Quanto Cantù è un vizio di famiglia

La storia Quest’anno Valentini giocherà come il nonno. I casi di papà e figlio e rispondono ai cognomi Bosa e Maspero. E Della Fiori

Il nipote che vestirà la maglia della Pallacanestro Cantù che già - illo tempore - aveva indossato suo nonno. Uno stacco di 61 anni tra le due generazioni e il riferimento è ai Valentini. Il venticinquenne playmaker Fabio se la sta per mettere dopo essere stato ingaggiato nelle scorse settimane dal club brianzolo. Lo stesso che aveva acquisito i servigi dell’allora poco più che ventenne Claudio - ruolo: esterno - nella stagione 1963-64 per poi tenerselo con sé per altre due annate, pur non successive.

Quello dei Valentini è solo l’ultimo - in ordine temporale - esempio di parenti stretti che abbiano giocato per la gloriosa società canturina. Per la verità non sono molti i precedenti e anzi bastano e avanzano le dita di una mano per contarli. Quantomeno dalla metà degli anni 50 in poi, ovvero da quando la frequentazione dei massimi campionati è diventata un’abitudine per non dire tradizione consolidata.

I casi sono quelli di papà e figlio e rispondono ai cognomi Bosa e Maspero.

Beppe Bosa, in qualità di ala, staziona al Pianella per tre lustri - dal 1980 al 1995 - per un totale di 431 presenze in A (quarto di sempre alle spalle di Marzorati, Riva e Recalcati): un tempo più che sufficiente per arricchire la propria bacheca con sei trofei (uno scudetto, due Coppe Campioni, 1 Coppa Coppe 1 Coppa Korac e 1 una Coppa Intercontinentale. Altresì capitano dal 1991 al 1995.

Suo figlio Andrea, playmaker, calca lo stesso parquet per tre stagioni consecutive (dal 2004-05 al 2006-07) raccogliendo una manciata di presenze nel massimo campionato. Per la precisione, quattro in totale, sei minuti e quattro punti in tutto. Sempre all’interno della rosa “allargata” delle varie formazioni allenate da Pino Sacripanti.

Maurizio Maspero (ala grande), ora fresco sessantenne essendo del maggio 1964, fa apprendistato in prima squadra nel 1980-81 (la Squibb di Valerio Bianchini vince il campionato e la Coppe delle Coppe) per poi mettere a referto alcune presenze nella ancor più gloriosa stagione successiva, quella che porta in dote la prima delle due Coppe Campioni.

Il figlio Giacomo (Jack per gli amici, ala a sua volta), classe 1992, cresce nel settore giovanile della Pallacanestro Cantù debuttando in Serie A (era aggregato in quegli anni) nel novembre 2010 contro Teramo. Nel 2014-15 torna in Brianza trovando pochissimo spazio, poi un paio d’anni a Recanati prima del (ri)approdo in biancoblù: è la stagione 2017-18, lo spazio non è mai abbondante.

Va a referto in 33 partite, ma con un totale di 40 minuti in campo, 8 punti segnati e 14 tiri effettuati. Eppure, rimane l’indimenticabile parentesi della Coppa Italia a Firenze: Maspero è uno degli eroi del successo contro Milano nei quarti di finale, con la Red October a trionfare per 105-87 e lui autore di 9 punti in 13’ con un paio di triple da sballo.

Infine, da prendere in considerazione la famiglia Della Fiori, segnatamente sempre al rapporto padre e figlio, seppur in questo caso con ruoli diversi.

Fabrizio, detto “Ciccio”, gioca come ala forte per Cantù dal 1967 al 1979 vincendo nove trofei (due scudetti, tre Korac, tre Coppe delle Coppe e una Intercontinentale) e con 4.475 punti realizzati (in 305 partite di campionato) è il quarto miglior realizzatore assoluto del club brianzolo. Insomma, una sorta di istituzione.

Daniele, il figlio, - classe 1980 - quella canotta non se l’è messa addosso, ma è stato protagonista intanto dal 2010 al 2016, perché dopo la trafila nelle giovanili come giocatore, si pone per la prima volta dietro la scrivania del club nel 2010, assumendo il ruolo di team manager per tre stagioni prima di essere promosso direttore sportivo nel 2013 e per le successive tre stagioni. Nell’estate del 2019 il ritorno un gradino ancor più su, general manager.

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