«Cantù buonissima squadra. Moraschini il riferimento»

L’opinione e il giudizio di coach Brienza: «Penso che McGee sia il giocatore americano più forte che il nostro campionato possa vantare quest’anno»

Un paio di settimane di ferie a Rodi, in Grecia, terminate proprio ieri con il rientro in Italia. E Nicola Brienza è già proiettato sul lavoro che si annuncia imminente. «Sì, ho voglia di ricominciare (il raduno è fissato al 16) anche perché sono molto contento di come abbiamo costruito la squadra. E non vedo l’ora di allenarla, misurandomi con la nuova realtà» dichiara il coach dell’Acqua S. Bernardo..

Calma. Facciamo qualche passo indietro. A quando la squadra era ancora da allestire.

Avendo diversi contratti in essere, alcuni con opzioni a nostro favore e altri a “sfavore”, inizialmente dovevamo capire chi della vecchia squadra avremmo voluto e potuto confermare. L’idea era di ripartire dal gruppo di italiani che ancora c’è e in maniera primordiale c’era l’idea di farlo anche con Nikolic e Bucarelli. Dopodiché Stefan è stato molto corretto nel comunicarci con un certo anticipo la sua volontà di uscire dal contratto e così abbiamo evitato di fare una programmazione contando su di lui, mentre Lorenzo ha fatto la scelta proprio in prossimità della dead line dell’uscita e allora abbiamo dovuto ripensare qualcosa.

E da lì è nata la nuova Acqua S. Bernardo.

L’intento di avere playmaker italiani oltre che una coppia di registi in grado di essere protagonista in entrambi i propri interpreti era la mia prima opzione. E subito con Sandro (Santoro, ndr) ci siamo mossi in quella direzione. L’opportunità di arrivare a De Nicolao era pazzesca perché il curriculum di Andrea parla chiaro e quanto a Valentini era il play titolare della squadra (Forlì, ndr) che negli ultimi due anni ha vinto la regula season. Da noi viene con un ruolo diverso e particolare, accettato con tanto entusiasmo. Di certo abbiamo due giocatori di sicuro affidamento e di indubbie qualità. Pronti via, siamo partiti con il piede giusto perché abbiamo posto la pietra più importante su cui costruire tutto il resto.

Scagliata la prima pietra...

Il chiodo fisso era di avere un roster da dieci giocatori e da lì hanno preso corpo le altre mosse, a partire dagli inserimenti Riismaa e di Piccoli.

Due giocatori che le sono sempre piaciuti, vero?

Assolutamente. Con Riismaa avevo il rimpianto, dopo il primo anno fatto benissimo con me a Pistoia, che ci avesse lasciato per andare - giustamente, aggiungo - a Brindisi in serie A e ora ho il grandissimi piacere di riprendere con lui un percorso avviato insieme tre anni fa. Quanto a Piccoli, è un elemento che ogni allenatore vorrebbe avere nel proprio roster per il tipo di impatto, di mentalità, di cattiveria agonistica che riesce a trasmettere dentro al campo. Per le squadre che vogliono essere vincenti, disporre di un giocatore con questo tipo di approccio e di impatto è fondamentale.

Intanto, tra chi non ha affatto pensato a far le valigie c’è Moraschini.

Aspetto con ansia il suo recupero totale che avverrà per l’inizio del campionato - e fortunatamente vantiamo una “rosa” che ci permette di non forzare in alcun modo i suoi tempi di recupero - perché Riccardo avrà un ruolo importante nel gruppo.

A proposito di ruolo, quale collocazione ha in mente per lui?

Non mi piace essere legati ai ruoli che, per carità, continuano a esistere ma in maniera molto più superficiale, come ci racconta oggi la pallacanestro. È un giocatore di talento e di grande qualità. Nella mia esperienza pistoiese sono partito che Wheatle faceva il “4”, poi l’ho messo da “5” e in serie A giocava addirittura da playmaker. Non penso di utilizzare Moraschini centro, ma credo che abbia le qualità tecniche, fisiche e di conoscenza per ricoprire qualunque ruolo degli esterni, dall’1 all’ipotetico 4 dovessimo mai giocare uno “small ball” come si suol dire.

Moraschini non da centro, ma al centro, par di capire.

L’importante è che abbia la consapevolezza del ruolo di primo piano che abbiamo inteso affidargli. Starà a lui dare continuità a questo tipo di progetto che ho nei suoi confronti.

Completiamo il capitolo esterni, venendo a McGee.

