«Ci siamo portati avanti. Con Cantù arrivederci all’anno prossimo in A»

Gerosa, assistant coach della Udine neopromossa: «La vittoria a Desio a dicembre credo sia stata la svolta della stagione»

È cresciuto a Canzo, abita a Desio, ha allenato a Cantù e ha vinto il campionato a Udine. In estrema sintesi, Giorgio Gerosa. Ancora in piena adrenalina per la promozione appena ottenuta con Udine come assistente - per il secondo anno consecutivo - di coach Adriano Vertemati, ha raccontato la sua stagione. E si è lanciato in qualche ponderato pronostico. Con un augurio, per sé e l’amico Nicola Brienza: «L’anno prossimo insieme in serie A».

Buongiorno coach, come è andata la festa promozione?

Bene, molto bene. Devo dire che i festeggiamenti sono stati abbastanza pacati. I primi flash sono gli abbracci tra noi dello staff e con i giocatori. E i ringraziamenti della gente, molto sentiti: era una cosa a cui i tifosi tenevano tanto.

Chiaro, una promozione in A dopo 16 anni…

«Sono tanti, in effetti. Nelle ultime stagioni l’obiettivo è sempre stato alla portata, la società ha sempre lottato per salire. Si è percepita l’emozione sui volti di tutti.

Udine promossa con due giornate di anticipo, in un campionato diverso e con una formula tutta nuova. Sensazioni?

La promozione diretta era un sogno, più che un obiettivo: in estate non ci eravamo messi alcuna pressione. È difficile pensare di arrivare primi, con squadre competitive come Cantù e Rimini, ma penso anche ad altre, una decina in tutto. Siamo partiti con l’idea di arrivare più in alto possibile.

Che stagione è stata?

Lineare, ma il percorso si è complicato con gli infortuni di Pini e Stefanelli, due da quintetto: serve ringraziare il presidente, che ha rimpiazzato gli infortunati con innesti immediati e di qualità. L’idea era di avere continuità, che alla fine ci ha premiati. Tutte le rivali hanno avuto infortuni e cali, noi siamo sempre stati bravi a reagire tempestivamente con le pedine giuste.

Le “big” hanno perso tanto, è colpa del campionato un po’ logorante?

Penso a noi e alle nostre 8 sconfitte. Noi abbiamo perso solo una volta in casa e, fateci caso, mai perso due partite di fila. Abbiamo sempre reagito. Altro segnale importante, esclusa la prima sconfitta con Rimini alla prima giornata, le due con Brindisi e il ko a Bologna, con le dirette concorrenti abbiamo sempre fatto bottino pieno.

Tra cui Cantù, due volte…

La vittoria a Desio a dicembre credo sia stata la svolta della stagione. Battendo Cantù in trasferta, tutti hanno capito che questo campionato si poteva vincere. È un gruppo formato da gente che la A2 l’ha vinta tante volte e l’esperienza è importante. In A2 contano fisico e tecnica, ma bisogna essere pronti dal punto di vista mentale.

Altri fattori che hanno inciso?

Il gruppo, grazie a Vertemati, ha avuto una svolta caratteriale. Ci sono giocatori che hanno disputato la migliore stagione in carriera. Penso in particolare ad Alibegovic o a Da Ros. Tutti sono migliorati. Hickey è stato il punto fermo, poi abbiamo trovato tanti protagonisti, volta per volta.

Che coach è Vertemati? E quanto ha contato?

Il merito suo e dello staff è aver gestito bene queste personalità anche forti, indirizzando tutti verso l’obiettivo. Non è una banalità: tutti hanno messo il gruppo davanti a sé stessi. Il coach pretende precisione, è un grande studioso: cerca di avere sotto controllo tutte le situazioni, per adeguarle al gruppo e soprattutto declinarle a seconda della squadra che si va ad affrontare. È un grandissimo motivatore e riesce sempre a tirare fuori l’energia: contro Rimini era necessaria una grande carica, ma anche tanta tranquillità. Ha trasmesso entrambe le sensazioni.

Con quattro ex in campo e Gerosa in panchina è stata… “CantUdine”. Che stagione è stata per i vecchi canturini?

Hickey è un leader, non solo realizzativo, ma anche nello spogliatoio e negli allenamenti: è molto “europeo” in questo. Ha risolto alcune partite ma ha saputo mettere anche in ritmo i compagni. Da Ros uguale, ha giocato con serenità e ci ha permesso di aprire il campo: ha disputato una stagione pazzesca nel tiro da tre, ci ha dato una grossa mano.

Cosa significa invece questa promozione per Gerosa?

Tanto e racconto un aneddoto: dopo la vittoria con Rimini, un tifoso mi ha abbracciato, dicendomi che sono il suo idolo perché un anno fa, con Vertemati espulso, abbiamo vinto il derby con Trieste. Tutto questo mi rende orgoglioso e felice: abbiamo scritto la storia, a metà di un progetto sulla carta triennale. La società e la città meritavano tutto questo. E per me, è bello tornare in A, dopo la fine della mia esperienza a Sassari.

Per voi è finita, ma il campionato è ancora lungo. Cosa aspettarsi nelle ultime giornate?

Prevedo che gli scenari cambieranno ancora. Ci sono in palio 4 punti, con tante squadre border line, al confine tra play-in e playoff. L’equilibrio che si è visto nel corso della stagione durerà fino alla fine. Il fattore campo inciderà e sarà essenziale.

Passo in avanti: chi è la favorita per i playoff?

Io spero davvero che vinca Cantù. Rimini è un’ottima squadra, ma Cantù ha mezzi tecnici e soprattutto fisici che possono ridimensionare le tante qualità dei romagnoli. Infatti, non è un caso che Cantù sia 2-0 con loro.

Possibili outsider?

La Fortitudo è in calo, ma ha dalla sua il fattore campo, perché vincere al PalaDozza è dura per chiunque. Rieti si presenta bene, è difficile da affrontare e ha preso un bel giovane come Gallo. Cividale stessa è una brutta gatta da pelare. E anche Brindisi può essere pericolosa.

Al suo amico Brienza invece cosa vorrebbe dire?

Mi limito a grosso in bocca al lupo. Con la speranza di ritrovarci insieme, ma da avversari, in serie A.
L.Spo.

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