«Atalanta-Como la mia partita. Io? dimenticato»

Carmine Gentile, ex direttore sportivo del Como. «Due anni bellissimi, poi uno e mezzo tragico che ha cancellato il bene»

Era bello chiacchierare con lui all’ombra della palazzina di Orsenigo, o nel suo ufficio allo stadio (quello che oggi occupa Ludi). Carmine Gentile era l’elemento morbido di un Como duro, spigoloso. Nel Como del re sole Preziosi e anche del manovratore Imborgia, lui, direttore sportivo di ruolo, era la parte morbida, riflessiva, che cercava di attutire gli scossoni. «Ero un mediatore», ride oggi lui. Già, uno che era importante per essere il punto di riferimento dei giocatori, sotto il sole e con la pioggia. Oggi vive ancora a Bergamo, come sempre, e si è ritirato dal calcio da pochi mesi, dopo aver finito il compito di osservatore alla Sampdoria. «Ho 70 anni, se mi chiama qualcuno ci vado, la passione c’è, ma se non mi chiama nessuno, posso anche chiuderla qui...».

Lunedì c’è Atalanta-Como.

Un po’ la mia partita. Beh, a Bergamo ho fatto cinque anni da giocatore, capitano della squadra che andò in Coppa delle Coppe, fuori in semifinale con il Malines. E anche tre anni da direttore generale. Al Como tre anni e mezzo, due promozioni e un finale che ha cancellato tutto il bene che avevamo fatto...

Direttore generale giovanissimo.

Avevo finito di giocare da tre anni. Mi chiamò Percassi, che era alla prima esperienza da presidente. Tre anni in cui potei vedere da vicino la lungimiranza di quest’uomo. Non mi sorprende che l’Atalanta sia lassù. Ha sempre saputo essere concreto, abile nelle strategie, a cominciare dall’importanza che diede al settore giovanile. Quando andò via lui, andai via anche io.

Poi il Como.

Prima il Lecco in C2, dove abbiamo vinto il campionato, e poi il Monza un paio d’anni. E arrivò la chiamata di Preziosi.

Subito promozione in B e poi in A. Bei ricordi.

A Como sono stato davvero bene. Un periodo felice della mia vita. Le mie operazioni? Carruezzo e Gallo, le due più brillanti.

Anche Dundjerski.

Gallo fece bene alla squadra, Dundji ai... tabaccai di Como. Accidenti, fumava più di me. Io l’ho pagata con un serio problema di salute, lui per fortuna no. A parte tutto, era un grande uomo spogliatoio.

Quale fu la stagione migliore?

Quella della B. In C eravamo uno squadrone che non andò sù diretto solo per un gol del Modena al 98’ che ci spedì ai playoff. Mi ricordo la finale col Livorno loro che attaccavano ma non passavano e Spinelli, presidente dei toscani (quello oggi implicato nel caso Toti in Liguria, ndr) che si aggirava dicendo “Che cu, che cu”, in ligure. In B eravamo una sorpresa. Preziosi fu bravo a inventarsi Oliveira, io per esempio avevo qualche dubbio.

Il Como di Dominissini.

Pace all’anima sua. Non ero un suo tifoso, ma fu bravo ad essere quello che serviva, un bravo conducente di una squadra nata dal vulcanico presidente, che ci pensava lui a mettere sale e pepe.

A vedere il Como in serie A, ha ripensato a quei tempi?

Certo. Mi fa piacere, perché Como è una piazza che merita di stare in alto, c’è cultura calcistica. Quando sono venuto a vederlo, gli anni scorsi, però sono rimasto colpito dallo stadio. Mancava solo Marchioro in panchina, poi era rimasto tutto come allora. Una città come Como non riesce ad avere uno stadio come si deve? Per andare a fare la pipì dovevi fare la coda...

Adesso è un gioiellino. E i nuovi proprietari lo vogliono fare nuovo.

