La mini crisi Cantù, gran bel disastro. Adesso altri brividi

Basket A2 La sconfitta con l’Urania ha lasciato il segno. Più che un McGee servirebbero dieci Piccoli soprattutto pensando alle sfide contro Fortitudo e Forlì

Più che un McGee, servirebbero dieci Piccoli. Paradosso, ma non troppo, l’unica cosa positiva che l’Acqua S.Bernardo si porta via dal maledetto derbino di Milano con l’Urania è la prestazione della guardia di Varese.

L’ultimo a mollare

L’ultimo ad arrendersi, e lo si vede anche nell’azione che ha chiuso la gara, quando, a babbo morto, va ancora a prendersi un rimbalzo e fare canestro. È lui, in questo momento, il giocatore a cui aggrapparsi, sperando sia d’esempio, per grinta e determinazione.

Evitiamo, per cortesia, di ripetere ai tifosi il fatto che in questo campionato equilibrato si può perdere contro chiunque. Lo sanno bene. Ancor di più dopo tutto quello visto contro un’Urania in mini crisi e senza un americano.

Così come è inutile mettersi lì a fare l’analisi logica di ciò che scrive la stampa: tempo perso quando c’è da pensare di trovare soluzioni a una situazione che rischia di complicarsi alla luce della trasferta - difficilissima - di mercoledì a Bologna con la Fortitudo.

Sarebbe meglio, in questo momento, interrogarsi su come non si sia arrivati a quota 60 punti al PalaLido dopo i 70 della sconfitta in casa con Rieti. C’è qualcosa che non torna, nei giochi d’attacco. Questo è evidente. Percentuali da squadra di rango inferiore. Addirittura preoccupanti, che lo diventano ancora di più se si pensa al fatto che tanti tiri sono stati presi aperti, quindi comunque figli di buona scelta.

Più che l’errore, poté il terrore. È proprio il caso di dirlo. Questa squadra, tutta assieme, s’è spaventata. Anche a Milano. E forse quando non c’era bisogno. Visto l’avvio (non segnava nessuno, ma la prima spallata è stata biancoblù), che poteva essere anche la stella polare, pur in una certa mediocrità generale. Tra palle perse, tiri sbagliati, grande foga e l’idea che le cose si possano risolvere in proprio, il disastro è stato servito. Un gran bel disastro.

Togliamo dalla mischia, e serve a poco, Matteo Piccoli. Ma speriamo che la sua voglia di mai mollare sia contagiosa. Teniamoci, ancora una volta, l’assenza di Tyrus McGee, che ci piace continuare a pensare come il terminale al quale affidarsi nei momenti di blackout che è mancato e di conseguenza sperare che la situazione possa cambiare in positivo al rientro (quando?).

Sicuri che Burns...

E al momento stesso chiediamoci se davvero non potesse servire uno come Christian Burns. Facile dirlo con il senno del poi e dopo un periodo non facile dal punto di vista fisico. Ma - discorsi di mercato a parte (Vigevano porta sempre aperta, ci sarebbe anche l’accordo tra i due club) - l’esperienza e la possibilità di giocare in due ruoli avrebbe potuto aiutare in un momento così delicato. Un rimbalzo, una palla sporca, magari anche un fallo ben speso: quando c’è bisogno di fare qualcosa che conti, il contributo di un giocatore come lui potrebbe avere un peso.

Sta di fatto che, alla luce anche di un calendario difficile (Forlì, dopo Bologna), il rifugio ideale è sempre quello, nel quale, testa bassa, si deve lavorare e basta.

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