In un palazzetto deserto, spicca il tifo di Cantù

Gli Eagles in trasferta a Cremona: hanno festeggiato la vittoria

l mercoledì è proverbialmente, nello sport classico, prima dell’avvento delle logiche televisive e del mainstream capace di infilare un evento (difficile chiamarle partite, talvolta) all’ora, il giorno dedicato alle coppe, o meglio, alla Coppa, quella con le grandi orecchie, quella dei campioni. E allora la nostalgia punge, porta indietro nel tempo, alle magiche atmosfere degli anni ’80, quando Cantù, nell’infrasettimanale, andava a caccia di titoli europei ingaggiando lotte su e giù per il continente per poi ridursi – o elevarsi - alle lotte fratricide come quella indimenticabile della finale ’83.

Riposto in saccoccia il fazzoletto che ha asciugato qualche lacrima di nostalgia ecco in un mercoledì sera di freddo becco trovarsi nelle lande cremonesi in un palazzetto semideserto, a battagliare con gli oroamaranto di casa mai saliti al piano superiore, riporta presto alla realtà di questa scomoda, tremenda e maledetta cadetteria. A riportare sorriso ed entusiasmo, a ristabilire il peso delle cose il valore di ogni singolo pallone sono sempre loro, i tifosi.

Meglio, gli Eagles che a dispetto della trasferta del mercoledì con un giovedì lavorativo che incombe e del presunto appeal – scarso – del match, invadono la “gabbia” (il plexiglass del PalaRadi ne limita solo il raggio fisico d’azione, mica quello vocale). Sono un centinaio, forse più, ma sono l’essenza dell’essere canturino. La squadra si sostiene, si ama, a prescindere dalle latitudini. E’ anche e soprattutto per loro che meritiamo di tornare ai palcoscenici di “Coppa”.

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