Como, buon con il Parma. Ma c’è il dubbio sui cambi

Calcio I gialloblù sono rimasti dietro, i ko di Venezia e Lecce aiutano. Resta la questione di un Fabregas che pesca ancora poco dalla panchina

Cesc Fabregas ha ragione quando sostiene che il punto ottenuto con il Parma sia un buon punto.

Guardare la realtà non vuol dire accontentarsi, ma è prova di saggezza. Ed è anche un passo corretto verso una dimensione che è bene assimilare, dopo una sbornia di complimenti piovuta sul Como prima della sosta. Motivati in buona parte, ma certamente anche un po’ fuorvianti.

Il Como non sta correndo per un posto in Champions, ma per un consolidamento al centro della classifica. Diciamola anche più cruda, per tenersi lontano dalla zona retrocessione. Sì, qualcuno dice che proprio per questo sono gare come quella di sabato quelle che bisogna vincere. Ma intanto il Parma è rimasto dietro, senza dimostrare nulla di meno del Como, peraltro.

Tutto sta, appunto, nell’occhio con cui si guarda ogni partita, ma soprattutto nella prospettiva con cui si vuole fissare l’obiettivo del Como. E rendersi conto, dunque, che può valere di più questo pareggio degli applausi scroscianti per una bella, ma inutile, prestazione a Napoli, per esempio.

Che dà coraggio, che fa piacere, ma che il più delle volte sarà difficilmente replicabile. Perché la partita con il Parma ha insegnato anche questo, che lo spettacolo non sempre riesce al meglio, e lì servono armi più normali. Possesso palla, pressing alto, certo, su questo il Como continua a lavorare bene, ed è utilissimo farlo, anche se espone a qualche rischio e sabato lo si è visto. Ancora non si è evitato di prendere gol, e il dato difensivo va corretto, questo lo si sa.

C’è però una curiosità che a questo punto arriva spontanea, anche alla luce dei prossimi impegni molto ravvicinati. Da quattro partite Fabregas non cambia una virgola nella sua formazione, e i cambi arrivano sempre molto avanti, quando non si può più farne a meno ma a quel punto con poche possibilità di cambiare davvero la partita.

Lui stesso lo dice, quando tutto funziona cambiare potrebbe essere un rischio. Ma anche non cambiare mai forse lo è. E non per demeriti di chi sta in campo, ma perché ci sono troppi giocatori che giocano pochissimo e pochi che giocano tantissimo, con le conseguenze che tutto ciò può comportare. Demotivazione e perdita di ritmo da una parte, forte spremuta di energie fisiche e mentali dall’altra.

Si è visto più volte in queste giornate, in più occasioni gli avversari sono riusciti a smuovere l’andamento di una partita con ingressi dalla panchina. Nel Como si sta invece creando un forte divario tra chi gioca sempre e chi non gioca mai, o quasi.

La filosofia di Fabregas è chiara, e lui se ne è convinto fa bene a non fare un passo indietro, ma ora potrebbe essere interessante, e importante, anche vedere qualche interprete diverso, con forze più fresche e con la fame di conquistarsi il posto.

Senza nulla togliere alle capacità di Fabregas di fare le scelte evidentemente più idonee, resta la curiosità di capire se anche un altro Como sia possibile, prima che l’effetto sorpresa, pur supportato da ottime qualità, finisca del tutto.

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