Como calcio / Como città
Mercoledì 06 Novembre 2024
C’è il Genoa. Il Como obbligato a rialzarsi
La squadra di Fabregas verso l’anticipo di domani sera a Marassi
Tre sconfitte consecutive, pur se arrivate in modo diverso. Quattro in cinque partite. Perché l’analisi corretta deve includere tutto, anche il fatto di non aver giocato male, ma di aver comunque perso in casa del Napoli, o di non essere riusciti a battere in casa una squadra come il Parma, che invece al Como può essere assolutamente paragonata.
Insomma, meglio guardare solo sé stessi, senza darsi alibi. Perché altrimenti si cade in errori dalle conseguenze pericolose, come forse è successo. Un errore per esempio può essere stato quello di sentirsi più forti di quello che realmente si è solo per aver tenuto testa per metà partita alla capolista, che poi però ha regolarmente portato a termine la sua missione senza neppure troppa fatica, o per aver perso per un errore a Torino una partita in cui si è tenuto bene il campo per oltre un’ora, ma senza riuscire a segnare. Limiti si chiamano. Limiti, non sfortuna. E parliamo di partite in cui giocava la formazione titolare.
Scarsa pericolosità
Oggi la sconfitta di Empoli va necessariamente commentata anche alla luce delle assenze. A centrocampo soprattutto, con quella condizione di emergenza che fa parte però di un normale percorso durante un campionato. E che si ripresenterà peraltro già domani con una sola risorsa in più - stando almeno alle informazioni fornite dallo stesso Fabregas l’altra sera -, ovvero il rientro di Braunoder dalla squalifica. Meglio di niente, sicuramente. Quantomeno la difesa potrà recuperare Kempf nel suo ruolo naturale.
Poi, potrebbero tornare dall’inizio Cutrone e Paz, che sicuramente qualcosa in più possono dare. Ma che, se poi guardiamo i fatti per quello che sono, hanno prodotto in due un gol nelle ultime cinque partite - Paz con il Parma -, e basta. Indipendentemente da prestazioni più o meno positive. Perché, inutile girarci troppo intorno, il dato della difesa è allarmante, ma anche la scarsa pericolosità davanti alla porta, persino quando si domina, sta diventando un problema grosso. Che ci sia Cutrone, Belotti o chi per loro, non è pensabile di non vederli tirare quasi mai.
Presunti meriti non riconosciuti
Quello che si è visto, di sicuro, è che senza Perrone e Sergi Roberto la squadra fatica a mettere in atto il suo gioco caratteristico, quello che sicuramente ha dato al Como la possibilità di mettere in cantiere un buon avvio di stagione. Ma la colpa non è di chi li sostituisce, è proprio una questione di diverse caratteristiche. E senza quel tipo di gioco, che non è comunque una garanzia di vittoria come si è visto, il Como è una squadra fragile. Ci si passi il termine, una squadra un po’ insignificante.
Adesso però il problema diventa un altro. Che lo si voglia o no, ora il Como è a un punto dall’ultimo posto, quando si è ormai a un terzo di campionato. Dunque il punto è solo uno: mettersi in testa che oggi si sta giocando per non retrocedere. Brutto da dirsi? È peggio raccontarsi bugie specchiandosi in presunti meriti che il campo non ha riconosciuto. Ogni minuto perso, ogni punto perso, ogni assenza rimpianta, è un pericolo in più. Il Como deve trasformarsi, già da domani sera, in qualcosa che ancora non è riuscito a essere. Una squadra da combattimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA