Cantù, riempi la Coppa Italia di canestri

Basket L’Acqua S.Bernardo oggi a Bologna (ore 20.45 con diretta sui Raisport Hd) all’assalto di un trofeo mai vinto. Cividale è forse l’avversario che non ci si aspettava, ma ha grinta ed entusiasmo. Valentini: allarme rientrato, ci sarà

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Nel confine molto labile - e forse tutto canturino - tra «è una Coppa che non conta niente» e il rischio di circo mediatico in caso di sconfitta - qui o in semifinale -, c’è una certezza. Solida. Granitica. L’Acqua S.Bernardo stasera (ore 20.45 con diretta su Raisport Hd) va all’assalto dell’unico trofeo che manca nella sua prestigiosa e quasi novantennale bacheca: la Coppa Italia. Sarà anche di A2, vero, ma poco importante, sempre di trofeo nazionale si tratta.

La rivincita delle non favorite

Per metterci le mani sopra, dovrà superare l’Ueb Gesteco Cividale, avversaria giovane (per fondazione), con grinta ed entusiasmo, oltreché un gran bel gioco dinamico. Significa, in soldoni, che, rispetto alla griglia che aveva fatto il tabellone di questa Final Four del Paladozza a Bologna (dalla prima alla quarta al termine del girone di andata), ad andare a casa sono state le due meglio classificate: Udine, respinta da Cantù dopo un supplementare, che era seconda, e Rimini, strabattuta dai friulani, che aveva chiuso in testa.

Giusto così, probabilmente, perché alla finale ci sono arrivate le squadre con più fame: comprensibile se si pensa all’Old Wild West capolista, che tutto vuol correre tranne i rischi per centrare la promozione diretta in A il più presto possibile, un po’ meno, magari, per la Rivierabanca, che comunque sta attraversando il momento peggiore della stagione.

Ma quel che è stato, soprattutto per le perdenti, fa parte del passato. E, oltre a già essere diventata nuda e cruda statistica, più in là non si va. Il presente, invece, riguarda la finale. Tranquilli, giusto perché lo sappiate, nessuno dalle parti di questo giornale ritiene che sia un trofeo che non conti. Anzi. Un po’ per quello che ci siamo detti all’inizio, e quindi muoriamo dalla voglia di vedere quella coppa stilizzata sulle finestre delle sede di via Como (al pari di tutte le altre, scudetti compresi), e un po’ perché sarebbe la benzina migliore per il finale di stagione.

Perché se è vero che Udine veleggia verso lassù, è assodato che niente va mollato a priori, sfruttando i successi come il viatico ideale per passare all’attacco del secondo posto utile per la A.

E stasera? Occhio alla vivacità della squadra del “Pilla”, al secolo Stefano Pillastrini, che in semifinale ha sfruttato le grandi cose di Lamb, Dell’Agnello (sì, proprio lui a castigare papà Sandrokan, seduto sulla panca di Rimini) e del solito Redivo. Messi nel mirino i pericoli numero uno (in attacco si potrebbe aggiungere quell’Anumba che, ultimo arrivato, si è ambientato molto bene), Cantù ha chiaramente nel proprio roster tutte le contromosse possibili e immaginabili.

Aspettando Baldi Rossi

Detto che escludiamo a priori il secondo flop di fila di Grant Basile e che siamo pronti a scommettere sull’aria di casa e di possibile vittoria benefica nei confronti di Filippo Baldi Rossi, il Tyrus McGee dell’ultimo periodo ha fatto vedere quanto è mancato nelle undici gare saltate per infortunio, contando pure sull’importante complicità di Fabio Valentini (il pistolero della sfida con Udine:a proposito l’affaticamento muscolare al polpaccio non dovrebbe porlo a rischio) e Matteo Piccoli. Chiavistelli perfetti per far saltare il meccanismo cividalesco.

Soprattutto se Dustin Hogue saprà dare continuità alla prestazione nei quaranta minuti e Luca Possamai vorrà rigarantire quel che ha dato: significherebbero alternative al gioco perimetrale, con palla dentro e opzioni d’attacco in più. In fondo, Cantù, questa è o non è la Coppa Italia? Allora, riempila di canestri.

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