«Cantù, la squadra ha il mirino puntato»

Basket A2 Il tecnico Brienza, che ieri ha ritirato il Premio Reverberi, traccia un bilancio e rilancia le ambizioni

È andato a prendersi anche il Premio Reverberi, l’Oscar del basket, come miglior allenatore maschile. La consacrazione, dopo essere stato il più bravo tra gli allenatori dell’ultima serie A. Reggio Emilia ha incoronato ieri sera Nicola Brienza, tecnico dell’Acqua S. Bernardo. E a Cantù, pur godendo della luce riflessa, meglio non potrebbe andare.

«Una stagione pazzesca - dice il coach cresciuto nella cantera biancoblù -. E inaspettata. Proprio perché inaspettata ancora più bella e gratificante. L’impresa sarà ora trovare spazio in casa per mettere questi trofei e ammirarli ogni volta. Finirò per metterli sul comodino...».

«Guai a sedersi sugli allori»

Tra il serio e il faceto, Nick ha però una convinzione ben precisa. «Guai a sedersi sugli allori - aggiunge -. Il nostro lavoro è da montagne russe. Oggi, lo so, sono bellissimo, bravissimo e preparatissimo. Domani, chissà. Allora mi godo il momento, mi coccolo i riconoscimenti nell’intimità della famiglia e vado avanti sapendo che ogni giorno sono sotto esame».

Cambiato sì, ma non troppo, in questo periodo lontano da Cantù. «Chi mi conosce bene - spiega - sa che sono rimasto davvero il solito. Nel bene o nel male. Ma qui ho trovato giocatori diversi, con esperienze diverse e ambizioni diverse. E una società che sa quello che vuole e che se lo è posta come obiettivo ben definito. E allora sapete che vi dico? Che in una cosa sì sono cambiato, ed è nel rispetto che ho per me stesso».

In che modo è presto detto. «Quando lasciai Cantù sei anni fa - dice Brienza - ero all’inizio di tutto. Non avevo mai sbattuto il muso contro cose diverse e non avevo gestito situazioni lontane da casa. Ora invece c’è un Nicola più pragmatico, con maggiore personalità e consapevolezza in se stesso».

Le lenti giuste, dunque, per vedere quanto si è fatto fin qui. «Questi venti e rotti giorni di lavoro - è sicuro il tecnico - mi hanno detto che quella di quest’anno è una squadra piacevole da allenare. C’è tanta fame e i ragazzi hanno puntato il mirino. E il gruppo è concentrato perché il colpo vada il più vicino possibile al bersaglio».

Sfruttando quali qualità? Brienza non ha dubbi. «Mi aspettavo sì da tutti il massimo - prosegue -. Pare una cosa scontata, di questi periodi, ma in fondo non è così. Eppure i ragazzi lo stanno facendo. Abbiamo un gruppo giovane, con 5/6 giocatori che stanno crescendo nella speranza di poter avere una carriera importante. E poi gente affermata, di carisma ed esperienza. Le due anime si sono già unite, ed è la cosa che mi piace. C’è per tutti un focus importante, e la cosa mi stimola molto».

Il ritorno da Livigno è tra i più dolci, visto anche i test positivi con Cremona e Trento. «Diciamo - la tesi di Brienza - che siamo dove pensavo di essere. Grazie anche al fatto di non avere nulla oltre ai normali intoppi da preparazione. Purtroppo sono stati solo pochi giorni, ma sono stati un bel momento di aggregazione. Tempo che è servito ai ragazzi per approfondire la disponibilità tra di loro e nei miei confronti e a me per cominciare a mettere in atto le prime cose».

Anche dal punto di vista tecnico. «Anche. Le cose che avevamo preparato - dice il coach -, che sono poi le nostre fondamenta, direi che sono state recepite. Questa settimana e la prossima serviranno per affinare preparazione e giochi. Oggi è forse molto presto per dire cosa siamo, ma abbiamo cercato tutta gente che avesse esperienza positiva. E la fortuna è quella di avere ragazzi che hanno vinto o sempre giocato per farlo. Se questo è l’imprinting, e non ho dubbi, non ci resta che leggere tutti sulla stessa pagina, come dicono gli inglesi. Basta trovare il modo di allinearsi e fare le cose che serviranno a me per mettere i giocatori nella condizione migliore per lavorare».

«Basile servirà alla Nazionale»

Non parla mai volentieri dei singoli, ma, per Grant Basile, Brienza prova a fare un’eccezione. Giusto perché tirato per la giacchetta. «Volete sapere se sta dando quello che mi aspettavo da lui- si chiede l’allenatore -? Certo che sì. Conosco le sue possibilità e so che quel modo di stare in campo potrà farcelo vedere in ogni partita. Dal mio punti di vista, data la giovane età, si tratta di un giocatore che può diventare molto importante anche in chiave Nazionale, diventasse italiano».

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