«Il club e la squadra dovranno essere da A»

Sgnaolin, vice presidente della Pallacanestro Cantù: «Gli Award? Un premio al territorio, speravo in maggiore collaborazione»

«Quattro anni mi sembrano il tempo giusto per tracciare un primo bilancio». Chiami Walter Sgnaolin, vice presidente di Pallacanestro Cantù, convinto di raccogliere solo felicità per uno momento come quello dei XMas Award di martedì, la sua creatura, invece ti trovi davanti, al solito, un dirigente con la schiena dritta. Serio e preparato. E dentro le vicende molto più di quanto si possa credere.

Vada pure di bilanci, allora...

Per prima cosa permettetemi di dire dei grazie. Ad Andrea Mauri, che mi ha tirato dentro in questo gioco... “sporco”. A Roberto Allievi, per me un fratello. Ai due gm con i quali ho lavorato: Daniele Della Fiori, che ha subito un trattamento indecente, e Sandro Santoro, per l’entusiamo con il quale affronta ogni tema. E a tutti i soci di Cantù Next, che si sono fatti un mazzo tanto per portarci praticamente al termine di un percorso esaltante e che meritano di poter dare a breve l’atteso annuncio.

Tutto bene, quindi?

Sì, anche se non bisogna mai fermarsi. Bisogna cambiare modo di essere. Continuare nel cammino per la costruzione di un club diverso.

Gli Award potrebbero essere, un’altra volta, una bella vetrina...

Sono un lavoro per il territorio. Un premio al territorio, e non a Pallacanestro Cantù. Mi sarei aspettato qualche grazie in più, dopo la prima edizione. Dalle istituzioni, ma non solo. Invece c’è stata poca collaborazione. A parte Santoro, che ancora una volta si è accollato l’onere dell’organizzazione, ho visto poco. E mi dispiace per chi ha collaborato al suo fianco.

Però innegabile che la società ne esca bene: anche quest’anno grandi personaggi e nomination di livello.

Questa è una società che ha fatto un percorso virtuoso.Quando siamo arrivati, e quando ho letto il bilancio che avevamo ereditato, mi sono venuti i capelli verdi. Abbiamo rimesso le cose a posto. Abbiamo riportato i numeri in pareggio, sistemato i conti e vinto una battaglia importante.

È la strada maestra, dunque?

Abbiamo lavorato in queste stagioni per creare un nucleo, ma adesso è arrivato il tempo di evolversi. Se raggiungeremo la serie A, come tutti ci auguriamo, dovremo essere da serie A anche come società.

Si spieghi meglio.

Servono idee per cambiare. Idee nuove e fresche, in sintonia con i nostri tempi. Mettiamoci in testa che tutti insieme dovremo potenziare la struttura, crearne una nella quale ognuno sappia bene qual è la propria competenza. Non servono 1.000 presidenti o chissà quale apparato, ma una linea chiara e da perseguire. Poi dovremo fare altri passi in avanti. Necessariamente.

Tipo?

Tipo l’insieme dei comportamenti, soprattutto etici e morali, da darci. Con un comportamento in linea anche al palazzetto. Un comportamento oserei dire educando: siamo la società, tutti tifosi è vero, ma pur sempre la società. Lo dice uno che non avrebbe mai pensato di amare così tanto club e squadra.

I tifosi , dal canto loro, stanno già ricoprendo un ruolo importante.

Sto conoscendo sempre meglio i nostri sostenitori. Gli Eagles mi hanno stupito. Brave persone, presenti su un territorio che amano. Molto organizzati, talvolta anche più di noi. E con un grande cuore, questa cosa mi ha colpito molto e mi piace un sacco. Lo ammetto.

Ma vice presidente, come facciamo a non parlare di un Award che avrà tra i presentatori niente di meno che un candidato all’Oscar 2023?

Andrea Roncato è un caro amico e per me l’amicizia viene prima di tutto. Ne ho avuto la conferma pure in questa occasione. Così come per Metis Di Meo, serissima e bravissima professionista Rai. Verranno ancora a Cantù solo per me. Anzi, vi dico che dopo l’esperienza dell’anno scorso, sono stati tra coloro che più mi hanno spinto a continuare. Sono veri amici, per me è importante. Essere corretti nella vita, ed è una delle mie prime regole, permette di avere in cambio attestati di stima e vicinanza come questi. Sono seriamente molto contento.

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