Il campionato di Cantù secondo Arrigoni

Intervista «Il campionato è cominciato in maniera strana, con un terremoto provocato dall’esonero di Sacchetti»

L’analisi è, come sempre, lucida e onesta. E Bruno Arrigoni, il grande saggio della Pallacanestro Cantù, in ruolo fino al 30 giugno come consigliere di amministrazione, non si è sottratto. Facendo emergere criticità, problemi, ma anche le cose da salvare di una stagione che, con le sfumature del caso, si è conclusa come le tre precedenti in A2. Ossi, con la mancata promozione in serie A.

Arrigoni, cosa non ha funzionato?

Partirei con ciò che ha funzionato, perché siamo arrivati in finale in un campionato in cui la concorrenza era ampia e qualificata. Siamo giunti fino alla quarta sfida di finale, ma ci siamo arrivati male per via delle due sconfitte in casa. E non c’è entusiasmo o buona volontà che regga, se ti metti nelle condizioni sbagliate.

Quindi, cosa non è andato?

Il campionato è cominciato in maniera strana, con un terremoto provocato dall’esonero di Sacchetti. Cagnardi si è si è trovato con squadra su misura per Meo, costruita con otto giocatori importanti, per dare serenità a tutti, e con due giocatori senza velleità di rotazione. Il coach si ritrovato una squadra da sistemare.

Il roster è stato costruito bene?

Partirei con i cinque esterni. Uno, Cesana, è stato fuori a lungo, mentre l’inserimento di Moraschini non è stato semplice.

In che senso?

Veniva da praticamente due anni di inattività con tutti i problemi che questo comporta. Nella sua testa, avrebbe voluto essere decisivo, ma non era pronto. Ma Cagnardi ha gestito benissimo questi passaggi, con pazienza, attento a tutti i risvolti umani e tecnico-tattici e riuscendo a ritrovare il giocatore, a cui ha ridato una collocazione: alla fine, Moraschini è stato un valore aggiunto. Al tecnico vanno dati tanti meriti, avendo lavorato su una squadra non sua. E non mi affretterei a darlo in partenza, anche perché ha ancora un anno di contratto con noi…

Ma alla fine perché Cantù è ancora in A2?

Credo che il caso ci abbia riservato, Trapani a parte, la squadra più forte e in forma. Si è rimessa in carreggiata quando ha ritrovato Reyes, un giocatore fragile ma totale come aveva già dimostrato a Varese. Ruzzier ha dimostrato di essere il miglior italiano di A2, Filloy il solito “spaccapartite”, Brooks abile a colpire nel momento del bisogno. E non dimentico i due centri, bravi sia in coppia, sia da soli.

Si dice che il gruppo alla fine fosse davvero coeso. È così?

Confermo. Diciamo che i problemi sono stati altri. Forse un roster un po’ corto nel settore lunghi e non giovanissimo. Ma la squadra ci ha creduto sempre e il gruppo è sempre stato positivo, a partire dai due americani, davvero due ragazzi seri. La delusione c’è, le aspettative erano altre.

Cosa manca per il salto? Non c’è la formula magica, ma cosa consiglierebbe Arrigoni?

Si può fare una squadra come Trapani, prendendo giocatori anche ricorrendo ai buy out e rinforzandola in corso. Ma il rischio c’è sempre, basti pensare a come sono usciti male dalla Coppa Italia. Credo che in generale, serva un bilanciamento: l’organico aveva delle criticità iniziali. Se uno dei tre lunghi è Burns, un giocatore forte ma avanti con l’età, credo sarebbe servito un quarto lungo di valore. Young ha dovuto giocare tanto come “5” e lui lo è ben poco. Anche sugli esterni qualcosa è mancato: con Moraschini da inserire, abbiamo tirato il collo ad altri. Purtroppo non è stato possibile colmare le lacune al 100%. E poi ripenso alla finale: almeno una delle due in casa andava vinta.

Come si riparte, per la terza volta?

Se è vero che dalle sconfitte si impara, ora dovremmo essere dei sapientoni. Scherzi a parte, ci dobbiamo riprovare. Non sorvolando, ma analizzando dove intervenire, vedendo cosa è andato e cosa no.

A sensazione, ci sarà una rivoluzione nella squadra?

Se uno avesse le mani libere farebbe magari tabula rasa, ma noi partiamo un mese dopo altri e alcuni affari sono già stati conclusi. Inoltre, abbiamo una squadra praticamente quasi fatta, almeno a livello di italiani. Questo dicono i contratti in essere con Baldi Rossi, Nikolic, Bucarelli, Cesana, Burns, Moraschini, Tarallo e Berdini. Bisogna riflettere e vedere cosa si può fare e, soprattutto, dove mettere gli americani.

Tra i contrattualizzati, come diceva, c’è anche Cagnardi…

Il nostro allenatore ha fatto un eccellente lavoro e ha contratto. Chi è preposto a decidere, farà tutte le valutazioni. A bocce ferma vedo difficile una rivoluzione. Avere uno zoccolo duro può anche essere d’aiuto.

Che farebbe Arrigoni?

Andrei su giocatori giovani ma in crescita, su cui si può lavorare, come lo furono Bucarelli, Stefanelli e Nikolic, tutti migliorati con noi.

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