Como (e Ludi), un libro aperto: l’incontro alla Fiera

Intervista «Stadio e risultati, siamo una società che ha dimostrato di mantenere le promesse»

Un’ora sul palco della Fiera del libro. Una presenza simbolica, in un appuntamento culturale della città. Il direttore generale del Como Carlalberto Ludi è venuto a spiegare progetti e filosofia del Como 1907, la società di calcio cittadina di proprietà indonesiana che sta scrivendo un capitolo assolutamente nuovo, sia in città che nel panorama del calcio italiano. Incontro promosso da Confesercenti (con l’introduzione del presidente Claudio Casartelli). Ludi ha mostrato il progetto di fronte a una sala gremita, di tifosi, ma non solo, anche di curiosi o di persone che volevano approfondire la conoscenza di un progetto che non è solo calcistico. E come sempre il dirigente è stato abile ed empatico oratore, perfetto nel ruolo per questa società di così ampio respiro. Como sta cominciando a capire. Ed è un gran risultato.

Ludi, possiamo parlare di progetto innovativo? Diverso da qualsiasi altro?

Probabilmente sì. Credo che la filosofia di questa società sia molto diversa da quella che guida i club del calcio. Il pallone è un mondo molto chiuso in sè stesso, che ripete spesso le stesse dinamiche, qui invece si vogliono indubbiamente battere strade nuove. Ed è eccitante far parte di questo progetto.

Spesso si è parlato di territorio come elemento alla base del progetto. Solo retorica, o verità?

Assolutamente verità. Sappiamo la dimensione della città, la sua immagine all’estero. Sicuramente non un caso che questa proprietà sia venuta qui.

Dunque, dopo che per anni i tifosi del Como hanno considerato la città, distratta e apatica, come un freno, adesso è il contrario: possiamo dire che Como è il motore del progetto calcistico.

Senza dubbio sì. Ci sono tanti modi di sviluppare il calcio, chi punta principalmente sull’aspetto tecnico, chi sullo stadio, chi sul merchandising. Questa società punta sul territorio e su uno sviluppo di un progetto legato al mondo della città che la ospita.

C’è un paragone con qualche altra città che si può fare?

Per certi versi Venezia può essere un caso simile.

Suwarso ha parlato di modello Disney.

Credo lo abbia fatto per far capire come può svilupparsi il progetto. Diverse aree commerciali concentrate su un brand molto noto.

Ma senza stadio sarà dura.

Lo stadio questa società lo farà (applauso spontaneo della folla, ndr). Non posso immaginare i tempi, ma è la naturale evoluzione delle cose. La famiglia Hartono non è che è arrivata qui trovando lo stadio da un’altra parte e vuole trasferirlo a bordo lago. Lo stadio era già lì. Si tratta di lavorare per risolvere i problemi di impatto sulla città. E la volontà è questa. Risolvere problemi e non crearne.

Intanto avete mantenuto la promessa: il Como giocherà la prima partita in casa al Sinigaglia.

Grazie alla collaborazione del territorio e delle istituzioni, siamo arrivati a questo traguardo che ci riempie di orgoglio. Però aggiungerei una cosa.

Prego.

Mi pare di poter dire che questa è una società che mantiene le promesse. Quando sono arrivato la proprietà voleva la serie A in 7 anni, e ci siamo riusciti in 5. Quando siamo andati in B, pochi credevano che avremmo giocato subito al Sinigaglia, invece evitammo ai nostri tifosi viaggi extra per partite in campo neutro. Abbiamo comprato il centro sportivo, come promesso. Ora giocheremo al Sinigaglia la prima in A, quando su questo molti erano scettici. Al di là delle vittorie sul campo, mi pare di poter dire che di questa società ci si può fidare.

Il territorio sono anche i tifosi.

Non nego che a ripensare a Como-Cosenza mi viene in mente il clima elettrico che i nostri tifosi erano riusciti a creare allo stadio. Ma voglio andare oltre. Dopo Modena-Como 5-1, due anni fa, in una situazione parecchio complicata per noi, con il caso Gattuso eccetera, avemmo un incontro con i tifosi andando a una loro riunione. Fu un incontro anche deciso, duro, ma sempre rispettoso dei ruoli. Un incontro in cui ebbi la conferma della caratteristica di questa piazza. Una tifoseria che sa ascoltare, sa porsi delle domande per cercare di capire. Credo che si sia instaurato un bel rapporto di fiducia.

Veniamo al campo. Un punto dopo tre partite: preoccupati?

Direi di no. Innanzitutto, abbiamo sempre detto che l’impatto con la serie A sarebbe stato difficile. Tutto nuovo per tutti, non solo per giocatori e tecnico, ma anche per tutte le altre componenti. Un mondo nuovo dove un rodaggio è necessario. Poi siamo una squadra nuova.

Ma?

Ma le prestazioni ci confortano. La prima cosa che abbiamo imparato è che in serie A non devi sbagliare, perché paghi. Come prendere gol a Torino al 45’ o la rete presa a Udine dopo un ottimo primo tempo.

Fabregas è più di un allenatore.

Assolutamente. Ma questo non deve distrarre sul suo compito principale, che è, appunto, quello di allenatore. Per me è un fuoriclasse. Un fuoriclasse giovane, che deve fare esperienza. Ma un fuoriclasse. Basta vedere cosa ha fatto lo scorso anno, il cambio di marcia che ha imposto alla squadra con la sua mentalità. Ma non sottovalutate l’aspetto tattico: sta proponendo qualcosa di nuovo.

È uno ossessionato dalla vittoria?

Direi di sì (ride, ndr).

Suwarso pare uno molto appassionato.

Lo è. È uno che va molto veloce e devi stare al suo passo. La pressione arriva dalla sua capacità di alzare l’asticella sempre più sù. Per il resto è molto empatico, lascia lavorare. E a sua volta è sotto pressione dalla proprietà.

Avete segnali della passione dei signori Hartono?

La loro passione è testimoniata dalla capacità incredibile di fare business. Ma quando sono arrivati i familiari qui, abbiamo sentito molta vicinanza anche umana ed emotiva

Se avessimo immaginato un dirigente adatto a questo progetto, sarebbe uscito un... Charlie Ludi. Lei era già così, o ha imparato strada facendo?

Mah... ho smesso di giocare perché il calcio mi annoiava un po’. Ho cercato di allargare le mie competenze su aree più vaste, leggo molto, studio, mi interesso. Ci siamo incrociati per caso, l’unica cosa che posso dire è che sono felice di essere qui.

Varane?

Sta facendo la convalescenza. Vedremo come andrà il decorso.

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