Cantù, il primo posto è sfumato? Si può già puntare tutto sui playoff

Basket A2 Sei punti di distanza da Udine, con lo scontro diretto perso in casa, sono parecchi. La riflessione è se non valga la pena pensare di “lavorare” già in funzione della post season

cantù

Sei lunghezze di ritardo dalla capolista, con la quale a Desio si è peraltro già perso lo scontro diretto. E Cantù davanti a sé ha pure Rimini e Cividale, mentre al suo fianco si ritrova Bologna e Rieti. Di giornate, al termine della regular season, ne rimangono pur sempre 13 e dunque anche i presupposti per provare a rientrare non fanno ancora difetto, ma - allo stato - è plausibile ritenere la S.Bernardo ancora in corsa per l’unica promozione in diretta in A? Ipoteticamente certo che sì, realisticamente invece appare meno probabile.

E allora si porrebbe un interrogativo/riflessione. Vale la pena dannarsi per provare a ingaggiare un duello - per quanto per ora a debita distanza - con Udine per giocarsi sino in fondo tutte le proprie carte, oppure è preferibile ritrovare quanto prima i propri equilibri smarriti, schiarirsi le idee tecnico-tattiche, rasserenare ambiente e clima per presentarsi nella miglior condizione - fisico-atletica-psicologica - ai playoff? Perché tentare di “puntare” ancora i friulani potrebbe portare a sfiancarsi e a ritrovarsi asciugati sotto il profilo dell’energie nervose qualora l’obiettivo (ribadiamo tutt’altro che semplice) non dovesse essere centrato. Sbarcando dunque nella post season già stressati.

Squadra lunga, ma disomogenea

Va altresì riconosciuto, purtroppo, che Cantù è l’unica piazza che vivrebbe i playoff come una sconfitta. E rischia di pagarlo perché da dietro stanno risalendo quelle forti che sanno già che i playoff li faranno. A livello mentale potrebbe fare la differenza.

Del resto, non mancano casi analoghi in passato - a ogni livello - in cui lo spalla a spalla abbia finito per condizionare il finale di stagione della squadra rimasta scottata. Che poi non ha più saputo reagire alle nuove sollecitazioni.

Sin qui, il campionato riguardo Cantù sembra essere stato sufficientemente chiaro: la squadra è lunga, ma non ha un leader. De Nicolao sconta (ha scontato) l’assenza di McGee (averlo avuto fuori così a lungo è stato pesantissimo). E il non esserci di Tyrus ha minato equilibri, ad esempio costringendo Moraschini a recitare da prima punta, quale mai è stata.

Il leader sembra così essere il devotissimo (alla causa) Piccoli, ma in una squadra come Cantù non può esserlo... Riisma, altro fedelissimo, è un po’ sparito. Valentini dipende dal tiro, avendo più difficoltà a costruire, Okeke è un prospetto, ma solo in dimensione offensiva. E nessuno fa legna, a parte Hogue. È la squadra più lunga, ma anche una delle più disomogenee, di volta in volta a caccia dell’eroe di giornata. E poi c’è da dire che in un torneo come quello di A2 si danno e si prendono botte: ecco, Cantù le prende senza saperle dare con altrettanta efficacia.

Le altre

E ora un fugace sguardo alle tre squadre che le stanno davanti. Udine ha equilibrio grazie anche all’arrivo di Pullazi che rinforza i lunghi (anzianotti) dando una doppia dimensione. Impatta più lui di Pepe, che pure verrà prezioso. Dipende un po’ dal tiro da 3, ma “questo” Hickey sposta. Rimini ha guai fisici con Camara e Robinson, oltre a Tomassini e Simioni acciaccati. E per quasi un mese ha giocato senza Johnson. Pur se allungherà il roster, Cividale ha avuto acciacchi seri con Miani (che conta molto) e appare più che altro una mina vagante.

Infine, un’ultima annotazione. Si è parlato molto dei tanti turni infrasettimanali. Ebbene, su otto ne sono stati giocati sei, ne restano due in febbraio, dopodiché dal 2 marzo si torna a giocare ogni sette giorni. Quindi probabilmente non sentiremo più ripetere “si gioca troppo”, “si fanno male”, “ritmi folli”. Meno male.

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