Penso sia l’americano più forte che il nostro campionato possa vantare quest’anno e oggettivamente è quello con il pedigree di maggior blasone all’interno dell’A2.

Giocatori perimetrali, volendo trovare il pelo nell’uovo, non particolarmente “triplisti” per vocazione.

In generale, non credo abbiano particolari problemi a far canestro perché è gente abituata a realizzare punti. Mi basta questo.

E siamo al pacchetto dei lunghi.

Avevamo già in casa con contratto Baldi Rossi e Burns e dunque erano due tasselli sui quali montare l’impalcatura. Giusto ripartire da loro perché ambedue hanno qualità umana e tecnica oltre che esperienza per aiutare la squadra a performare il meglio possibile. E poi vorrei chiarire un concetto.

Ne ha facoltà.

Ho sempre pensato che con due soli stranieri a disposizione, io un americano non lo metterei mai nel “5” perché ritengo sia uno slot particolare per il quale non è facile trovare un giocatore che venga in A2, che accetti un certo tipo di ingaggio e che faccia determinate cose utili e funzionali alla squadra. E anche se hai disponibilità economiche discrete non è scontato in A2 prendere i giocatori che vorresti. Tra l’altro abbiamo deciso di non partecipare ad aste che sono state totalmente fuori controllo perché si era giunti a valori sin troppo elevati per la tipologia di alcuni italiani. E allora si è ritenuto che un giocatore come Possamai si incastrasse bene.

Possamai, appunto.

L’ho seguito in questi anni e ritengo sia uno dei migliori prospetti nel suo ruolo del campionato italiano. Così, createsi le opportunità per investire sul ragazzo, sono stato particolarmente contento di averlo preso. Lui, Burns e Baldi Rossi sono tre giocatori totalmente diversi l’uno dall’altro, ma ognuno presenta una caratteristica specifica che in determinate partite, a seconda degli avversari, potrà avere una sua funzionalità. Possamai è enorme e ingombrante in termini di fisicità, il capitano è molto tecnico e Burns è uno di rapidità, energia e imprevedibilità. Un bel mix, insomma, appropriato per le nostre attese.

E da ultimo, a chiudere il cerchio, avete ingaggiato Basile.

Giocatore con ampi margini di miglioramento di cui apprezzo le doti tecnico-tattiche, la sua capacità di saper stare in campo e l’impatto fisico spiccato. Non è uno verticale e che zompa, pur saltando parecchio, ma ha un’irruenza fisica di altissimo livello per la serie A e dunque a maggior ragione per l’A2. Caratteristiche che si sposano bene con quelle degli altri tre lunghi.

A proposito, non ritiene che i suoi lunghi non spicchino per verticalità e atletismo?

Se questo pacchetto fosse per la serie A, allora sarebbe evidente la difficoltà di cui sopra. Ma uno non deve mai dimenticarsi il campionato nel quale gioca. Se posso condividere l’opinione espressa nella domanda, mi chiedo però chi altri abbia atletismo e verticalità tra i team del nostro campionato. Per cui sono tranquillo.

Riassumendo?

Siamo una buonissima squadra, inutile passare per fessi raccontandoci ciò che non è. È evidente che abbiamo un roster di livello e che il club abbia alzato ulteriormente l’asticella. Innegabile, dunque, che siamo davanti insieme però ad altre squadre che hanno investito poco più o poco meno di noi e che hanno obiettivi simili al nostro. Si parte tutti là, dopodiché - ragionando in funzione regular season, ovvero per giocarsi un certo di tipo di posizione - l’aspetto principale sarà la capacità di essere ”presenti” in ogni singola partita. Perché ci sono tanti scontri diretti, ma pure partite contro avversarie sulla carta inferiori e in quelle gare lì devi avere la forza di essere sempre costante e competitivo, offrendo prestazioni di livello. Insomma, bisogna essere sempre pronti e preparati. Perché anche quei punti valgono eccome.

A lei le conclusioni.

Possiamo proporre un bellissimo e intrigante mix tra giovani ed esperti che non denunciano però un’eccessiva usura del motore che ha dunque ancora del potenziale da esprimere. Vantare quattro ragazzi sotto i 24 anni alle prese con una più completa crescita fisico-tecnico-tattica è estremamente stimolante per quello che è il mio lavoro. Abbiamo voluto provare a strutturare una squadra che potesse avere uno sviluppo nel corso della stagione. Vedremo alla fine dell’anno se saremo stati così bravi da aver ampliato anche questo comunque già significativo valore di partenza.

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