Per fortuna. Qui a Bergamo lo stadio è bellissimo.

Infatti lo farà Percassi.

Ah sì? Vedi, tutto torna. Un bel matrimonio.

Cosa sa della nuova proprietà del Como?

Poco, se devo essere onesto. So che è molto ricca e deduco abbia le idee chiare, perché i soldi non bastano per vincere.

Che partita sarà a Bergamo?

L’Atalanta è molto forte. Ha un allenatore preparato. Tanto per darvi l’idea: sino a otto-nove anni fa, noi eroi della semifinale col Malines eravamo considerati degli extraterrestri, ci invitavano di qua e di là. Adesso si sono dimenticati tutti... (ride, ndr). Spariti. Per forza, adesso l’Atalanta ha fatto l’abbonamento in Europa. Stromberg ed Evair, bye bye.

Dimenticato anche a Como?

Una ferita. Quando sono tornato allo stadio Sinigaglia ho avuto netta quella sensazione, che fossi trasparente, nel senso che tutto quello che abbiamo fatto fosse stato cancellato dal brutto finale. Mi dispiace. Qualcosa avevamo fatto. Forse solo Fabio Lori, (responsabile amministrativo, ndr) che è ancora i società, si ricorda di me...

Eh, il finale è stato brutto.

Dominissini non era più adatto alla situazione, e cambiammo. Ma andò male. Ma il vero delitto è stato l’anno successivo. Per retrocedere con quella squadra ce ne voleva eh...

Ferron, Lamacchi, Makinwa, Ghirardello, Restelli.

Era crollato tutto. Preziosi aveva passato la mano a Dall’Oglio, che però non era adatto. Un giorno sono partito da Bergamo per andare a Orsenigo, mi chiama sul telefonino Dall’Oglio: “Abbiamo mandato via Fascetti”. Ma come: sono il ds e non sono nemmeno informato? Allora sono arrivato a Orsenigo, ho dato le dimissioni e me ne sono tornato a casa. Quando è troppo è troppo.

Lo sente ancora Preziosi?

Chi? No, non credo che lo risentirò più. Non doveva finire così. Me ne ha fatte troppe.

Tipo?

Prendi la storia di Messi. Messi non ha mai messo piede qui. M-a-i. Probabilmente era inserito in una lista di ragazzini che gli offrì l’ex ds del Treviso Favero che lavorava in Argentina. Non so come andò, c’è chi dice per l’altezza, magari solo una lista fatta a casaccio, ma non arrivò. Che poi, anche se fosse arrivato, a 14 anni hai voglia a capire che sarebbe stato Messi. Ma non arrivò. Ma quando si scatenò il caso di Messi scartato dal Como, lui disse a tutti che lo avevamo scartato io e Imborgia. Pensa te.

I primi due anni però bene.

Preziosi non era uno facile. Uno che era capace di tirarti una scarpa in ufficio. A me non, l’ha mai fatto, a Terraneo e a Vitali forse sì. Certo un vulcano di idee e di ambizione. Ma la mossa di Dall’Oglio non doveva farla.

Torniamo alla partita di sabato.

Ho visto Como-Bologna in tv. Il Bologna mi ha impressionato in negativo, il Como in positivo. Ho visto una squadra che ha voglia idee e piedi buoni. Paz e Strefezza molto bene.

Cosa sa di Fabregas?

So che ha delle idee e il fatto di aver giocato a centrocampo nelle squadre più forti del mondo lo aiuta.

Lei sulla foto del profilo Whatsapp non ha una foto nè dell’Atalanta nè del Como, ma di quando lei era nel Genoa.

Eh, guardate bene. C’è anche Zico, che marcavo in quella partita. Lui era basso, non segnava mai di testa. Lo marcavo sui calci d’angolo e fu facile fermarlo. Però perdemmo 0-5,e lui fece due gol, ma non su corner. La foto con Zico non è male...

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