff: «Va dato atto al club di non aver lasciato nulla al caso. È tornato Bianchi, un fratello, ma soprattutto un “prof”. Su Carrea e Costacurta posso solo dire di essere felice di avere uno staff di questo livello».

«Competere, sempre»

Al quarto anno consecutivo di A2, le aspettative sono altissime, di questo coach Brienza è pienamente consapevole. Ed è pronto per la sfida che attende lui e la squadra: «Sappiamo cosa la gente si aspetta da noi, non ci sono misteri. È sport, e non “maniavantismo”, se dico che le cose probabili o possibili non sempre possono realizzarsi. Alla squadra dico di essere consapevole della propria forza, ma dico soprattutto di competere sempre: abbiamo qualità a tutti i livelli, nello staff, nei giocatori e bel club. Se la squadra avrà questa capacità di competere, in allenamento e in partita, avremo ottime chance di raggiungere i nostri obiettivi».

Quindi, cosa non bisognerà fare? «Fermarci alle cose importanti e note, ossia alla nostra tradizione, alle nostre speranze al nostro pubblico. Se ci fermiamo a questo, non faremo molta strada: il rischio è di rimanere delusi. Se invece saremo così bravi da essere sempre competitivi, allora le cose cambieranno in meglio e a nostro vantaggio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA