«Io, straconvinto dal progetto arena. E Cantù? mi piace»

Biella: «Credo fortemente in quello che si sta facendo, S. Bernardo deve esserci»

Bicicletta al mattino (e non ce n’è per nessuno), svago e un po’ di lavoro nelle altre ore. E c’è chi giura di averlo visto a colloquio con Tommaso Sala, azzurro di sci (vero, non alla Fantozzi...), per quello che dovrebbe essere il primo casco di Coppa del Mondo griffato S. Bernardo.

Antonio Biella sta trascorrendo un periodo di vacanza in Alta Valtellina, dove - facile intuirlo - unisce l’utile al dilettevole. Copia de La Provincia di ieri in mano, l’abbiamo raggiunto appena sceso dal Gavia, non una salita qualsiasi. Scontato l’argomento della chiacchierata.

Quindi come la mettiamo?

Con cosa?

Con la storia di Acqua S. Bernardo primo partner assoluto della nuova arena di Cantù.

L’avete scritto voi, storia d’amore.

Perché, non è così?

Non solo. C’entrano l’affetto e la passione, nessuno lo mette in dubbio. Ma non c’è scelta più convinta e ponderata.

In che senso?

Sarà la nostra casa, la più bella della serie A. E la più nuova, a meno che qualcuno non arrivi prima, ma dubito. Un onore e un orgoglio. Per me e per tutti.

Quindi, anche qui, ci ha messo una firma...

Credo fortemente nel progetto e nella solidità del piano economico. La lungimiranza degli eroi che si sono messi in testa l’idea è incredibile. E va supportata.

Adesso, soprattutto, che si sta passando dalle idee ai fatti.

Quando se ne parlava, sembrava sempre così lontano. Invece adesso siamo qua. E presto vedremo i muri, che effetto. Tanto credo in questa operazione che ho decisa di sostenerla.

Dando l’esempio e siglando un contratto (tre anni) ad ampio respiro.

Il legame con l’operazione andava suggellato con qualcosa di concreto. Un po’ scontato, forse, essere vicini alla società e stavolta anche alla sua nuova casa. Ma era il momento. Ci ho sempre creduto. E ridico grazie a chi concretizzerà questo sogno.

Periodo bello intenso per voi, intesi come azienda.

Anche in questo caso, S. Bernardo guarda al 2026 e al centenario dell’attività. Continuiamo quindi a operare in un orizzonte temporale a medio e lungo periodo.

Per cui capitava a fagiolo anche questa nuova avventura extra sport.

Ci sentiamo molto legati all’obiettivo che Cantù Next e Cantà Arena si sono posti. Noi abbiamo 98 anni, saremo anche un po’ vecchietti, ma con tante idee e tanta voglia. Vogliamo arrivare al secolo di vita ancora belli vispi e soprattutto utili.

Un po’ quello che sta accadendo con il Como...

Che sta continuando con il Como.

Anche se in maniera, stavolta, differente.

Per sette anni, in pratica dalla serie D alla A, siamo stati sul retro della maglia da gioco, ma adesso abbiamo cambiato.

E non solo posizione...

Infatti, siamo sulla divisa da riscaldamento. Che è venuta decisamente bella. Probabilmente la più bella, e me l’hanno già fatto notare.

Parliamo allora di Cantù, intesa come Pallacanestro Cantù.

Bene. Cosa volete sapere?

A scatola chiusa, e ancora tutta da testare, le piace la squadra?

Molto. Ma non è l’unica cosa che gradisco.

Ci dica l’altra, dunque. O le altre.

È stata costruita molto bene, su questo mi pare non ci siano dubbi. E mi piace il fatto che sia stata pensata in concerto con il coach. Che ne ha la responsabilità e che quindi è fondamentale che ci metta del suo.

Avanti con i “mi piace”...

La scelta degli americani. Per il valore di entrambi e la filosofia che sta dietro all’ingaggio. McGee non lo scopriremo noi ed è una fortuna che lo sia abbia noi. Con Basile è stata fatta una magata: preso un giocatore giovane, forte e di grande prospettiva. Poi se diventasse pure italiano.

Stop? Ci fermiamo qui?

Direi. Mi piace un po’ tutto.

Il solito Biella romantico e innamorato della squadra...

Lo sapete, con me va così. Da sempre.

Le chiedessimo cosa non le piace?

Mi devo collegare alle ultime risposte.

Cioè?

Vi ho appena detto che mi affeziono a tutti quelli che passano da qui. Giocatori e allenatori.

E quindi?

Mi farà un certo effetto, e dispiacere, non vedere più Bucarelli e Nikolic, ad esempio. Che con noi erano qui da un po’. Così come è un peccato che un tecnico come Cagnardi abbia avuto solo un’occasione di un anno.

Ma sul coach diremmo che, per quel che la riguarda, si è caduti insieme.

Toccate un altro tasto affettivo.

Pare chiaro: avesse potuto scegliere lei, sarebbe andato subito e solo su Nicola Brienza.

Ebbene sì.

Anche se per Cesare Pancotto lei continua ad avere un debole particolare...

Diciamo che sono quelli a cui sono maggiormente legato e affezionato, tra quelli che sono passati di qui, nei miei sei anni.

Veniamo allora a Brienza, che per lei non è un coach come gli altri.

Con lui ho avuto più rapporti, dal lato sportivo, ma non solo. Mi ricorda i momenti più duri e difficili della storia forse non solo recente di questo club. Dopo quel 18 e 19 febbraio 2019, quando ritirammo la squadra da Dmitry Gerasimenko, quante volte ci siamo trovati io, lui e Andrea (Mauri, ndr) a cercare il modo per portare avanti la carretta.

Anche lui, poi, ha scelto un’altra strada.

È andato, ha fatto il suo, s’è confermato un grande allenatore. E non lo dico solo io, lo dico gli attestati di stima che ha incassato.

Alla presentazione, per lui, ha rispolverato l’Amici Mai di Antonello Venditti.

Certi amori non finiscono. E quando si ama tanto si fa fatica a diventare amici. O si ama o si odia. È arrivato il momento di tornare ad amare Nicola. Chiedo ai tifosi cortesemente di farlo. C’è un bel sogno che abbiamo tutti insieme.

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