Dell’Agnello: «Cantù è molto forte, ma noi non siamo da meno»

Intervista con il capo allenatore della capolista che domani ospiterà la S.Bernardo nello scontro al vertice

Sandrokan è tornato ed è in cima alla classifica. Lo chiamavano così, quando giocava, per la sua determinazione: Sandro Dell’Agnello, 63 anni, è uno dei totem del basket italiano: Livorno, Caserta, Roma, Pesaro, Siena le sue tappe principali. Uno di quella generazione di fenomeni, con Antonello Riva, Walter Magnifico, Ario Costa, ecc.., che ha infiammato i palazzetti tra gli anni ’80 e ’90.

Dalla scorsa stagione, subentrato a Mattia Ferrari, è l’allenatore di Rimini. Ha preso la squadra al penultimo posto e l’ha portata i playoff. Ora, Rimini comanda in A2, a +6 da Cantù. Domani alle 18 andrà in scena lo scontro diretto al palazzetto Flaminio.

Coach, quanto è importante Rimini-Cantù alla sedicesima giornata?

Sarà uno scontro diretto, perché più o meno siamo alla pari. Ma ci sarà anche la partita a Desio e mancano troppe gare. Si fa in tempo tutti a morire e rinascere.

E chi l’avrebbe detto di Rimini in testa dopo essersi salvata all’ultimo la scorsa stagione?

Credo nessuno, non esagero se dico che siamo oltre ogni più rosea aspettativa avendo vinto 14 partite su 15, cosa che nemmeno il Real Madrid o i Lakers...

Sta girando tutto bene?

Sì, ma posso dire con una certa dose di certezza che non abbiamo mai rubacchiato finora. Queste vittorie ce le siamo tutte conquistate e meritate. Come si vede, siamo stati molto continui e questo fa la differenza.

Dalla Romagna come vedete Cantù e il suo percorso?

Cantù fin da questa estate è, in assoluto, la favorita numero 1 per la promozione in A. Rispetto agli inizi, posso dire che Cantù contro di noi avrà due stranieri in più: McGee che ha recuperato dopo l’infortunio e Hogue arrivato da poco.

Eventuali punti deboli?

Non ne vedo in nessun reparto perché Cantù attacca e difende molto bene. Ma anche noi siamo simili e, di conseguenza, non ci sentiamo inferiori. Cantù resta una squadra lunga e ben allenata.

Non le chiediamo un pronostico, ma una previsione…

Sarà una partita che si deciderà sugli errori, su chi sbaglierà meno. Non il tiro sbagliato, che può sempre capitare, ma su quello che si può evitare. Perché, Cantù e la mia, sono due squadre che sanno approfittare degli errori gratuiti e punire chi sbaglia.

Che aria tira a Rimini? C’è attesa?

Sono qua da circa da un anno. Al palazzetto c’era un mortorio, la squadra era penultima. Poi è iniziata una galoppata incredibile, abbiamo perso pochissime partite. Il palazzetto è vecchio, ma ora è uno spettacolo: pieno, di entusiasmo, di famiglie e di bambini. C’è tutto un “bolleggiume”, come diciamo noi toscani, per la pallacanestro. Per questo motivo va ringraziata la società per la campagna acquisti importante. E le persone che ci seguono: finalmente si riparla di basket a Rimini: è un posto fantastico per fare il mio lavoro.

Da giocatore ha girato tanto. Mai avuto contatti con Cantù?

Che io sappia, no.

E dei grandi giocatori della sua generazione, c’è qualcuno a cui è particolarmente legato?

La Nazionale ha fatto molto in questo senso. Per molti anni, l’Italia ha avuto un nucleo quasi fisso di giocatori e lì sono nate amicizie vere. Passavamo le estati in azzurro, tra ritiri e gare internazionali.

Aneddoti legati a Cantù, da giocatore?

Questa è bella, ma Cantù non c’entra del tutto. Nei ritiri con la Nazionale, senza telefonini e internet, si giocava a carte. Ore e ore. Leggendarie le sfide Dell’Agnello-Riva contro Gamba-Rubini a tressette: partite epiche, tutte le sere.

Torniamo al presente. Ma è proprio vero che questa A2 è la migliore degli ultimi anni?

Credo che negli ultimi vent’anni non ci sia mai stata una A2 di questo livello. Questo grazie ai tanti allenatori che si sono, alcuni con anni e anni di A alle spalle. E per i tanti giocatori forti, di categoria ma anche di categoria superiore, che sono stati presi. Era da tanto che le società non avevano una disponibilità economica come quest’anno per accaparrarsi ottimi italiani e direi ottimi stranieri.

Cosa danno in particolare i giocatori importanti? Quasi ogni squadra ne ha almeno uno…

Hanno contribuito ad alzare il livello. Le primissime hanno giocatori che con un passato di altissimo livello in A. E le squadre di seconda fascia, sono tutte importanti: non c’è una squadra materasso e questo si può vedere in ogni turno di campionato, con tanti risultati a sorpresa.

Forse la promozione diretta ha “ingolosito” tante società?

Questo ha influito e per fortuna c’è stato il cambio del format. Si premia la prima e un’altra dozzina di squadre, fino alla fine, gioca per un posto nei playoff. È una semplificazione giusta, ci voleva.

Rimini-Cantù è decisiva?

Importante sì, decisiva no. Ne mancano troppe, non siamo nemmeno a metà. Ma sarà una partita bella, da vivere e farà bene alla pallacanestro.

Da Cantù non arriveranno tifosi, questo toglierà un po’ di spettacolo?

Mi spiace che non ci sarà la loro curva piena. Lo sport dovrebbe unire.

Ci dà due possibili protagonisti della partita, uno per squadra?

No, perché nella mia non si capisce mai chi è il migliore, nel senso che ogni domenica ce n’è uno diverso: lo reputo un grande vantaggio. Ma lo stesso si può dire di Cantù. Credo che sulla carta ce ne saranno una ventina di potenziali protagonisti.

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