«Gli Award di Cantù per una crescita non solo sportiva»

Walter Sgnaolin, vice presidente del club biancoblù: «Serve un circolo virtuoso. E basta dirigenti che ragionano solo di pancia»

Il politicamente corretto, anche questa volta, lo lasciamo agli altri. Walter Sgnaolin, imprenditore di successo e vice presidente di Pallacanestro Cantù, d’altronde è fatto così. Mai scontato, odia le banalità e pensa sempre quel che dice. Gli XMas Award di domani sera a Campione d’Italia - sua creatura in collaborazione con il gm Sandro Santoro - da sempre rappresentano il momento per un bilancio annuale. Non solo sportivo.

Gli Award di Cantù, alla terza edizione, sono diventati un punto di riferimento.

Gli avevamo pensati come un momento di aggregazione per la comunità e di crescita per la società, anche e soprattutto nei confronti del territorio.

Con uno sfondo non solo di basket e sport, ma che strizzasse l’occhio al sociale.

Direi anche alla cultura e al tessuto economico. Ma principalmente nell’ottica di creare alternative positive per i nostri giovani, con il potere aggregante che hanno tutte queste voci.

Ci state riuscendo?

Diciamo che la mission resta invariata. Forse dopo questa edizione sarà il caso di fare una riflessione su importanza e collocazione. Anche nel calendario, paradossalmente. Non vorrei che alla lunga si pensasse come a una festa di Natale di Pallacanestro Cantù mascherata. Piuttosto troviamogli un altro periodo dell’anno.

Intravede dei pericoli, per caso?

No, ma non vorrei che ci si abituasse e che si finisse per premiarci tra di noi. Non è il nostro fine. Avrei voluto, e ancora voglio, che fosse una manifestazione che durasse negli anni grazie anche all’impegno del territorio. Che, ripeto, va coinvolto, perché ne va del nostro futuro.

Non si può dire che giri male, però...

Assolutamente no. Visto anche i grandi passi fatti dopo aver ereditato una società piena di debiti.

E con un’Arena che finalmente si vede all’orizzonte...

Avete toccato le corde giuste. È la cosa che funziona meglio. Continua a esserci grande impegno, nonostante gli ostacoli della burocrazia. Cantù Next e Cantù Arena stanno facendo le cose per bene. Bravi. Il lavoro mi ha stupito, Cantù sarà presa come esempio positivo, facciamo fin da subito che non sia solo un costo.

Arena che per lei continua a essere molto più di un mero contenitore.

Dobbiamo smettere di pensare allo sport come componente che non abbia cittadinanza nelle nostre vite. È un fatto sociale, ribaltiamo la visione. Perdere o vincere fa parte del gioco. Lo sappiamo. Qui c’è in ballo l’educazione delle persone e la crescita delle nuove generazioni. Come possiamo essere d’esempio se continuiamo a scagliarci contro gli arbitri, ad esempio?

Educazione, ecco un altro dei suoi cavalli di battaglia...

Lo so. Perché anche noi dovremmo pensare di avere una funzione più etica. Se sei educato, l’ho provato pure nella vita, fai forse fatica all’inizio, ma poi con il tempo paga sempre. Costruiamo un circolo virtuoso, aggreghiamo il territorio, affianchiamo le scuole come valore sociale, investiamo e apriamoci molto di più ai giovani.

Facile o difficile da farsi?

Lo chiedete forse al dirigente più assenteista, ma che dietro le quinte c’è sempre. L’ulteriore nostro salto di qualità sarà puntare su una struttura più snella, magari anche a livello di consiglio, e contare su una società che ragioni sempre meno di pancia e più di mente.

Un esempio?

Non vorrei diventassimo il club al mondo che cambia più allenatori. Diamo fiducia alla gente che abbiamo scelto. Non giudichiamo, ad esempio, il lavoro di un costruttore ai primi metri della casa, concediamo il tempo di arrivare al tetto. Poi sì, eventualmente, agiremo di conseguenza.

Messaggio ricevuto. Ci vediamo domani sera a Campione.

Purtroppo no, mi hanno chiamato nelle ultime ore per un intervento programmato da tempo. Manderò un messaggio. Poi esigenze di lavoro mi obbligheranno a prendere un semestre sabbatico, ma ci sarò sempre.

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