Hickey: «Sì, io un leader. Ma non l’unico a Cantù»

Intervista con il play americano della S.Bernardo sempre più protagonista

Leader tecnico (i numeri sono lì a dirlo) e capopopolo (guardatelo alla fine di ogni partita vinta). Che personaggio Anthony Hickey, il play americano che sta facendo impazzire Cantù e le difese avversarie. Bisogna dirlo, stavolta la società ci ha visto bene perché era da un bel po’ che non si vedeva un play così.

È ai primi posti di tante classifiche individuali: 2° nella media assist (7), 1° nelle palle recuperate (2.6), 5° nei punti segnati (17.7). E, se è vero che la valutazione è il miglior indicatore delle prestazioni individuali, anche in questo caso è il signore del girone Verde con una media di 23.1. Ed è amatissimo dai tifosi: a Desio, dopo una vittoria, si piazza sotto la curva e “chiama”, con la piccola figlia al seguito, i cori degli Eagles.

Hickey, 31 anni, ha avuto un grande impatto, in un campionato che non conosceva a fondo: «Ero consapevole che questo campionato fosse competitivo, ma chiaramente non potevo sapere quanto lo sarebbe stato quando ho firmato con Cantù. Posso dire che in una lega così, una squadra non può avere giornate “no”: ogni partita è fondamentale».

La scorsa stagione è stato protagonista in Israele con l’Hapoel Haifa, con statistiche simili a quelle che sta inanellando in Italia. E di Cantù ha sposato tutto: «Ho scelto di venire qui perché è un club che ha l’ambizione di tornare nella massima serie. È una sfida e l’ho accettata. È una grande opportunità per il club e per la mia carriera. Ho anche scelto Cantù per l’importanza che dà alla famiglia». In tanti ricorderanno la sua breve toccata e fuga di quattro giorni negli Stati Uniti: «Mi è stato concesso di tornare negli Usa per vedere mio figlio nascere, e so che in tanti posti non me lo avrebbero permesso».

Fin dal primo allenamento, Hickey ha mostrato la stoffa del leader. Che, molto semplicemente, sente tagliata su misura per lui: «Credo di essere un leader, ma so che in questa squadra ci sono tanti leader diversi che fanno cose differenti e guidano la squadra in maniera diversa. Ci aiutiamo l’un l’altro per essere tutti allo stesso punto e per essere focalizzati sul nostro obiettivo». È anche un perfezionista: «Sono per come ho iniziato la stagione, ma so anche che ho tanto lavoro da fare e non devo adagiarmi su quanto fatto finora. Per cui devo continuare a migliorare giorno dopo giorno».

La squadra è in serie positiva e ha raggiunto le finali di Coppa Italia. Per il play Usa, un andamento che rispecchia bene il percorso della S.Bernardo: «Siamo al posto giusto considerando i risultati ottenuti. Abbiamo vinto delle partite, perse altre, ma abbiamo imparato dai nostri errori. Possiamo solo focalizzarci su quello che ci aspetta e non quello che abbiamo alle spalle».

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