«A noi due»: Fabregas ritrova Conte

La vigilia di Como-Napoli: «È stato l’allenatore che mi ha insegnato di più»

C’è un legame importante tra Cesc Fabregas e Antonio Conte, suo allenatore per due stagioni al Chelsea. «È stato l’allenatore che mi ha insegnato di più, ma anche quello che più mi ha fatto soffrire. Ho dovuto lavorare tanto per essere tra i suoi titolari, all’inizio per il suo tipo di gioco non lo convincevo, ci ho messo quattro mesi di allenamenti duri. Poi però non mi ha più tolto dal campo».

E insieme hanno vinto la Premier League. Fabregas ne parla ancora con partecipazione, anche con riconoscenza. «Lo rispetto molto, è uno degli allenatori migliori di questi ultimi quindici anni, anche se le nostre idee di gioco non sono uguali». Ritrovarlo ora da avversario, dopo averlo conosciuto così bene, «non cambia la difficoltà di questa partita. Loro sono più forti, ma di questo noi dobbiamo dimenticarci e fare la nostra gara, non c’è altra strada per affrontare questo Napoli. Che è la squadra più in forma del campionato, sicuramente la più difficile in questo momento. Il gioco di Conte è un po’ cambiato, molta differenza la fa anche la grande qualità dei suoi giocatori, è una squadra che sta bene fisicamente e che ha le idee molto chiare».

Se c’è però un’altra squadra che in questo momento sta bene è il Como. O se ne sta parlando troppo? «Sì, e questo non mi piace, sinceramente. O meglio, è chiaro che mi fa felice quello che si dice di noi, ma noi dobbiamo tenerci fuori, restare un po’ distaccati da tutta questa euforia. Tenere i piedi a terra sempre, questo dobbiamo fare, per non rischiare di perdere il controllo e di deviare dalla nostra strada».

Una strada che Fabregas intende percorrere allo stesso modo, anche a Napoli. Probabilmente riproponendo la stessa formazione.

«C’è sempre il dubbio quando le cose funzionano bene se convenga dare continuità senza toccare niente o far riposare qualcuno che sta giocando tanto. Abbiamo bisogno di tutti, e di tenere tutti stimolati. Anche con il Verona i cambi sono stati importanti, il terzo gol è stato costruito da tre giocatori subentrati. Ma credo che per ora andremo avanti così». Il gol di Belotti è stato un segnale importante, ma forse non ancora abbastanza per una maglia da titolare, «le sue possibilità di giocare sono sempre le stesse, il suo gol ha dato grande gioia a lui e a tutta la squadra. Ora Patrick sta andando molto bene, cambiare è difficile. Ma ci sarà spazio per tutti».

Capitolo Nico Paz e la sua convocazione con l’Argentina. Su questo tema Fabregas ha le idee molto chiare. «Per me è troppo presto. Io non voglio tarpare le ali a nessuno, questo sia chiaro, come nessuno lo ha mai fatto con me da giovane. Ma Nico ha compiuto vent’anni da poco, non ha ancora esperienza sufficiente, è appena all’inizio in campionati di un certo livello. Mi fa piacere per lui, ma io aspetterei». E già che ci siamo, da più parti si spera anche in una convocazione in Nazionale di Cutrone. «Ho incontrato Spalletti in una partita dell’Inter poche settimane fa, ha voluto il mio numero. Non mi ha ancora chiamato, quindi per ora non credo che succederà. Se continua così potrebbe anche succedere, vedremo».

Chiusura sui troppi gol presi nei finali. «Prevale il pensiero di finire la partita piuttosto che quello di continuare a giocarla, come dovrebbe invece essere. La squadra non è perfetta, e questo è uno degli errori. Ci serve un po’ più di esperienza e di personalità in certi momenti, ci dobbiamo lavorare».

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