«Possamai un prospetto davvero interessante per Cantù. E un investimento per noi»

Intervista con Federico Casarin, presidente della Reyer Venezia. «De Nicolao è uno dei giocatori che rimarrà nella storia di questa società»

Generazione Possamai. Sul ventitreenne veneziano che è andato a completare il settore dei lunghi italiani dell’Acqua S. Bernardo si concentreranno molte delle attenzioni della stagione, visto il curriculum e le attese che lo accompagnano in questa nuova avventura.

Siamo andati, allora, in Laguna a bussare a casa Reyer, per cercare di scoprire qualcosa in più. Ne è uscito un quadro inaspettato e che non riguarda solo lui: da Riccardo Moraschini a Luca Possamai, infatti, passando Andrea De Nicolao.

Intrecci di mercato e storie di vita, insomma. Ad aprirci la porta, niente di meno che Federico Casarin, numero uno di Venezia e vice di Gianni Petrucci alla Fip.

Presidente, cosa dobbiamo aspettarci dall’ultimo acquisto di Cantù?

Luca è un ragazzo che ha iniziato con noi il percorso di tutte le giovanili, dalla Scuola Reyer in avanti. Uno che ha saputo vincere, visto che era nel gruppo che ha fatto sua la Next Gen del 2000, quella prima del Covid, e che poi ha anche potuto assaggiare la realtà senior.

Che tipo di giocatore è?

Di grande taglia fisica. Prospetto assolutamente interessante, in un ruolo, peraltro, nel quale non è facile emergere nei nostri campionati. Ha comunque già avuto modo di fare esperienza da noi, prima dei due anni appena trascorsi a Chiusi in A2. Diciamo che ha già qualcosa in più di qualche minuto sulle spalle.

E ora?

Ora ha la possibilità di compiere un ulteriore salto di qualità. Per poter confermare le sue ambizioni ed è per ciò che noi abbiamo deciso di investire su di lui.

In che senso?

C’è un accordo con Cantù per il prossimo biennio, perché la Reyer possa tenere aperta una finestra e mantenere il controllo del ragazzo. L’intenzione, non lo nascondo, è far sì che possa tornare a giocare con noi.

Perché proprio Cantù, dopo gli anni di Chiusi?

Abbiamo un rapporto di collaborazione, simpatia e amicizia, che risale dai tempi di Andrea Mauri e che adesso si è ulteriormente rinsaldato con Sandro Santoro. Cantù è ambiziosa, Cantù è una piazza storica. Sia loro sia noi abbiamo bisogno del miglior Possamai, che ha futuro per struttura, numeri e capacità.

Cosa deve fare lui, il giocatore, per crescere ulteriormente?

Mettere in campo le caratteristiche che lo hanno fatto notare finora. È padrone del proprio destino, ma può continuare a essere aiutato. Ha qualità tecniche da affinare, per prima cosa, ma presto potrà arrivare alla definitiva maturazione.

E da Venezia per Cantù c’è stato anche il colpo dell’estate: Andrea De Nicolao…

La sua è stata una scelta personale, che noi non abbiamo che potuto e voluto assecondare per gli anni entusiasmanti e i successi importanti colti in maglia Reyer. Aveva un altro anno di contratto e nulla avrebbe ostato a tenerlo con noi, anche perché è uno dei giocatori che rimarrà nella storia di questa società, ma…

Ma?

Vista la sua intenzione di avvinarsi alla famiglia, abbiamo “dovuto” - e lo metto tra virgolette usando pure l’accezione più sincera e affettuosa del termine - accettare la sua volontà. Un discorso, e spero lo capiate, che andava oltre la situazione tecnica e che tirava in ballo la sfera umana e personale. Quello che ha fatto per noi e con noi in questi anni va oltre il lato professionale: non è stato solo una grande giocatore, ma è anche una bella persona.

Che alla Reyer ha lasciato un segno.

Lo dimostra il fatto che abbia anche ricoperto il ruolo di capitano. E a Venezia non si diventa capitano per caso, ma bensì dopo una selezione certosina. In queste lunghe stagioni lui ha saputo incarnare tutti i valori della Reyer. Dando sempre il meglio del meglio.

Pensiamo solo agli ultimi mesi: Moraschini, poi De Nicolao e quindi Possamai. Che Cantù sia diventato un interlocutore privilegiato per Venezia?

Al di là di una sinergia tra i club che è consolidata e datata, quasi storica direi, anche tra le persone si sono instaurati ottimi rapporti. Mi riferisco a quel che è stato con Mauri pure a livello di lega di A e Federazione, per arrivare ai giorni d’oggi con Santoro. Il confronto è sempre stato franco e la collaborazione non è mai mancato. Poi, chiaro, così come accade in tutti i rapporti, ognuno cerca di fare al meglio i propri interessi, ma - e lo ripeto - sinergie e collaborazioni non mancano. Con reciproche soddisfazioni.

Approfittiamo del vicepresidente federale per parlare di Nazionale: quanto brucia l’uscita dal preolimpico?

Naturale che tutti ci aspettassimo qualcosa di più. Chi non parte per fare bene, cercando di non uscire sconfitto? Anche perché questo gruppo, al di là del discorso tecnico, era sempre riuscito a fare quel qualcosa in più che era sempre risultato decisivo. Nessuno, tra l’altro, ha rimarcato le assenze pesanti, a cominciare da quella del leader e della guida della squadra: Simone Fontecchio.

C’è del rammarico, insomma.

Anche perché il gruppo non ha mai mollato e ha inseguito fino in fondo il sogno che tutti cullavamo e che invece è svanito. Tornare alle Olimpiadi sarebbe stato qualcosa di speciale, che avrebbe fatto bene a tutti e sarebbe stato un traino per il movimento. E non penso solo a quello di vertice, con la serie A, ma mi riferisco anche ad A2, B e a tutte le giovanili. Spiace rimanere a casa, ma la squadra, sia in preparazione sia al preolimpico, ha sempre lavorato con professionalità, dando il massimo. Poi ci sono anche gli avversari, e noi abbiamo trovato una Lituania alla quale vanno dati grandi meriti e fatto un applauso.

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