Cantù si è ritrovata. E alla Coppa Italia arriva con il sorriso

Basket A2 Le recenti prestazioni contro Udine e Rimini hanno restituito fiducia e consapevolezze ai brianzoli. Da venerdì a Bologna parte un nuovo assalto al trofeo

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Se non proprio completamente rigenerata, di sicuro quantomeno rinfrancata. È questa la S.Bernardo che esce dal consecutivo doppio scontro diretto con Udine e Rimini. Dunque, vediamo un po’. In trasferta al cospetto della capolista - al netto di un primo quarto censurabile sotto ogni profilo - la squadra di coach Brienza è poi rimasta in partita sino alla fine e se vogliamo è stata in campo pure meglio.

Perché l’Apu è efficacissima nella propria semplice unidimensionalità (tutti “larghi” in attacco per lasciare l’area libera alle scorribande di Hickey, pronti se nel caso a sfruttarne gli scarichi visto che gli scorer non le fanno difetto), ma Cantù - pur in costanza della perdurante assenza di De Nicolao - ha una bidimensionalità (quando non multidimensionalità) più spiccata e intrigante. Quel confronto i brianzoli l’hanno perso di 4 punti pur avendo avuto una valutazione migliore dell’avversaria (92-90) e pur avendo dovuto in buona sostanza riporre i propositi di poter ambire ancora al primo posto in proiezione promozione in serie A. Ciò detto, non ne sono usciti ridimensionati. Tutt’altro. Confermando che da quell’autentico incubo delle cinque cadute di fila ci si era risvegliati con i tre successi consecutivi magari anche solo in virtù di quella tripla sulla sirena del 40’ di Valentini che aveva consegnato una a quel punto insperata affermazione ai danni di Cividale. E che, appunto, a quel risveglio ha fatto seguito una nuova presa d’atto di sé e delle proprie consapevolezza al “Carnera”.

Unica ad aver fatto punti

Ed eccoci alla sfida con Rimini (quella che più di tutte aveva raccolto punti in trasferta) che ha esaltato la voracità offensiva dei principali terminali brianzoli - McGee e Basile, naturalmente - e l’eclettismo di un Piccoli la cui prestazione ne ha sublimato le precipue caratteristiche.

Bene, generalmente pur con qualche sporadico passaggio a vuoto, anche la difesa che ha contenuto a tre i cinque giocatori (e mezzo) che vanno abitualmente in doppia cifra lontano dal “Flaminio”, che ha tenuto a 74 punti una RivieraBanca che fuori viaggia sugli 80, inserendo qualche granellino di sabbia nel motore di una squadra che in trasferta aveva un 90 di valutazione media e che a Desio è stata trattenuta a 80.

Particolare affatto trascurabile, delimitando Rimini, i biancoblù hanno ritrovato la seconda posizione in classifica proprio al fianco dei romagnoli che denunciano sì una partita in meno giocata, ma che sono pure sotto 2-0 negli scontri diretti.

Insomma, parrebbe essere una S.Bernardo sorretta dal buon umore quella che si proietta alla final four di Coppa Italia. Unica, tra l’altro a giungervi da vincitrice dell’ultimo turno di campionato alla luce delle - inopinate - sconfitte di entrambe le friulane.

La prospettiva immediata

A Bologna, sede della rassegna, occorrerà verificare quanto Udine sia disposta a investire sull’eventuale conquista del trofeo qualora le “procedure” confliggessero con l’opportunità di non disturbare la marcia verso il salto di categoria di cui detiene le quote di larga maggioranza. Nel senso, varrà la pena rischiare alcuni giocatori acciaccati (Da Ros e Ikangi in primis) per provare a rincorrere il trofeo quando ovviamente il focus è rappresentato dalla serie A?

Come dire, l’ostinazione e la determinazione non saranno magari le stesse delle altre tre contendenti che invece hanno più necessità di garantirsi intanto un gingillo del genere. Cantù perché lo insegue invano da una vita, Rimini perché cerca un’àncora alla quale aggrapparsi dopo essersi ora ritrovata sballottata a seguito delle tre più recenti sconfitte, Cividale perché è l’unica del quartetto per la quale la serie A non è un obbligo e pure nemmeno una volontà e dunque potrebbe convogliare tutte le proprie energie e velleità nelle giornate del PalaDozza.

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