Il gran ritorno di Mazzarino. Domenica ospite a Desio

Basket A2 Dopo aver salutato Cantù nel 2013, l’uruguagio non era più tornato in Italia. Il grande capitano: «Consapevole di aver un debito nei riguardi della città e dei tifosi»

Il “Cardinale” è tornato ed è tra noi. Ebbene sì, la sorpresona per tutti i tifosi che, domenica alle 18, saranno a Desio per gara 1 della semifinale tra Cantù e Udine, è proprio lui: Nicolas Mazzarino. L’ex capitano, ancora amatissimo in Brianza, sarà in tribuna come ospite d’onore della società.

Del resto, otto stagioni consecutive e 341 presenze complessive a Cantù, non si dimenticano tanto in fretta. È stato il giocatore e il capitano più “longevo” degli ultimi 25 anni della Pallacanestro Cantù: era arrivato nell’estate del 2005, dopo il triennio alla Viola Reggio Calabria. È rimasto fino al 2013: l’ultima sua partita è datata 6 giugno, ossia gara 7 (persa) in semifinale scudetto contro la Virtus Roma al PalaTiziano.

Non uno qualunque

Insomma, un giocatore non qualunque, che ha scritto pagine importanti di Cantù, grazie al suo carisma e al suo mortifero tiro da 3. Ha disputato anche le ultime due stagioni in Eurolega sotto la presidenza Cremascoli, attraversando anche in precedenza il finale dell’era Corrado. Sempre a Cantù, Mazzarino è anche passato da tre allenatori importanti come Luca Dalmonte, Pino Sacripanti e Andrea Trinchieri. E ha lasciato concretamente anche un segno nella bacheca dei trofei, grazie alla vittoria della Supercoppa nel 2012 contro Siena. Il grande rimpianto? Probabilmente, la finale scudetto 2010/11, persa contro Siena, la grande rivale di quegli anni.

Via da Cantù, Mazzarino è tornato in patria, in Uruguay. Dove ha giocato praticamente fino a 46 anni, tra Peñarol e Malvin, prima di diventare subito allenatore: dal 2021 è nello staff del Club Biguà ed è assistente in Nazionale. Il basket lo assorbe ancora al 100% e i tempi per far festa sono sempre molto ristretti. Da tempo, infatti, avrebbe voluto tornare.

L’accoglienza

Lo aveva raccontato proprio al nostro giornale giusto tre mesi fa: «Che essendo stato impegnato senza soluzione di continuità, non sono mai riuscito a tornare da voi. Perché a me sarebbe piaciuto venire ad aprile o maggio per andare al palazzetto e veder giocare la squadra, ma in quel periodo sono sempre stato impegnato qui a Montevideo. Ed è per questo che sono consapevole di aver un debito nei riguardi della città e dei tifosi».

Terminati gli impegni in Uruguay, è riuscito a prendersi una pausa. Nei prossimi giorni sarà in Italia per un viaggio di piacere. Che toccherà Roma, ma anche Pistoia per un saluto all’amico Nicola Brienza. E, fine, anche Cantù. O meglio, Desio. Ossia in quel palazzetto in cui lui giocava solo le partite più importanti o quelle in Europa e che, ormai, è la casa di Cantù in attesa dell’arena di Corso Europa. Lo stesso palazzetto che, ora, è pronto a riaccoglierlo e che saprà tributargli - quanti che c’erano allora ci saranno anche domenica - tutti gli onori del caso, magari piazzandogli vicino qualche vecchio amico o compagno di squadra della sua lunghissima esperienza canturina.

Perché a un “Cardinale”, non è che si possa regalare un’accoglienza freddina. E, questo è poco ma sicuro, non potrà mai succedere.

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