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Lunedì 17 Marzo 2025
Carezze Suwarso: «Como e Dele Alli, avanti»
I messaggi del presidente dopo la sconfitta a San Siro contro il Milan
Servivano al Como due carezze. Che si aggiungono a quelle dei 5000 di San Siro. Ma sono due carezze importanti, quelle del presidente Mirwan Suwarso. Corso al capezzale di una squadra che arriva alla sosta inevitabilmente un po’ giù di morale. Un’altra rimonta subìta, altri punti lasciati per strada, una classifica ancora molto buona, in chiave salvezza (sette punti sulla zona rossa con scontro diretto in casa con l’Empoli alla ripresa dopo la sosta), ma che potrebbe essere diversa.
E dall’altra il dramma sportivo di Dele Alli, accolto nella famiglia Como, rimesso in sesto, buttato in campo nello scenario più prestigioso, quello di San Siro ed espulso dopo 10’, cosa che potrebbe essere un macigno sul morale dell’inglese.
Così Suwarso ha postato, come fa sempre. Ma stavolta con fare consolatorio per tutti. Il primo messaggio è stato questo: « Stasera, davanti a 75.000 persone, abbiamo mostrato chi siamo. Abbiamo giocato con coraggio, con identità e con carattere. Abbiamo avuto il possesso, dettato il ritmo e affrontato una delle squadre più grandi d’Italia senza paura.
Il risultato non è stato quello che volevamo, ma la prestazione? È stata una dichiarazione di intenti.
Ai giocatori—continuate a credere. Avete dimostrato che possiamo competere al massimo livello.
Ai coach—la vostra preparazione, strategia e fiducia nella squadra si sono viste. Stiamo costruendo qualcosa di speciale.
Ai tifosi—le vostre voci, il vostro sostegno, la vostra passione ci spingono avanti.
Ci rialzeremo, combatteremo e presto festeggeremo insieme. Forza Como. Sempre». Nella consuetudine dei messaggi di Suwarso, stavolta più che orgoglio sbandierato, una carezza, una pacca sulla spalla, la paura che qualcuno possa demoralizzarsi. Ma non è tutto. Poi c’è Dele Alli. Una scommessa del presidente, cui crede moltissimo, non solo dal punto di immagine, ma da quello romanzesco, la voglia di scrivere una storia bella, umana, cioè il recupero di un grande campione. Così, al post appena citato prima, Suwarso ha affiancato un altro. Dedicato a Dele. «Dopo quasi due anni, @dele è tornato sul campo di battaglia. Ci vuole coraggio per continuare, per lottare contro i dubbi, per zittire il rumore e per tornare—non solo a giocare, ma a competere di nuovo al livello più alto.
Alcuni parleranno del cartellino rosso. Lasciamoli parlare. Noi abbiamo visto altro. Abbiamo visto fame. Abbiamo visto resilienza. Abbiamo visto lampi di genialità. E chi lo vede allenarsi ogni giorno sa che questo è solo l’inizio.
La strada del ritorno non è mai facile, ma i guerrieri non si arrendono. Continua così, Dele. Il meglio deve ancora venire. Semm Cumasch!».
Due messaggi che sono come due crocerosse al soccorso di un ambiente demoralizzato dal fatto di raccogliere meno di quanto la squadra avrebbe meritato. I complimenti cominciano a non bastare più, ma soprattutto la paura che il gruppo possa avere qualche crepa motivazionale quando per tante volte giochi, domini, ricevi tanti complimenti, ma poi porti a casa poco. «Se devo perdere, voglio perdere così», ha detto Fabregas. Ma la realtà è diversa: cioè che dalla società allo staff ai giocatori sino ai tifosi sono tutti convinti che sia venuto il momento di ottimizzare. E rimandare il decollo definitivo rischia di essere una fastidiosa spina nel fianco.
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