Cantù, c’è un popolo che sogna la rimonta. Non si può deludere

Basket Il doppio tutto esaurito del PalaFitLine è la conferma dello sconfinato amore della tifoseria

C’è un popolo che spinge. Che ha già dimostrato di non voler mollare. E che non può che essere uno stimolo per l’Acqua S. Bernardo Cantù. Uscita con le ossa rotte dalla prime due gare di finale in casa, la squadra di Devis Cagnardi è obbligata a non deludere quei dodicimila e duecento tifosi che, divisi nelle sfide di Desio, hanno riempito il PalaFitLine.

Una forma di amore

La più grande forma di amore nei confronti della squadra di questi ultimi anni. Di sicuro dalle stagioni buie (retrocessione più mancate promozione) in avanti. Un fenomeno quasi inspiegabile, ci fermassimo ai risultati più recenti. Ma che ha motivazioni che affondano nella notte dei tempi. E che allargano il concetto di Cantù-Cucciago-Pianella a Cantù-Brianza-Comasco e territorio. Un’autentica rivoluzione. Sportiva e culturale. Con nuovi confini e protagonisti.

Che deve diventare una spinta. Se ci credono loro, il meraviglioso popolo biancoblù, perché non devono poterlo fare tecnico e giocatori? La situazione venutasi a creare, è vero, potrebbe anche essere frustrante. Perché non vincere in presenza di tanto entusiasmo e di tutto quello che si sta materializzando attorno (costruzione della nuova arena e allargamento della proprietà del club non sono riferimenti puramente casuali) potrebbe spingere in un gorgo tecnico e psicologico dal quale si corre il rischio di essere ripescati solo con il cucchiaino.

Ma questi sono conti che si faranno soltanto alla fine, eventualmente. Adesso invece ci troviamo di fronte a una serie ancora aperta. Difficile, difficilissima, ma non impossibile. Tre vittorie servono per andare in serie e tre sono le occasioni che ancora mancano. Due, lo sappiamo bene, a Trieste e una di nuovo a Desio. E se i giuliani sono venuti a banchettare due volte nella casa biancoblù perché la S. Bernardo non potrebbe fare altrettanto?

In fondo, è o non è la squadra di Cagnardi la seconda di un girone e non affronta la quinta di quell’altro? E se qualcuno pensa alla Pistoia dell’anno scorso meglio che cambi subito idea, perché di gufi Cantù non ne ha bisogno.

Torniamo allora a quei 6.087 di gara uno e ai 6.095 di gara due. Che significano? Il ritorno ufficiale della Pallacanestro Cantù nel novero delle grandi piazze italiane. Un potenziale tante volte inespresso e che adesso potrebbe avere proiezioni ancora più rosee, soprattutto guardando alla nuova arena e a un obiettivo che da tre stagioni è stato fissato come prioritario: il ritorno in serie A.

Si trasformerà in benzina?

Ed è la forza di questa gente che dovrà trasformarsi nella benzina di capitan Filippo Baldi Rossi e compagni. Davanti a loro tutte partite senza ritorno, con le più classiche delle spalle al muro. Ma la paura, semmai ci fosse stata, dovrà lascia posto all’orgoglio e all’ambizione. Provare - mica tanto, si è obbligati - ad andare a prendere una partita a Trieste a casa loro, dove già stanno apparecchiando per la grande festa, potrebbe anche scatenare un effetto domino in grado di ribaltare l’inerzia.

E riportare tutto su binari più consoni ai sogni di un popolo. Quello biancoblù. Dodicimila e duecento anime in due partite (e in tre giorni).

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