Cantù a Livorno per vedere se è l’anno buono

La partita Nei bar e sui social, si sta già facendo strada la convinzione che, al quarto tentativo, forse Cantù abbia intrapreso la strada giusta

«È l’anno buono». Qualcuno già lo pensa, come l’aveva pensato probabilmente altre volte. Nei bar e sui social, si sta già facendo strada la convinzione che, al quarto tentativo, forse Cantù abbia intrapreso la strada giusta.

Vietato spezzare i sogni innocui di una tifoseria, ma è altrettanto giusto ricordare che il campionato di serie A2 è alla sesta giornata: ne mancano altre 32, un’eternità.

Ma è indubbio che Cantù e i suoi tifosi si godano il momento. Quattro vittorie consecutive non sono un record, non sono un’impresa impossibile, ma sono certamente la spia di un buon periodo di forma, di una squadra che cresce e sa anche rimanere compatta nelle difficoltà.

Come successo non più tardi di mercoledì, quando a Verona ha saputo rimettersi in carreggiata dopo una partenza horror e un divario di venti punti che poteva sembrare incolmabile.

Alla fine, Cantù ha vinto, andando ben oltre i demeriti di Verona, squadra di primo piano e che darà fastidio a tanti.

Ora, in questo inizio di stagione che pare tanto una full immersion – sei partite in venti giorni – Cantù affronta stasera alle 18 la Libertas Livorno al PalaMacchia. Sarà la seconda partita di fila in trasferta, la quarta fuori casa in sei giornate.

Calendario pazzerello, ma che da domani si regolarizzerà con un’alternanza casa-trasferta fino a gennaio.

Cantù nel catino labronico – pubblico caldissimo quello livornese, capace in passato di fare 8 mila spettatori in occasione dei derby con la Piemme – dovrà fare i conti con l’energia del palazzo, con tutto l’entusiasmo di una squadra che proverà a sfruttare l’onda lunga della carica che dà una promozione e anche dal valore stesso della squadra, cementata partendo dal roster che ha conquistato la A2, con aggiunte di spessore – peraltro agli inizi del mercato estivo – come Banks e Filloy, giocatori più vicini ai 40 che ai 30, ma che sanno sempre fare la differenza.

Basti pensare a Filloy, lo scorso anno giustiziere di Cantù in finale playoff con la maglia di Trieste.

© RIPRODUZIONE RISERVATA