La passione degli Eagles: ci hanno creduto

Tifo Ebbene sì, ultimi a crederci, i tifosi canturini hanno cercato – come hanno potuto – di contrastare gli oltre seimila del PalaRubini

Loro sì che ci hanno creduto sempre. Anche mercoledì, gli Eagles hanno tolto un po’ di tempo a lavoro e affetti per rimettersi in moto verso Trieste, non certo una meta comoda da raggiungere.

Un pullman, qualcuno in auto: erano un centinaio. Così come erano quasi centocinquanta lunedì per gara 3. Facciamo due conti? Facilissimo, 450 km per la tratta Cucciago-Trieste sola andata. Fanno 1.800 totali per chi si è sparato due trasferte in due giorni.

Ebbene sì, ultimi a crederci, i tifosi canturini hanno cercato – come hanno potuto – di contrastare gli oltre seimila del PalaRubini. In gara 3 hanno ancora superato, nel momento di smarrimento di squadra tifoseria di casa, anche i decibel prodotti dai triestini.

In casa, le coreografie studiate per i playoff hanno dato una spinta in semifinale, in finale il grande lavoro non ha portato vittorie. Ma restano le due serate da oltre 6 mila spettatori che hanno entusiasmato tutta Desio. Il palazzetto è stato un catino bollente, blu nei lati corti e bianco nei lati lunghi.

Ma non è stato un fuoco di paglia. Per tutta la stagione, gli Eagles hanno fatto su e giù per l’Italia. Sempre al fianco di Cantù, con coreografie e voce. Sempre a sostegno. Solo una volta, nel punto più basso della stagione, si sono arresi lasciando la partita in anticipo. È successo a Cividale, prima della sirena finale, per evitare tensioni con la squadra dopo la disfatta nella fase a orologio. Ma, come detto, avevano visto davvero troppo quella sera.

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